Il 24 aprile 1915 più di 200 tra intellettuali, parlamentari, scrittori e giornalisti armeni furono prelevati dalle proprie case e deportati in un viaggio di morte.
Il cardinale Fernando Filoni, prefetto di Propaganda Fide, commenta il previsto incontro, domani prima dell’udienza generale, tra il Pontefice e una rappresentanza della Comunità yazidi in Germania.
Nella Repubblica Centrafricana ci sono «segnali precursori di genocidio». È quanto ha affermato ieri il vice segretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, Stephen O’Brien, di fronte alle persecuzioni della popolazione civile e agli scontri tra gruppi armati che sono ripresi con intensità nel paese africano.
Tra le innumerevoli manifestazioni e cerimonie in programma il 24 aprile per commemorare in tutto il mondo il 102esimo anniversario del Genocidio armeno figurano anche eventi commemorativi previsti a Istanbul.
Quella in corso nel Paese africano è una delle crisi umanitarie più grandi e meno conosciute al mondo: 5,1 milioni di persone bisognose di aiuti (su una popolazione totale di 12-13 milioni), 1,6 milioni di sfollati interni e 975mila rifugiati fuori dai confini. Eppure non basta per attirare l’attenzione dei media. Le parole del superiore provinciale dei comboniani padre Daniele Moschetti e l’impegno degli istituti religiosi che apriranno nella capitale Juba – con il contributo della Cei – un centro di formazione per la pace.
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