Papa e Vaticano

Una russa e una ucraina: due donne che vogliono la pace alla via Crucis del Papa, in un mondo che grida la guerra

Sono state sollevate obiezioni circa l’idea degli organizzatori della via Crucis al Colosseo guidata da Papa Francesco di far portare la Croce nella XIII stazione della Via Crucis al Colosseo a una donna ucraina e una donna russa. Insieme. Lo stesso ambasciatore ucraino presso la Santa Sede in un tweet ha affermato che la sua rappresentanza diplomatica «capisce e condivide la preoccupazione generale in Ucraina e in molte altre comunità».

Qual è il senso di questo gesto scandaloso? Le due donne sono amiche e colleghe nel campo della sanità a Roma e attendono con profonda fede il gesto che dovranno compiere, come sorelle, e non come nemiche: un segno di riconciliazione tra due popoli in guerra che parte da due donne, sì proprio due donne, perché non sono forse le donne, i bambini e gli anziani le prime vittime di questa guerra e di tutte le guerre che ci sono nel mondo?

Purtroppo voci e critiche si sono levate in questi giorni, anche motivate, va detto, da chi prova dolore e violenza sulla propria pelle, un fatto questo che va compreso: «Meditazioni incomprensibili e offensive» è stato il commento dell’arcivescovo maggiore di Kiev-Halyč, Sviatoslav Shevchuk che ha espresso il disappunto della Chiesa cattolica di rito orientale in Ucraina associandovi comunque analogo disappunto da parte della Chiesa cattolica di rito romano. Ricordiamo che il Papa, per inviare un forte segnale di pace, ha consacrato Russia e Ucraina, insieme, al cuore immacolato di Maria, non più tardi di tre settimane fa.

La XIII stazione della via Crucis al Colosseo

Insieme, le due donne, porteranno la croce alla meditazione della XIII stazione, quella che ricorda il momento in cui Cristo viene deposto dalla croce e il suo corpo viene riconsegnato a sua madre. Una scena che richiama alla mente la Pietà di Michelangelo, che fu proprio ispirato da questo episodio. Una scena dove il corpo del figlio è messo tra le braccia della madre, una donna che soffre e accoglie una vita strappata dalla brutalità della violenza.

Cosa verrà detto durante la meditazione?

«La morte intorno. La vita che sembra perdere di valore. Tutto cambia in pochi secondi. […] Dove sei Signore? Dove ti sei nascosto? Vogliamo la nostra vita di prima. […] Parla nel silenzio della morte e della divisione e insegnaci a fare pace, a essere fratelli e sorelle, a ricostruire ciò che le bombe avrebbero voluto annientare». Sono alcune delle parole che si reciteranno durante la meditazione, un messaggio chiaramente che guarda all’orrore dell’oggi aprendosi però al futuro, al tempo in cui l’orrore sarà finito e si dovrà, pur in qualche modo, ricominciare.

Chi sono Irina e Albina, le due donne che porteranno la croce?

Irina e Albina, che prima di appartenere a questo o a un altro popolo sono amiche, hanno deciso di non commentare le varie obiezioni pubbliche al loro gesto previsto per la Via Crucis, ma hanno raccontato la loro storia e le reciproche reazioni alla guerra che personalmente hanno sperimentato sull’Osservatore Romano.

«La nostra amicizia – ha detto Irina – nasce all’interno del reparto di cure palliative ›Insieme nella cura’ del campus biomedico di Roma. Il nostro incontro è avvenuto proprio in questo luogo molto delicato. Dal primo momento, il nostro legame è stato molto naturale. È nata questa amicizia in modo spontaneo. E quindi, ogni volta che ci incontravamo, era una emozione. Quando ci siamo incontrate poco dopo l’inizio della guerra, Albina è venuta nel reparto. Io ero di turno. È bastato il nostro sguardo: i nostri occhi si sono riempiti di lacrime».

Irina ha poi ricordato il momento in cui Albina ha cominciato a chiederle scusa: «In quel momento era veramente inconsolabile. Non riuscivo a consolarla. Lei si sentiva in colpa e mi chiedeva scusa. Io la rassicuravo che lei non c’entrava niente in tutto questo».

Due donne che vogliono la pace in un mondo che grida: «Guerra»

Una guerra che vorrebbe vederle divise ma che, come la via Crucis al Colosseo darà visione mondiale (evento in mondovisione), le unirà probabilmente ancora di più perché loro, come tantissimi altri e soprattutto tantissime donne, bambini e anziani, con la guerra di Putin non c’entrano nulla e anzi, «scandalosamente insieme», venerdì diventeranno il simbolo di due popoli che uniti, come ha detto Irina, «potrebbero fare tanto». Due donne che testimonieranno la pace in un mondo, che mai come in questo tempo, con i suoi leader, non fa che gridare «guerra». E allora, non c’è una profezia in questo gesto? La pace, bisogna cominciare da qualche parte a seminarla. È giusto che siano due donne a farlo, è profetico il gesto come profetica e aperta alla vita, alla generazione, al futuro, ad un domani ricco di speranza è quella maternità di cui le donne sono le protagoniste.

red

La modifica al testo: la XIII stazione in silenzio

Successivamente a questo nostro commento gli organizzatori della via Crucis hanno deciso di togliere ogni parola alla XIII stazione. Le due donne hanno così portato la croce in silenzio, decisione che ha contribuito a rasserenare gli animi tra ambasciata ucraina e Santa Sede.

| © Vatican Media
14 Aprile 2022 | 11:08
Tempo di lettura: ca. 3 min.
PapaFrancesco (1461), russia (61), ucraina (213), via crucis (26)
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