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Internazionale

Ucraina: la geografia religiosa di un Paese cristiano in guerra e il ruolo delle Chiese

I colleghi di Strada Regina hanno realizzato un interessante reportage sull’Ucraina presentandone il panorama religioso e raccogliendo delle voci in Ticino e in nord Italia di ucraini e russi amici, che vogliono e chiedono la pace. Russia e Ucraina sono due terre cristiane ma la convivenza è stata provata in questi ultimi anni dalle guerre ai confini. Uno scenario complesso. Qui una presentazione soprattutto del cristianesimo in Ucraina e della sua relazione con Mosca, alla luce dello scenario delle guerre che ormai da quasi un decennio si stanno combattendo nella regione.

I cristiani in Ucraina

Secondo l’indagine del 2019 del Centro Razumkov, i cristiani ortodossi rappresentano quasi il 70% della popolazione, i cattolici rappresentano l’11,1% della popolazione e i protestanti l’1,8% della popolazione; c’è inoltre un ulteriore 8% della popolazione che si definisce semplicemente «cristiano» senza specificare una confessione religiosa. I cattolici sono presenti in Ucraina con la Chiesa cattolica romana (che rappresenta l’1,6% della popolazione) e tre Chiese di rito orientale, la Chiesa greco-cattolica ucraina (che rappresenta il 9,4% della popolazione), la Chiesa greco-cattolica rutena (che rappresenta circa lo 0,1% della popolazione) e la Chiesa armeno cattolica (che ha una presenza molto modesta). La Chiesa latina è organizzata con una circoscrizione ecclesiastica geograficamente verso la Polonia (l’arcidiocesi di Leopoli), anche se ci sono altre sei diocesi nel territorio ucraino. Qui va ricordato che prima della II guerra mondiale questa zona di Leopoli era Polonia, dopo la Guerra fu annessa alla Russia. La Chiesa greco-cattolica ucraina è presente con l’arcivescovado Maggiore di Kiev.

Il battesimo della nazione nel 988 a.c.

L’Ucraina è un Paese a maggioranza ortodossa come la Russia. Nel 988 a.C. il principe Vladimir il Grande di Kiev si convertì alla religione cristiana ortodossa e pose il Paese sotto l’influenza dell’Impero Bizantino. Il periodo fu caratterizzato da una conversione di massa. Nonostante i numerosi e travagliati cambiamenti, la religione ortodossa è tutt’ora la religione più diffusa, con il 70% degli ucraini battezzati mediante il rito della Chiesa ortodossa. 

I cattolici, in particolare quelli di rito orientale

Sempre in Ucraina esistono fedeli cattolici di rito orientale, quindi con la liturgia bizantina ma la fedeltà alla Cheisa cattolica di Roma e al Papa. La Chiesa più numerosa delle tre confessioni cattoliche orientali presenti è guidata da sua beatitudine Sviatoslav Shevchuk, intervenuto a sua volta in questi giorni nella crisi con parole di pace. Il Papa lo ha chiamato al telefono ed è in contatto diretto con lui. I cattolici orientali a Kiev hanno la loro cattedrale, attualmente -come anche in quella ortodossa- trasformata nei suoi sotterranei in rifugio per la popolazione. Tra i cristiani anche di confessioni diverse, c’è dialogo e amicizia in Ucraina, nonostante vi siano state delle tensioni, frutto di azioni di guerra di questo ultimo decennio.

La guerra di Crimea nel 2014 e la frattura nel mondo ortodosso

Nel 2014 -infatti- l’invasione e l’annessione da parte della Russia della Crimea ha avuto come conseguenza nel 2018, il cosiddetto «Concilio di riconciliazione». La Chiesa ortodossa dell’Ucraina (parte di essa), precedentemente legata al patriarcato ortodosso di Mosca è stata riconosciuta dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che ha concesso alla nuova entità religiosa i diritti connessi all’autocefalia, cioè il principio di autodeterminazione e di vera e propria indipendenza di questa Chiesa dal patriarcato di Mosca. Questo non ha fatto piacere al patriarcato ortodosso di Mosca che di colpo si è trovato privato di milioni di fedeli che hanno aderito al patriarcato di Costantinopoli. Nel mondo ortodosso la primazia numerica tra i patriarcati è una questione sempre aperta.

Quindi il riconoscimento da parte del atriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, successore sulla cattedra dell’apostolo Andrea, è stata fortemente contestata dalla Chiesa ortodossa russaIl Patriarca ortodosso di Mosca Kirill che nel 2018 ha denunciato lo sconfinamento di quello di Costantinopoli, ha rotto le relazioni con Bartolomeo, e dichiarato illegale il Concilio del 2018 e «scismatica» la nuova Chiesa (che nuova non è, almeno per la storia di questi fedeli, ma lo è giuridicamente essendo passata sotto Costantinopoli) , guidata dal Metropolita di Kiev Epifanij. A questo punto una minoranza di ucraini ortodossi è invece rimasta legata al patriarcato di Mosca. Insomma, una certa tensione tra ortodossi di Mosca e di Kiev è innegabile soprattutto tra i vertici. La gente di fatto, i fedeli, e il modo in cui i rispettivi patriarchi guardano i fedeli delle due Chiese è lo stesso: per questo sia Kirill che Epifanij in queste ore lanciano messaggi di pace e cercano di far cogliere che lo specifico di questi due popoli dalla stessa religione, dalla lingua simile e dalla cultura comune è la fratellanza. Putin, dal canto suo nel discorso prebellico di lunedì scorso, dai toni chiaramente minacciosi, ha tirato in ballo tra i tantissimi argomenti anche la situazione dei fedeli ortodossi che in Ucraina sono rimasti legati alla Chiesa di Mosca. Questi – secondo Putin – andrebbero «liberati». Ma diciamo che sulla questione delle Chiese è soprattutto la voce dei patriarchi a contare, più che i discorsi demagogici utilizzati per giustificare l’azione bellica in corso.

red

Kiev | © jorge-fernandez-salas-loYavpx9u_Y-unsplash-1.jpg
27 Febbraio 2022 | 10:30
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