Almeno ottanta le vittime civili in un mercato nel nord della regione.
«Centinaia di cittadini vengono uccisi nel conflitto in corso nella regione del Tigrai», a rivelarlo una portavoce di Aiuto alla Chiesa che Soffre.
Non si placa la repressione del governo centrale che diventa sempre più violenta.
In un comunicato ufficiale la Santa Sede ribadisce la sua posizione in merito alla soluzione di due Stati per due popoli.
Il nunzio ha però anche parlato anche di «segnali di rinascita. In molte zone del Paese non si combatte più. A Damasco si può andare in strada, i bambini possono tornare a scuola, anche ad Aleppo».
A otto anni dall’inizio della guerra, almeno 12 milioni di persone vivono in condizioni di estremo bisogno. Le vittime non sono numeri, ma volti. Un giovane che ha perso le gambe nell’esplosione di un missile torna a camminare grazie alle protesi. Una mamma può acquistare il latte in polvere per i suoi gemelli malnutriti. Una casa decorosa e medicine per una coppia di anziani.
Gli attivisti delle regioni anglofone scelgono la via delle armi. Il governo reprime duramente.
Ora l’esortazione è a lavorare e operare «per la pace», come ha già fatto il patriarca di Antiochia dei Maroniti, il cardinale Béchara Boutros Raï.
Il 10 e 11 novembre si terrà in Vaticano un convegno mondiale per il disarmo nucleare voluto da Francesco, al quale parteciperanno anche rappresentanti di Onu e Nato.
‹›