Ticino e Grigionitaliano

Una famiglia di Pedrinate condivide la sua storia per sensibilizzare sull'adozione

Sensibilizzare sul tema dell’adozione: è questo che ha spinto Alexis e Francesca, con i figli Beatrice e Daniel, una famiglia di Pedrinate, a condividere la loro storia nell’ambito di un documentario in più puntate realizzato da Samarcanda Film e andato in onda su TV2000 fra dicembre e gennaio. Otto percorsi di adozione raccontati dalle voci dei protagonisti – genitori, figli adottati, operatori professionali – per scoprire questo mondo in tutte le sue sfaccettature.

Alexis e Francesca, dopo aver avuto Beatrice, oggi sedicenne, hanno adottato Daniel, quando aveva pochi mesi di vita. Il suo paese d’origine è l’Etiopia e oggi il ragazzo ha 12 anni. «La mia amiglia io me la sono sempre immaginata così e ho avuto la fortuna di incontrare un compagno che ha condiviso questo progetto di vita: ciò non è scontato, perché si tratta di un percorso impegnativo sia psicologicamente, sia emotivamente. Il giorno dopo aver festeggiato i 5 anni di matrimonio – a quel momento necessari per poter adottare – abbiamo presentato la domanda», ci racconta Francesca. «Siamo stati fortunati: avevamo tutte le condizioni adatte per aprire la porta della nostra casa ad un bambino. Tutti i bambini hanno diritto ad avere una famiglia».

Il primo incontro con Daniel è stato naturalmente il più significativo del lungo percorso verso l’adozione. «È quello che hai aspettato per tanti mesi: è un’onda emotiva che ti travolge, come quando ho partorito Beatrice. Per me abbracciare Daniel è stato come partorirlo, con in più il sollievo di sapere che nessuno avrebbe più potuto toglierlo dalle nostre braccia», ci confida Francesca. Anche l’abbinamento, in cui viene comunicato chi sarà il tuo bambino, è un momento chiave. «È ciò che aspetti fin da subito: sapere se è un bambino o una bambina, che aspetto ha. Per noi è stato importante anche l’incontro con Beatrice quando siamo arrivati con Daniel all’aeroporto di Milano: la famiglia era finalmente al completo».

Daniel e Beatrice da piccoli

Crescere un bambino adottato porta con sé molte domande sulle sue origini, spesso senza risposta, che possono fare male. «La sua sofferenza è la tua e vorresti prenderla sulle tue spalle, ma non puoi: è un’elaborazione di un lutto a tutti gli effetti, che prende molto tempo. Bisogna sempre essere pronti ad accogliere il suo dolore, come si fa sempre con i figli». A Daniel, Francesca e Alexis non hanno mai nascosto nulla e hanno condiviso con lui, adattando le parole all’età e al momento, tutte le informazioni a loro disposizione.

L’Etiopia fa parte, indirettamente, della loro vita, anche attraverso l’associazione alla quale si sono rivolti per l’adozione che oggi si chiama Mani per l’infanzia. «Sono attiva nell’associazione come volontaria: raccogliamo fondi per progetti nei Paesi in cui l’associazione opera e abbiamo un magazzino in cui raccogliamo beni da inviare in Etiopia», ci racconta Francesca.

Se e quando Daniel sarà pronto e lo chiederà, la famiglia partirà per L’Etiopia. In casa, in un barattolo, raccolgono simbolicamente i soldi per l’acquisto del biglietto aereo.


L’associazione Mani per l’infanzia

Mani per l’infanzia nasce come Pro Etiopia-Infanzia, associazione costituita nel febbraio 2006, anno in cui ha ottenuto dall’Ufficio Federale di Giustizia a Berna il riconoscimento quale ufficio di collocamento in materia di adozione e l’autorizzazione ad operare nel settore. Oggi è operativa anche in Burkina Faso, Haiti, Repubblica domenicana. Oltre a fungere da intermediario tra le famiglie che intendono adottare e le competenti autorità estere, porta avanti altri progetti per sostenere finanziariamente gli orfanotrofi esteri, promuovere  le adozioni a distanza (padrinati), aiutare i giovani e le famiglie in difficoltà. Info: www.maniperlinfanzia.com


23 Febbraio 2022 | 07:36
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