Il rapporto di Amnesty: pandemia e conflitti aggravano le disuguaglianze

I fatti parlano chiaro. Lo scorso anno, nell’ambito della gestione della pandemia, le disuguaglianze sono state aggravate dall’avidità delle grandi imprese, degli egoismi nazionali e della negligenza dei governi riguardo salute e infrastrutture pubbliche. Inoltre, l’inerzia delle grandi potenze di fronte al crescendo di conflitti ha preparato il terreno per l’invasione dell’Ucraina. Questi due temi sono al centro del Rapporto annuale di Amnesty International 2021/20221, che analizza la situazione dei diritti umani in 154 paesi mondo, inclusa la Svizzera.

«Il 2021 avrebbe dovuto essere un anno di cura e rigenerazione. Invece è diventato l’incubatrice di crescenti disuguaglianze e instabilità, con conseguenze disastrose per gli anni a venire», ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International, in occasione della pubblicazione del Rapporto annuale 2021-2022 sulla situazione dei diritti umani nel mondo.

Il successo delle campagne vaccinali minato da egoismi nazionali e avidità aziendale

La rapida introduzione dei vaccini Covid-19 è stata vista come una bacchetta magica scientifica, che faceva sperare nella fine della pandemia per tutti. Nonostante la produzione fosse sufficiente per vaccinare la popolazione mondiale entro fine 2021, a fine anno meno del 4% della popolazione dei paesi a basso reddito era stato completamente vaccinato.

Ai vertici del G7, G20 e COP26, i leader politici ed economici hanno portato un sostegno di facciata a misure che migliorerebbero significativamente l’accesso ai vaccini, ponendo fine al sotto investimento nei sistemi di aiuto sociale e affrontando le conseguenze del cambiamento climatico.

I paesi ricchi come gli Stati membri dell’UE, il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno però accumulato più vaccini di quelli di cui necessitano, chiudendo anche un occhio quando i grandi gruppi farmaceutici hanno anteposto i profitti alle persone, rifiutando di condividere le proprie tecnologie per incrementare la distribuzione dei vaccini. Nel 2021, Pfizer/BioNTech e Moderna hanno previsto profitti fino a 54 miliardi di dollari, eppure meno del 2% dei loro vaccini sono stati inviati a paesi a basso reddito.

Le popolazioni emarginate sono le più colpite dalla gestione della pandemia

Molti paesi del Sud hanno subito le conseguenze dell’accordo tra le grandi imprese e i governi occidentali. Una situazione aggravata dal collasso dei sistemi sanitari e degli aiuti economico e sociali, all’abbandono da decenni. Questi effetti si sono sentiti maggior intensità in Africa, motivo per cui Amnesty International presenta il proprio rapporto da Johannesburg. 

Si stima che, a maggio, in Sudafrica 750.000 bambini abbiano abbandonato la scuola: un numero più che triplo rispetto a prima della pandemia. In Vietnam le lavoratrici migranti sono state colpite particolarmente duramente, e sono confrontate con l’insicurezza alimentare, nell’impossibilità di soddisfare bisogni di base. In Venezuela la pandemia ha aggravato la crisi umanitaria preesistente, con il 94,5 per cento della popolazione che vive sotto la soglia di povertà e il 76,6 per cento in povertà estrema.

«In molti paesi sono state le persone già emarginate a soffrire maggiormente le scelte politiche di pochi privilegiati. Milioni di persone lottano per sopravvivere, molti sono rimasti senza casa, i bambini sono stati privati dell’istruzione e la povertà è aumentata. L’incapacità della comunità internazionale nel reagire alla pandemia ha anche seminato il germe di crescenti violenza e ingiustizia. La povertà dilagante, l’insicurezza alimentare e la strumentalizzazione della pandemia da parte dei governi per reprimere il dissenso e le proteste sono state ampiamente coltivate nel 2021», ha osservato Agnès Callamard.

Diffusione dei conflitti

Nel 2021 sono scoppiati – o sono proseguiti – conflitti in Afghanistan, Burkina Faso, Etiopia, Israele e Territori Palestinesi Occupati, Libia, Myanmar e Yemen… Amnesty ha documentato violazioni del diritto internazionale umanitario e del diritto in materia di diritti umani da parte di tutte le parti in conflitto. I civili sono stati le vittime collaterali; milioni di persone sono state sfollate, migliaia uccise, centinaia hanno subito abusi sessuali, mentre i sistemi sanitari di economie già fragili sono stati portati sull’orlo del collasso.

Il fallimento degli sforzi globali per limitare la diffusione dei conflitti ha aumentato l’instabilità. L’inefficacia della risposta internazionale a queste crisi è stata particolarmente visibile al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, incapace di agire contro le atrocità in Myanmar, le violazioni dei diritti umani in Afghanistan o i crimini di guerra in Siria. Questa vergognosa inazione, la continua paralisi degli organismi multilaterali e la mancata assunzione di responsabilità da parte delle grandi potenze hanno contribuito a spianare la strada all’invasione russa dell’Ucraina, una palese violazione del diritto internazionale.

