Maurizio Balestra, dietro a sinistra, insieme agi altri due Memores Domini presenti ad Algeri.
Ticino e Grigionitaliano

Una chiamata imprevista che ci riempie di gratitudine

di Maurizio Balestra*

Il prossimo mese di marzo saranno due anni dall’inizio della nostra presenza di Memores Domini ad Algeri. Un periodo relativamente breve ma che ci ha permesso di fare dei passi significativi nel vivere la nostra vocazione di laici consacrati in questo contesto così nuovo e tutto da scoprire. Questi passi sono stati possibili grazie al nostro inserimento in una comunità ecclesiale numericamente piccola ma viva e specchio della Chiesa universale proprio per le diverse nazionalità che la compongono sia nel clero, nelle congregazioni religiose e nei fedeli.
Un aspetto fondamentale del nostro carisma di Memores Domini è il vivere la memoria del Signore, il rapporto con Cristo presente, nel proprio lavoro quotidiano, nelle relazioni personali e sociali senza un’opera specifica cui dedicarci. Il fatto di vivere in un contesto praticamente totalmente musulmano ci sta facendo capire ancor di più che la testimonianza dell’essere cristiani passa in primo luogo attraverso la nostra vita, la nostra umanità, la nostra povertà toccata dalla grazia di Cristo. Abbiamo capito che prima ancora delle attività che possiamo svolgere come volontari al servizio della Chiesa, l’essenziale è essere qui, esserci, col desiderio di incontrare, conoscere, amare questa realtà abbracciata da Cristo. Le circostanze e i bisogni hanno via via indicato alcuni ambiti del nostro impegno.

Noi abitiamo accanto alla Basilica di Notre Dame d’Afrique. La Basilica è quotidianamente visitata in media da oltre trecento persone in gran parte musulmane. Ogni giorno c’è un servizio di accoglienza, cui partecipiamo anche noi Memores. In genere i visitatori musulmani sono colpiti dal senso di pace, di bellezza, di accoglienza che si respira e spesso nascono dialoghi significativi, carichi di domande ed interesse. Sono molto toccati dalla scritta che campeggia nell’abside «Notre Dame d’Afrique priez pour nous et pour les musulmans». I visitatori vedono che la Basilica non è un museo, ma è animata dalle diverse comunità religiose che vi risiedono. Tra queste, quattro suore di Madre Teresa che gestiscono un asilo che ospita oltre settanta bambini musulmani delle famiglie povere del quartiere. Altre suore organizzano momenti di aiuto allo studio per ragazzi e ragazze e di formazione di sartoria e piccole artigianali per le donne del quartiere.

Festa di fine anno dell’asilo delle suore di Madre Teresa ad Algeri.


Vi è poi ad Algeri il Centro culturale e di studi delle «Glycines», fortemente voluto al momento dell’indipendenza nel 1962 dal cardinal Duval, allora arcivescovo di Algeri e dal suo successore mons. Teissier. Il Centro ospita una ricca biblioteca e accoglie studenti universitari e ricercatori, oltre ad organizzare corsi di arabo, di lingua berbera, latino e greco e altre attività culturali. Un luogo importante di incontro e dialogo. Lì alcuni giorni alla settimana do una mano come aiuto bibliotecario e ho l’occasione di incontrare persone e anche di imparare molto nell’occuparmi della ricca collezione di riviste.

Un aspetto importante e particolarmente toccante dell’attività della Chiesa riguarda le visite ai carcerati. Siccome la legge algerina riconosce il diritto dei detenuti ad avere l’assistenza religiosa, la Chiesa ottiene le autorizzazioni alle visite dei prigionieri cristiani. Si tratta in gran parte di detenuti provenienti dall’Africa nera e legati ai flussi migratori: francofoni, anglofoni, cattolici, protestanti e anche qualche musulmano. Da alcuni mesi partecipo alle visite (il corpo degli aumôniers è formato da sacerdoti, suore e laici). Oltre alla preghiera, di regola in una dimensione ecumenica, cerchiamo di essere vicini ai detenuti con qualche piccolo aiuto materiale e soprattutto aiutandoli a mantenere i contatti con le famiglie lontane. In prigione incontriamo anche commoventi esperienze di fede. Avrei molto altro da raccontare sulla realtà dell’Algeria, la vita della Chiesa e della nostra esperienza di Memores, ma essenziale è poter dire che questa chiamata imprevista, non immaginata, per grazia di Dio mi riempie, ci riempie, di gratitudine.

Dal quartiere di Babel Oued uno sguardo sulla collina con la Basilica di Notre-Dame d’Afrique ad Algeri.

* Memores Domini

Maurizio Balestra, dietro a sinistra, insieme agi altri due Memores Domini presenti ad Algeri.
3 Febbraio 2024 | 11:11
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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