Incontro tra il vescovo e il gruppo Santa Lucia della Unitas
Ticino e Grigionitaliano

Confidenze come gocce di speranza, il vescovo Alain ha incontrato la Unitas

di Dante Balbo

Sabato 3 febbraio 2024 la Unitas ha ricevuto negli spazi di Casa Andreina a Lugano l’Amministratore apostolico della diocesi di Lugano, invitato dal Gruppo santa Lucia, un ramo dell’associazione di ispirazione cristiana, per condividere con lui il rilancio dell’organizzazione, dopo le note vicende che l’hanno coinvolta. L’occasione è stata propizia per illustrare al vescovo la ricchezza di Unitas, con i suoi 120 collaboratori, gli oltre 300 volontari, i 60 minori seguiti dal servizio giovani, i quasi 800 utenti serviti dal servizio tiflologico, i numerosi interventi del servizio Informatica e gli oltre 8000 libri registrati dai 60 lettori volontari.

La testimonianza

Il vescovo a casa Andreina a Lugano

Al centro la figura di Tarcisio Bisi (1924 – 1997), fondatore di Unitas, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita. Monsignor Alain ha preso spunto da questo anniversario per sottolineare che in ogni tempo vi sono uomini di pace, che costruiscono ponti, anche fra i nemici, come in Ucraina o in Medio Oriente, dei quali forse noi nemmeno sapremo, ma che porteranno frutto in futuro. Basta una persona per cambiare il mondo, in meglio e tutti possiamo essere profeti nel nostro tempo. Guardando l’assemblea, il vescovo ha sottolineato che siamo tutti abituati a pensare soprattutto a ciò che ci manca, mentre poco consideriamo quello che abbiamo, gli infiniti doni che possediamo: i ciechi sono un esempio, in grado di sfruttare tutta la loro sensibilità per compensare quello che non hanno, offrendo uno «sguardo» diverso sulla realtà. Attingendo al patrimonio della propria esperienza, l’Amministratore apostolico ha ricordato il padre, un uomo in grado di arrabbiarsi per le piccole cose, per una posata mal disposta sulla mensa, ma di fronte a situazioni gravi, come l’incidente che gli tolse l’uso di un occhio, era capace di meravigliarsi che l’altro occhio si sviluppasse per compensare la vista mancante, permettendogli persino di riavere la patente per guidare a 85 anni.

Incontro del vescovo con il gruppo Santa Lucia nella sede della Unitas a Lugano

La domanda sul futuro del mondo

Ad una domanda relativa alla sua visione del futuro in un mondo difficile, caratterizzato da sconvolgimenti planetari, mons. Alain ha risposto con la serenità di un saggio, riconoscendo nei bambini il futuro e la speranza per ogni tempo. Se siamo indotti a pensare che nulla cambi, che non impariamo dal passato, i bambini sono lì a smentirci, capaci di meraviglia, di rompere gli schemi, di sperare fiduciosi nella vita che viene loro incontro. «Una volta sono stato in Vietnam» – racconta il Vescovo, «per celebrare una messa e ho voluto pronunciare qualche frase nella loro lingua, con difficoltà perché è un idioma tonale, in cui una stessa parola se pronunciata in modo diverso assume un altro significato. Gli adulti mi guardavano compiti, rispettando il mio sforzo, ma i bambini si sbellicavano dalle risate, senza alcun contegno formale, mostrando tutta la libertà con cui possono guardare alla realtà. Questa è la loro forza e la possibilità concreta di cambiare le cose, a cui devo sempre aggiungere che la storia non è nelle nostre mani, ma nel disegno di Dio che la accompagna verso una conclusione felice di salvezza». Degna conclusione di questa confidenzialità è stato un aperitivo ricco e frequentato dagli oltre 50 invitati, al quale il vescovo non si è sottratto, anzi, si è ancor più fatto conoscere come padre e fratello in mezzo alla gente che nel suo ministero gli è stata affidata.

Un altro momento dell’incontro
Incontro tra il vescovo e il gruppo Santa Lucia della Unitas | © unitas
8 Febbraio 2024 | 09:33
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