Papa Francesco ha proseguito il ciclo di catechesi sulla speranza cristiana. «Già da alcune settimane – ha detto – l’Apostolo Paolo ci sta aiutando a comprendere meglio in che cosa consiste la speranza cristiana. E abbiamo detto che non era un ottimismo, no: era un’altra cosa.
La nostra vocazione più alta è quella di amare Dio e il prossimo ma c’è il rischio che il nostro amore sia ipocrita, come «una telenovela». Così Francesco stamani all’udienza generale in Piazza San Pietro. Nella catechesi dedicata alla speranza cristiana, il Papa commenta la Lettera di San Paolo ai Romani.
All’udienza generale, Francesco mette in guardia: «Siamo tentati di pensare che il creato sia una nostra proprietà». Appello per il Sud Sudan: guerra fratricida e emergenza alimentare.
La consapevolezza dell’amore di Dio per noi è la «radice» della speranza cristiana, che non delude «mai» e non esclude né emargina nessuno. Così il Papa all’udienza generale in Aula Paolo VI, intervallata più volte da canti e cori di fedeli provenienti da tutto il mondo, che Francesco ha salutato con gioia esortandoli ad usare la stessa insistenza «con la preghiera», per chiedere «qualcosa al Signore».
All’udienza ribadisce l’appello a non creare muri ma ponti: il cristiano non dice «me la pagherai». Prega per i «fratelli» Rohingya, rifugiati musulmani respinti dal Myanmar.
Papa Francesco all’udienza generale in Aula Paolo VI ha proseguito la sua catechesi sulla speranza cristiana. «Nelle scorse catechesi – ha esordito – abbiamo iniziato il nostro percorso sul tema della speranza rileggendo in questa prospettiva alcune pagine dell’Antico Testamento.
Papa Francesco ha tenuto stamane l’udienza generale in Aula Paolo VI continuando la sua catechesi sulla speranza cristiana a partire da un passo tratto dal Libro di Giona: «In quel tempo il Signore scatenò sul mare un forte vento e vi fu in mare una tempesta così grande che la nave stava per sfasciarsi.
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