Chiesa

Maradiaga: «I giornalisti che amano gli scandali alla lunga non hanno seguito»

Una folla giovane ha accolto ieri a Canegrate (Milano) il cardinale Òscar Rodrìguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e coordinatore del Consiglio dei cardinali, per una visita amichevole nella parrocchia locale. Al termine della messa, animata dai giovani che hanno partecipato alla Gmg di Cracovia, abbiamo intervistato il cardinale.

Eminenza, oggi ricorre la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, quale pensiero vuole rivolgere agli operatori del settore?

«Penso che il messaggio della recente festa dell’Ascensione del Signore, che in tante parti della Chiesa si celebra oggi, ci dice qual è il proposito per il quale la Santa Madre Chiesa ha scelto questa giornata come la giornata mondiale della comunicazione, dopo l’Ascensione del Signore i discepoli si erano fermati guardando il cielo e gli angeli gli hanno detto «cosa fate qui, voi dovete andare ad annunciare ed essere testimoni» è questo il fondamento per il quale la Chiesa deve essere presente nella Comunicazione Sociale, perché l’evangelizzazione passi da mente e comunicazione. Dunque questa giornata ci deve far domandare ad ognuno: «stiamo seguendo la volontà del Signore, che è annunciare a tutti?» Papa Francesco ci ricorda che dobbiamo annunciare soprattutto a quelli lontani, che si sono allontanati o a coloro che per diverse ragioni si sono esclusi, io penso che nello spirito di questa giornata ognuno di noi deve prendere coscienza e continuare la sua missione».

Sempre rimanendo su questo tema, un suo messaggio ai giornalisti o agli operatori della comunicazione che cercano sempre lo scandalo, magari travisando il reale senso di un messaggio o di un discorso, nel tentativo assoluto di vendere più copie o fare più audience…

«In tutte le professioni ci sono delle tentazioni, una delle tentazioni che possono assalire agli operatori della comunicazione è quella di far bella figura spesso manipolando la verità, questo è una mancanza profonda di etica, perché il giornalista ha innanzitutto un’etica professionale che gli dà rispetto. Chi ama gli scandali, o chi fa pubblicazioni soltanto per fare profitto prima o poi saranno disprezzati dal loro pubblico e non avranno più seguito. Io penso che questa giornata sia anche un invito, una chiamata, per i comunicatori ad essere perone oneste e persone di grande qualità umana e cristiana».

Eminenza, il suo incarico di coordinatore del C9, il Consiglio dei cardinali, le dà l’opportunità di vivere a stretto contatto con Papa Francesco. Qual è, a parer suo, la preoccupazione più grande del Pontefice?

«Penso che la Chiesa possa continuare sempre con grande coraggio annunciando il Vangelo. Il Vangelo è il centro del nostro servizio e per questo non dobbiamo avere paura. Siamo recentemente stati testimoni della straordinaria visita del Santo Padre alla Diocesi di Genova, e quell’incontro sia con i malati sia con il mondo del lavoro ci ha dimostrato come il Papa non ha paura di proclamare il Vangelo, il Vangelo concretamente applicato con la dottrina sociale della Chiesa».

L’Italia vive una situazione di grande disagio, spesso chi ci amministra crede che accogliere il prossimo equivalga a mettere da parte i nostri valori, penso all’esposizione dei crocefissi nei luoghi pubblici che è spesso messa in dubbio, come la politica dovrebbe imparare ad accogliere senza mettere da parte le proprie radici?

«C’è un magistero molto ricco nella dottrina della Chiesa, tutti i Papi a volte in occasione della Giornata mondiale del Migrante ci hanno dato dei criteri molto chiari, un migrante deve essere accolto nel nome di Gesù, perché noi siamo cristiani, e il Signore Gesù ci ha detto: «Sono stato migrante e voi mi avete accolto», però anche i migranti si devono integrare nella nostra cultura. È questo uno dei criteri non fare dei «migranti ghetto» ma anche per arricchire la nostra civiltà con i valori che hanno e con i valori che trovano. Non si distrugge nessuna cultura. Se io arrivo come migrante qui in Italia, certamente devo integrarmi assumendo i valori della cultura italiana».

Eminenza, ci troviamo in terra ambrosiana e il cardinale Scola ha la sua rinuncia per raggiunti limiti di età. Quale potrebbe essere il profilo del nuovo arcivescovo di Milano?

«Penso che il Santo Padre sceglierà un pastore con l’odore delle pecore, come ci ha mostrato nelle sue scelte durante il pontificato».

(Vatican Insider)

 

29 Maggio 2017 | 12:04
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