Ticino e Grigionitaliano

Betlemme: timori e speranze per i bambini aiutati dalla Chiesa svizzera

«La situazione è relativamente tranquilla a Betlemme, anche se ci sono, cosa non insolita qui, piccoli scontri localizzati tra giovani palestinesi e soldati israeliani. D’altra parte, gli effetti dell’occupazione stanno diventando più evidenti in questi giorni. Per esempio, ci sono più posti di blocco e controlli in Cisgiordania. In particolare, proviamo preoccupazione per i nostri amici e parenti a Gaza o nelle città di Israele. Abbiamo ricevuto foto terribili da loro via faceboook e al telefono ci hanno raccontato storie tremende». È la voce del primario del Caritas Baby Hospital di Betlemme, dr. Hiyam Marzouqa, a raccontare le tensioni di questi giorni in Terra Santa. Anche se quello che si legge e vede nei mezzi di comunicazione è il conflitto fra Israele e Hamas a Gaza e la fragile tregua firmata in queste ore, con minore intensità la guerra ha toccato anche Cisgiordania e Palestina, luoghi dove la presenza e il sostegno del mondo cattolico svizzero ha una bella tradizione.

È il caso, appunto del Baby Hospital di Betlemme, gestito da Aiuto Bambini Betlemme con sede a Lucerna. Strutturapediatricad’eccellenzadella Cisgiordania, accoglie ogni anno centinaia di bambini che necessitano di cure, senza distinzione di provenienza sociale o religiosa. Ed è ancora ilcasodell’OspedaledellaSacra Famiglia, sempre a Betlemme, una maternità e neonatologia sostenuta da aiuti regolari dell’Associazione Svizzera dell’Ordine di Malta, inclusa la delegazione ticinese.

Due nosocomi in prima linea per generare e curare la vita dei più piccoli, nati in una terra che soffre e geme da anni. «L’Ospedale della Sacra Famiglia di Betlemme, – ci spiega il ticinese Andrea Grassi membro del board finanziario della struttura – pur rimanendo un’oasi grazie alla sua assoluta neutralità e continuando con la sua opera di più importante maternità e neonatologia della regione, deve far fronte a criticità dovute a questa recrudescenza delle tensioni. Da un lato vi sono le difficoltà a raggiungere l’ospedale, sia per i pazienti che per il personale, confrontati con pericoli per la loro incolumità nonché blocchi e maggiori controlli ai checkpoint, ma anche per la Clinica Mobile che porta medici e cure in remoti villaggi desertici, raggiungibili su strade oggi molto pericolose e non prive di attacchi, anche a medici e ambulanze. Infine, proteste e scioperi paralizzano la regione anche per giorni interi, ma nonostante tutto questo, i bambini alla Maternità di Betlemme continuano a nascere in sicurezza».

Dopo la pandemia è arrivata la guerra

Questa è però una guerra diversa da tante altre che l’anno preceduta, fosse solo perché è arrivata nell’anno della pandemia. La tregua di queste ore è particolarmente importante per la popolazione di Gaza. «La gente – ci dice il primario del Caritas Baby Hospital – non può sopportare ancora a lungo violenza e bombardamenti. Quanto all’atmosfera in Cisgiordania, la definirei tesa e allo stesso tempo deprimente. Vedo persone esauste. Tutti speravamo che dopo il lungo periodo di restrizioni dovute alla pandemia, la vita quotidiana sarebbe tornata alla normalità, che la gente avrebbe festeggiato, che le famiglie si sarebbero riunite e il coraggio di affrontare la vita sarebbe ritornato, che i turisti riprendessero a venire e che chi lo necessita ritrovasse un lavoro. Ma questo oggi ci sembra molto lontano ».

La missione è costruire il futuro

«La situazione attuale – aggiunge Andrea Grassi pensando soprattutto alla missione del centro di neonatologia sostenuto dall’Ordine di Malta- ha inasprito ulteriormente le condizioni economiche nella regione, già normalmente critiche e nell’ultimo anno fortemente provate dalla pandemia di Covid-19, rendendo ancor più importante la missione dell’Ospedale della Sacra Famiglia di Betlemme a favore della salute di mamme e bambini. Una realtà che c’è grazie al sostegno finanziario dato dall’Ordine di Malta e da tanti amici dell’Ospedale provenienti da tutto il mondo». Se è vero che i bambini sono il futuro di questa terra, alla terra ancora divisa pensa il dr. Mazouqa che ci confida una speranza latente in Palestina: «Perché la Terra Santa sia in pace a lungo termine, le condizioni di vita nei territori palestinesi occupati devono migliorare. Le persone qui devono poter esercitare i loro diritti fondamentali. Solo una vita di libertà e uguaglianza creerà prospettive e pace a lungo termine, nella nostra amata patria». In questa terra è importante anche l’intervento di un’altra realtà svizzera legata al mondo cattolico: la luogotenenza elvetica dei Cavalieri del Santo Sepolcro impegnata in vari progetti educativi.

di Cristina Vonzun e Katia Guerra

22 Maggio 2021 | 14:01
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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