Papa e Vaticano

Via Crucis al Colosseo, il Papa: «Disarma la mano del fratello contro il fratello»

Sono le famiglie le protagoniste della Via Crucis presieduta questa sera, Venerdì Santo, da Papa Francesco al Colosseo. Dopo due anni, caratterizzati dalla pandemia di Covid, il rito del Venerdì Santo è così tornato ad essere celebrato dai luoghi del foro romano, andando in diretta su Rai 1, sull’emittente della Cei TV2000 e sui canali web di Vatican News. Le meditazioni, come spiegato qualche giorno fa dalla Sala Stampa vaticana, sono state questa volta affidate ad alcune famiglie legate a comunità ed associazioni cattoliche di volontariato ed assistenza. Il buio cala presto sui Fori Imperiali, dove dagli altoparlanti si diffonde la supplica universale del Papa che chiede a Dio di disarmare la mano del fratello contro il fratello:

«Padre misericordioso… porta gli avversari a stringersi la mano, perché gustino il perdono reciproco… Disarma la mano alzata del fratello contro il fratello, perché dove c’è l’odio fiorisca la concordia».

Alle spalle del Papa le fiaccole illuminano l’enorme crocifisso allestito, come tradizione, sopra la collinetta dinanzi alla Basilica di Massenzio, al fianco della Via Sacra che attraversa tutto il Foro Romano fino al Campidoglio.10’000 in tutto, si calcola, i partecipanti.

Frammenti di vita familiare

Ai piedi della Croce di Cristo le famiglie pongono i loro limiti e problemi, le aspettative deluse e la fatica quotidiana di educare i figli, di condurre vite precarie, di stare lontani dal Paese d’origine, di rinunciare ai propri sogni di coppia o rimodulare la vita per la disabilità di un figlio. Problematica, questa, a cui si aggiungono pure i «giudizi ingiusti» della società o degli stessi medici. A Dio viene affidata la paura di non farcela fisicamente a stare dietro ai nipoti, di reggere una chemioterapia, di andare avanti dopo che il coniuge è venuto a mancare. Le voci sono quelle di nonni, giovani sposi, di genitori di tanti figli, pochi figli, figli malati o defunti, figli consacrati. Sono migranti, missionari responsabili di una casa famiglia. Le loro riflessioni sono fotogrammi di vita quotidiana in cui ognuno può ritrovarsi. Le telecamere che trasmettono la celebrazione in diretta mondiale inquadrano infatti volti commossi, espressioni assorte, occhi lucidi sopra le mascherine.

La prima meditazione è quella di una coppia sposata da appena due anni, ma già provata da molteplici sfide, come la pandemia Covid. Nonostante litigi e differenze, sono felici, ma le paure non mancano. Quella più grande è che le loro strade si separino, di essere sopraffatti alle difficoltà. Ma si tratta di un timore causato da un errore profondo. «Perché crediamo che il nostro matrimonio e la nostra famiglia dipenda solo da noi, dalle nostre forze. Ci stiamo rendendo conto che il matrimonio non è solo un’avventura romantica, ma è anche Getsemani, è anche l’angoscia prima di spezzare il tuo corpo per l’altro», recita la meditazione.

La seconda stazione, «Gesù tradito da Giuda e abbandonato dai suoi«, si sofferma sulla paura di una vita familiare precaria, lontana dal proprio Paese. «A tutto questo si aggiunge il terrore della guerra così drammaticamente attuale in questi mesi. Non è semplice vivere solo di fede e di carità, perché spesso non riusciamo ad affidarci pienamente alla Provvidenza». Il riferimento alla guerra rappresenta anche l’occasione per evidenziare «la tentazione di rispondere con la spada, di fuggire, di abbandonarti, di lasciare tutto pensando che non valga la pena». Ma questo vorrebbe dire «tradire i nostri fratelli più poveri, che sono la tua carne nel mondo e che ci ricordano che Tu sei il Vivente».

La terza stazione, «Gesù è condannato dal Sinedrio«, è accompagnata da una meditazione di una coppia che ha dovuto affrontare «l’impossibilità di diventare genitori», che vuol dire anche sperimentare «spesso con dolore tanti giudizi sulla nostra sterilità», quasi a «a insinuare che il nostro matrimonio e il nostro amore non bastassero per essere una famiglia». Ma restare uniti, prendersi cura l’una dell’altro e di fratelli e amici serve a creare una nuova famiglia.

