Alla home page Alla navigazione Al contenuto Alla pagina dei contatti Alla Sitemap Alla ricerca

Una lettera di Papa Francesco al presidente siriano Assad

Continuano in Siria le azioni di guerra e i bombardamenti ai danni dei civili inermi: distrutte o chiuse decine di strutture sanitarie ad Idlib. Francesco fa recapitare dal cardinale Turkson una sua lettera per il Presidente siriano.

Le preoccupazioni del Papa

Protezione della vita dei civili, stop alla catastrofe umanitaria nella regione di Idlib, iniziative concrete per un rientro in sicurezza degli sfollati, rilascio dei detenuti e l’accesso per le famiglie alle informazioni sui loro cari, condizioni di umanità per i detenuti politici. Insieme a un rinnovato appello per la ripresa del dialogo e del negoziato con il coinvolgimento della comunità internazionale. Sono queste le preoccupazioni e le richieste concrete contenute in una lettera che Papa Francesco ha indirizzato al presidente siriano Bashar Hafez al-Assad, mentre nella regione di Idlib continuano le azioni di guerra e i bombardamenti ai danni dei civili inermi: distrutte o chiuse decine di strutture sanitarie. A recapitare in queste ore la missiva – che porta la data del 28 giugno scorso – è stato il card. Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale.
«All’origine di questa nuova iniziativa – spiega il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin in un’intervista ad Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la comunicazione – c’è la preoccupazione di Papa Francesco e della Santa Sede per la situazione di emergenza umanitaria in Siria, in particolare nella provincia di Idlib». Il Papa, si legge nell’intervista pubblicata oggi su Vatican News w su L’Osservatore Romano,  «segue con apprensione e con grande dolore la sorte drammatica delle popolazioni civili, soprattutto dei bambini che sono coinvolti nei sanguinosi combattimenti». Per questo «chiede al presidente di fare tutto il possibile per fermare questa catastrofe umanitaria». L’intento dell’iniziativa non è politico, precisa Parolin, ma «umanitario». Il Papa «continua a pregare perché la Siria possa ritrovare un clima di fraternità dopo questi lunghi anni di guerra» e «usa per ben tre volte la parola ›riconciliazione’: questo è il suo obiettivo, per il bene di quel Paese e della sua popolazione inerme. Il Papa incoraggia il Presidente Bashar al-Assad a compiere gesti significativi in questo quanto mai urgente processo di riconciliazione e fa degli esempi concreti: cita ad esempio le condizioni per un rientro in sicurezza degli esuli e degli sfollati interni e per tutti coloro che vogliono far ritorno nel Paese dopo essere stati costretti ad abbandonarlo. Cita pure il rilascio dei detenuti e l’accesso per le famiglie alle informazioni sui loro cari».

Accanto al popolo siriano

Il sangue innocente versato, i bambini intrappolati sotto i bombardamenti cruenti, tanti testimoni della fede rapiti e assassinati ma che non hanno indietreggiato davanti alla Croce. Sono molte le immagini che Francesco, in sei anni di Magistero, ha offerto al mondo perché non distogliesse lo sguardo dalla disumana guerra in Siria. Il Papa si è fatto voce di speranza, di pace, di impegno non nascondendo le difficoltà del dialogo tra le parti e il rischio grande di trasformare il conflitto in una «brutale persecuzione» delle minoranze religiose. La preoccupazione del Pontefice è stata rivolta più volte ai rifugiati e ai profughi in fuga dalla guerra e dalla violenza che «crea solo nuove ferite, crea altra violenza».

Oltre una decina di appelli all’Angelus, al Regina Coeli. La Siria è una costante nei messaggi Urbi et Orbi che il Papa pronuncia; lo stesso accade nelle udienze generali del mercoledì quando i fatti di sangue irrompono e sconvolgono per la violenza con la quale sono commessi. Francesco fa sentire il grido di pace ai grandi della terra che incontra, scrive ad esempio al presidente russo Vladimir Putin in occasione del vertice del G20 di San Pietroburgo (5 settembre 2013), invocando «una soluzione pacifica attraverso il dialogo e il negoziato tra le parti interessate con il sostegno concorde della comunità internazionale». Scrive ancora il 12 dicembre 2016 al presidente siriano Bashir Al-Assad, lo fa inviando una lettera che fa pervenire tramite il Nunzio apostolico in Siria, card. Mario Zenari, altro instancabile ambasciatore di pace. Chiede «una soluzione pacifica delle ostilità», la protezione dei civili, l’accesso agli aiuti umanitari e condanna «tutte le forme di estremismo e terrorismo da qualsiasi parte provengano».

Continua a leggere su VaticanNews.

 

22 Luglio 2019 | 10:54
Tempo di lettura: ca. 3 min.
PapaFrancesco (1459), siria (231)
Condividere questo articolo!