«Ci sono state pochissime occasioni in cui giustizia e obbligo di render conto delle proprie azioni sono stati rispettati. Il più delle volte i conflitti si sono intensificati. Man mano che si sono trascinati hanno avuto conseguenze sempre più gravi. Il numero e la diversità delle parti coinvolte sono aumentati. Sono emersi nuovi teatri operativi, nuove armi sono state testate. Altre persone sono state uccise e/o sono rimaste ferite a causa delle violenze. Il prezzo della vita umana è sceso. La stabilità globale è stata più che scossa», ha affermato Agnès Callamard.

Repressione del dissenso in aumento

Nel 20.21, la tendenza globale a reprimere le voci critiche e indipendenti ha preso vigore. Difensori dei diritti umani, ONG, media e oppositori sono stati presi di mira con detenzioni illegali, torture e sparizioni forzate, spesso con la scusa di combattere la pandemia. Lo scorso anno, almeno 67 paesi hanno approvato nuove leggi che limitano la libertà di espressione, associazione o riunione.

In numerosi Stati d’Europa e di Asia centrale, gli attivisti per i diritti delle persone migranti, delle donne e delle persone LGBTIQA+ sono stati criminalizzati o oggetto di campagne diffamatorie. Le limitazioni arbitrarie imposte al lavoro delle organizzazioni della società civile hanno destato preoccupazione in Ungheria, Grecia e Turchia, come pure in Russia e Bielorussia. Diversi paesi, tra i quali Azerbaigian, Ungheria, Kazakistan e Polonia, hanno utilizzato programmi di spionaggio prodotti da NSO per prendere di mira i difensori dei diritti umani e persone appartenenti all’opposizione.

La sorveglianza digitale si è ulteriormente diffusa in molti paesi. In Russia il governo ha utilizzato il riconoscimento facciale automatico per effettuare arresti di massa di manifestanti pacifici. In Cina, le autorità impongono un’ampia censura di Internet allo scopo di soffocare qualsiasi critica della politica condotta nello Xinjiang o a Hong Kong.

L’accoglienza calorosa riservata alle persone in fuga dall’Ucraina nella maggior parte dei paesi europei stride con la tendenza generale della politica europea in materia di migrazione e di asilo nel 2021. Il rafforzamento delle frontiere esterne dell’UE è progredito rapidamente e molti paesi hanno fatto ricorso a pushback illegali per dissuadere le persone dal fuggire attraverso l’Europa. La Grecia ha dichiarato che la Turchia era un paese sicuro per molte persone alla ricerca di protezione. La Danimarca ha tentato di annullare i permessi di soggiorno dei siriani. Fino alla vigilia della presa del potere da parte dei talebani, numerosi paesi hanno respinto verso l’Afghanistan richiedenti asilo provenienti dal paese.

Forza dei movimenti di cittadini

In Colombia, i dimostranti sono scesi in strada dopo la decisione del governo di aumentare le tasse in piena pandemia, quando le famiglie già lottavano per sfamarsi. In Russia, le manifestazioni dell’opposizione sono continuate nonostante un numero senza precedenti di arresti e processi arbitrari. Gli agricoltori indiani hanno protestato contro nuove leggi che comprometterebbero il loro sostentamento.

In tutto il mondo, giovani attivisti e sostenitori dei diritti dei popoli indigeni hanno sfidato i governi per la loro inazione sulla crisi climatica. Le organizzazioni della società civile, tra cui Amnesty International, hanno fatto pressione per riconoscimento del diritto ad un ambiente pulito, sano e sostenibile, con successo.

Svizzera: progressi in materia di diritti umani

In Svizzera si è formata un’ampia coalizione di individui, organizzazioni e personalità che chiede una riforma del diritto penale in materia di violenze sessuali. Questa coalizione ha avuto un’influenza decisiva sul progetto di legge. «Stiamo assistendo ad una mobilitazione senza precedenti per una legge che possa meglio proteggere dalle violenze sessuali», ha dichiarato Alexandra Karle, direttrice di Amnesty Svizzera.

«Anche la protezione dei diritti della comunità LGBTQIA+ ha fatto importanti progressi: in una storica votazione la maggioranza della popolazione ha approvato il ‘Matrimonio per tutt*’. La creazione di un’istituzione nazionale per i diritti umani, adottata dal parlamento, è un altro passo importante per i diritti umani in Svizzera».

La ricerca di Amnesty International ha anche portato alla luce le violenze da parte di guardie di sicurezza private nei confronti delle persone residenti nei Centri federali di asilo, documentando carenze strutturali nella gestione di questi centri. «Le nostre critiche sul trattamento dei richiedenti asilo hanno dato voce alle persone più vulnerabili. Da allora le autorità hanno intrapreso importanti cambiamenti che potrebbero portare a miglioramenti duraturi per chi cerca protezione», ha detto Alexandra Karle.

29 Marzo 2022 | 22:00
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