Quarta stazione: «Gesù è rinnegato da Pietro«. In questo caso la meditazione davanti a Papa Francesco è scritta da una famiglia che credeva di non poter avere figli e poi ha creato una famiglia numerosa. «E i nostri sogni? Plasmati dagli eventi. La nostra realizzazione professionale? Modificata dai fatti della vita che irrompe». Ma hanno anche vissuto il timore di «poter un giorno rinnegare tutto, come Pietro». L’angoscia e la tentazione del rimpianto, la paura di tensioni e i vecchi desideri possono rappresentare un ostacolo. «Nonostante i pensieri e la densità delle nostre giornate, che sembrano non bastarci mai, non torneremmo mai indietro».

Nella quinta stazione, quella in cui «Gesù è giudicato da Pilato«, si affronta il tema della disabilità. «Ci portiamo addosso la vergogna di una diversità più spesso compatita che abitata. La disabilità non è un vanto né un’etichetta, piuttosto la veste di un’anima che spesso preferisce tacere di fronte ai giudizi ingiusti, non per vergogna ma per misericordia verso chi giudica».

La sesta stazione, «Gesù è flagellato e coronato di spine«, è dedicata alla vocazione dell’accoglienza. «Il dolore riporta all’essenziale, ordina le priorità della vita e restituisce la semplicità della dignità umana, in quanto tale». Così si comprende che sotto il peso della croce si scopre che «il vero re è colui che si dona e si dà in pasto, anima e corpo». La settima stazione, «Gesù è caricato della Croce«, è quella in cui si affronta il tema della malattia. «Attraverso questa malattia, su questa croce, siamo diventati il pilastro sul quale i figli sanno di potersi appoggiare». 

Su su, fino alla 13esima stazione dove, In rappresentanza dell’orrore della guerra e della speranza di pace e di una fraternità ritrovata, sotto la croce, come sul Golgota, ci sono due donne, Irina e Albina, una ucraina e una russa, amiche e colleghe, che afferrando con due mani il crocifisso ligneo, incarnano, oltre ogni polemica, l’essenza stessa del cristianesimo, di un Dio che è morto per i peccati di tutti. Una immagine potente a cui corrisponde una pausa di silenzio. Il testo della penultima stazione è stato infatti modificato:

«Di fronte alla morte il silenzio è più eloquente delle parole. Sostiamo pertanto in un silenzio orante e ciascuno nel cuore preghi per la pace nel mondo»

«Si tratta di un cambiamento previsto che limita il testo al minimo per affidarsi al silenzio e alla preghiera», spiega il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni.

La preghiera del Papa

Con un filo di voce, il Papa prende parola al termine del rito. Si rivolge al Dio che fa «sorgere il sole sui buoni e sui cattivi» e invoca la conversione di tutti, affinché mutino «i nostri cuori ribelli» e «impariamo a seguire progetti di pace». Così la sua preghiera:

Padre misericordioso,
che fai sorgere il sole sui buoni e sui cattivi,
non abbandonare l’opera delle tue mani,
per la quale non hai esitato a consegnare il tuo unico Figlio,
nato dalla Vergine, crocifisso sotto Ponzio Pilato ,
morto e sepolto nel cuore della terra,
risuscitato dai morti il terzo giorno,
apparso a Maria di Magdala,

a Pietro, agli altri apostoli e discepoli,
sempre vivo nella santa Chiesa,
suo Corpo vivente nel mondo.
Tieni accesa nelle nostre famiglie la lampada del Vangelo,
che rischiara gioie e dolori, fatiche e speranze:
ogni casa rifletta il volto della Chiesa,
la cui legge suprema è l’amore.
Per l’effusione del tuo Spirito,
aiutaci a spogliarci dell’uomo vecchio,
corrotto dalle passioni ingannatrici,
e rivestici dell’uomo nuovo,
creato secondo la giustizia e la santità.
Tienici per mano
, come un Padre,
perché non ci allontaniamo da Te;
converti al tuo cuore i nostri cuori ribelli,
perché impariamo a seguire progetti di pace;
porta gli avversari a stringersi la mano,
perché gustino il perdono reciproco;
disarma la mano alzata del fratello contro il fratello,
perché dove c’è l’odio fiorisca la concordia.
Fa’ che non ci comportiamo da nemici della croce di Cristo,
per partecipare alla gloria della sua risurrezione.
Egli vive e regna con Te,
nell’unità dello Spirito Santo
,
per tutti i secoli dei secoli.
Amen.

(vaticannews/avvenire/ilsussidiario/red)

| © Vatican Media
15 Aprile 2022 | 23:06
Tempo di lettura: ca. 5 min.
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