«Un messaggio di speranza e di vittoria. ISIS voleva cancellare la presenza cristiana e invece i jihadisti se sono andati, mentre noi siamo tornati». Con queste parole monsignor Bashar Matti Warda ha festeggiato la riconsacrazione della Chiesa di San Giorgio a Tellskuf, gravemente danneggiata e profanata da ISIS e ricostruita grazie ad un contributo di 100mila euro da parte di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Giovial Maslob, insegnante, racconta gli anni di esilio e il ritorno nella casa e nella terra di origine. La nascita di Gesù oggi riveste «un sapore e un significato speciali». Sono «giornate bellissime», caratterizzate da «un senso profondo di spiritualità e semplicità». Il rientro di quanti hanno deciso emigrare «essenziale per garantirci un futuro».
Don Paolo racconta il clima di attesa per le 270 famiglie rientrate nelle loro case a Karamles. La priorità è bonificare i terreni per procedere alla semina e proseguire nella ricostruzione degli edifici. L’appello a quanti sono fuggiti: tornate per far rinascere la regione. Un torneo di calcio fra giovani cristiani e musulmani per celebrare un difficile ritorno alla normalità.
«Un messaggio di speranza e di vittoria. Isis voleva cancellare la presenza cristiana e invece i jihadisti se sono andati, mentre noi siamo tornati». Con queste parole mons. Bashar Matti Warda ha festeggiato la riconsacrazione della Chiesa di San Giorgio a Tellskuf, gravemente danneggiata e profanata da Isis e ricostruita grazie ad un contributo di 100mila euro da parte di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs).
Il Patriarcato di Babilonia dei Caldei espone la propria visione sul «futuro delle città cristiane» della zona, divenute terreno di scontro anche militare tra governo dell'Iraq e Regione autonoma del Kurdistan iracheno. Un effetto indiretto dei fragili equilibri imposti nell’intera regione dal 2003, dopo la caduta del regime baathista, con il coinvolgimento decisivo delle forze internaizonali a guida USA.
Nell’estate del 2014, mentre le milizie dell’Isis avanzavano, fuggirono in Kurdistan. Ora iniziano a rientrare nelle loro case. Il racconto di suor Silvia Batras, domenicana irachena.
«Cimiteri profanati, tombe distrutte, altari frantumati, chiese incendiate, cappelle trasformate in poligoni di tiro».
Rispondendo all’appello lanciato a più riprese nel recente passato dal patriarca caldeo, mar Louis Raphael Sako, ieri 30 gennaio la comunità cristiana irakena ha celebrato il primo ritorno di una famiglia cristiana a Teleskuf (Pian di Ninive).
Due anni fa, la notte tra il 6 e il 7 agosto, il sedicente Stato Islamico costringeva i cristiani della Piana di Ninive, in Iraq, a lasciare la loro terra: oltre 100mila persone che ora vivono sparse nel Kurdistan iracheno o in altri Paesi. Per ricordare il dramma di questi fratelli nella fede, sabato prossimo a Roma, Aiuto alla Chiesa che Soffre organizzerà un pellegrinaggio notturno verso il Santuario del Divino Amore. Il patriarca dei Caldei Raphael Louis Sako ha lanciato un messaggio a tutti gli iracheni per liberare l’Iraq dagli uomini del Califfato.
‹›