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Il Papa: «La messa è rifare il Calvario, non è uno spettacolo»

La messa «è rifare il Calvario, non è uno spettacolo». All’udienza generale in piazza San Pietro il Papa ha proseguito un ciclo di catechesi dedicato alla riscoperta della messa e dell’eucaristia, rispondendo oggi alla domanda: «Che cos’è essenzialmente la messa?». Francesco – che prima di recarsi in piazza San Pietro ha ricevuto un esponente ufficiale dell’Arabia saudita – ha invitato i fedeli a immaginarsi presenti alla scena della crocifissione di Gesù, per domandare: «Ci permetteremmo di chiacchierare di prendere fotografie, di fare un po’ lo spettacolo?».

 

La messa, ha detto Jorge Mario Bergoglio, «è il memoriale del Mistero pasquale di Cristo. Essa ci rende partecipi della sua vittoria sul peccato e la morte, e dà significato pieno alla nostra vita. Per questo, per comprendere il valore della messa dobbiamo innanzitutto capire allora il significato biblico del «memoriale», il quale, ha rimarcato il Papa citando il Catechismo della Chiesa cattolica, «non è soltanto il ricordo degli avvenimenti del passato, ma li rende in certo modo presenti e attuali. Proprio così Israele intende la sua liberazione dall’Egitto: ogni volta che viene celebrata la Pasqua, gli avvenimenti dell’Esodo sono resi presenti alla memoria dei credenti affinché conformino ad essi la propria vita. Gesù Cristo, con la sua passione, morte, risurrezione e ascensione al cielo ha portato a compimento la Pasqua. E la messa è il memoriale della sua Pasqua, del suo «esodo», che ha compiuto per noi, per farci uscire dalla schiavitù e introdurci nella terra promessa della vita eterna. Non è soltanto il ricordo, no, è di più: è fare nel presente ciò che è accaduto venti secoli fa».

 

E «ogni celebrazione dell’eucaristia – ha proseguito in riferimento ad un concetto ribadito dal Concilio vaticano II – è un raggio di quel sole senza tramonto che è Gesù Cristo risorto. Partecipare alla messa, in particolare alla domenica, significa entrare nella vittoria del Risorto, essere illuminati dalla sua luce, riscaldati dal suo calore». Nel suo «passaggio dalla morte alla vita, dal tempo all’eternità», Gesù «trascina anche noi con lui a fare Pasqua. Nella messa si fa Pasqua, nella messa stiamo con Gesù morto e risorto e lui ci trascina avanti nella vita eterna». Il suo sangue «ci libera dalla morte e dalla paura della morte. Ci libera non solo dal dominio della morte fisica, ma dalla morte spirituale che è il male, il peccato, che ci prende ogni volta che cadiamo vittime del peccato nostro o altrui. E allora la nostra vita viene inquinata, perde bellezza, perde significato, sfiorisce. Cristo invece ci ridà la vita»

 

«Solo se sperimentiamo questo potere di Cristo, il potere del suo amore – ha detto ancora il Pontefice argentino – siamo veramente liberi di donarci senza paura. E questo è la messa: entrare in questa passione, morte, risurrezione e ascensione di Gesù. E quando andiamo a messa è come se andassimo al calvario, ma pensate voi: se noi andassimo al Calvario, pensiamo con l’immaginazione, in quel momento noi sappiamo che quell’uomo lì è Gesù: ci permetteremmo di chiacchierare di prendere fotografie, di fare un po’ lo spettacolo? No, perché è Gesù, noi sicuro saremmo nel silenzio, nel pianto, e anche nella gioia di essere salvati. Quando noi entriamo nella Chiesa per celebrare la messa pensiamo questo: entro al Calvario, dove Gesù dà la sua vita per me, e così sparisce lo spettacolo, le chiacchiere i commenti e queste cose che ci allontanano da questa cosa tanto bella che è la messa, il trionfo di Gesù. Penso che ora sia più chiaro come la Pasqua si renda presente e operante ogni volta che celebriamo la messa, cioè il senso del memoriale. La partecipazione all’Eucaristia ci fa entrare nel mistero pasquale di Cristo, donandoci di passare con lui dalla morte alla vita. Cioè il Calvario: la messa è rifare il Calvario, non è uno spettacolo».

 

Alla fine dell’udienza il Papa ha salutato, tra gli altri, i rappresentanti della Fondazione Banco Alimentare, augurando «ogni bene per la colletta alimentare che avrà luogo sabato prossimo in operosa continuità con la Giornata Mondiale dei Poveri che abbiamo celebrato domenica scorsa». Nel giorno in cui la Chiesa celebra Santa Cecilia, patrona della musica, di strumentisti e cantanti, il Papa ha pregato che «ci insegni a cantare col cuore e ci insegni il giubileo di essere salvati».

 

Prima dell’udienza generale in piazza San Pietro, il Papa ha ricevuto nello studio dell’aula Paolo VI Abdullah bin Fahad Allaidan, consigliere e capo delegazione del Ministro degli Affari Islamici della Convocazione e della Guida del Regno dell’Arabia Saudita.

Iacopo Scarmuzzi – VaticanInsider

| © Vatican Media
22 Novembre 2017 | 12:37
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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