Ticino e Grigionitaliano

E se qualcuno annunciasse la fine del mondo?

Dal numero di febbraio 2022 della Newsletter della Facoltà di Teologia di Lugano, strumento con il quale la FTL intende tenere aggiornate tutte le persone interessate alle sue attività (vedi archivio di tutte le edizioni precedenti) vi proponiamo la recensione del prof. Fabris al recente film Don’t look up.

Avvertenza: il seguente articolo contiene anticipazioni del film.

Don’t look up è il titolo di un film che in questo momento va per la maggiore su Netflix. Contrariamente a ciò che può sembrare dall’invito a «non guardare in alto» l’argomento non è metafisico, ma molto concreto. Solo che poi, alla fine del film, la fine del mondo si verifica davvero.

Siamo nell’America dei giorni nostri. Al posto di Trump o di Biden come Presidente degli Stati Uniti c’è una donna (interpretata da Meryl Streep, sempre convincente nel ruolo di  cattiva). Nell’osservatorio astronomico di un’università di provincia una dottoranda (interpretata da Jennifer Lawrence) scopre una cometa. Le dà addirittura il proprio nome. Il suo professore (un Leonardo Di Caprio che impersona un personaggio fragile e problematico, poi traviato dalla notorietà) ne calcola la traiettoria e scopre che la cometa si schianterà sulla Terra, provocando l’estinzione di ogni essere vivente. Resta poco tempo. Subito i due comunicano la notizia alle autorità e vengono convocati alla Casa Bianca. La descrizione dell’ambiente presidenziale, tra imbelli e truffatori, è divertente.

Il professore e la dottoranda non vengono creduti, e quindi decidono di rivolgersi alla libera stampa. Essa, però, tanto libera non è. Risulta infatti vincolata sia dalla censura del governo che dalle leggi dell’audience. Non si può parlare di cose serie, neppure della fine del mondo, in uno spettacolo d’intrattenimento. E così Jennifer Lawrence, che urla la propria disperazione da un talk show, viene allontanata. Di Caprio, che comunque belloccio lo è, diventa un divo della TV, anche grazie alla storia sentimentale che intraprende con una conduttrice (Cate Blanchett).

Ma la verità non si può dissimulare. La cometa si avvicina pericolosamente alla Terra. E anche le elezioni, negli Stati Uniti, si avvicinano. Per riguadagnare i consensi perduti dopo il solito scandalo la Presidente decide di salvare l’umanità. Fa preparare, con grande battage mediatico, una serie di missili a testata nucleare che distruggano la cometa prima dell’impatto. Tutto ciò che serve a impedire l’estinzione ha valore solo se viene subordinato alle logiche della comunicazione politica.

Ma c’è una logica ancora più stringente. È quella del guadagno. Un guru delle tecnologie digitali (impersonato da Mark Rylance) come tanti oggi ce ne sono, ricchissimo e generoso finanziatore della campagna elettorale della Presidentessa, scopre che la cometa è ricca di tutti quei minerali di cui abbisogna la produzione dei dispositivi tecnologici. Dunque sarebbe un peccato distruggerla. I missili che stavano per farlo sono richiamati indietro. Parte invece un’altra spedizione, che dovrebbe dissezionare la cometa e acquisire i preziosissimi minerali. Ma fallisce. Tutto il mondo è condannato dall’avidità di pochi.

Nel frattempo la dottoranda e il professore si ritrovano. Di Caprio fa un ultimo tentativo  per contrastare il progetto dei cattivi. Cerca di sfruttare tutti i canali di comunicazione a cui può avere accesso. Ma la Casa Bianca e i potentati economici convincono la gente a non pensare alla cometa: a «non guardare in alto», appunto. Fanno credere che l’imminenza dell’impatto sia una fake news. Non è possibile, però, chiudere gli occhi. La cometa, luminosissima, è sempre più vicina. La fine del mondo sta per arrivare.

L’epilogo è duplice. Di Caprio, il professore che per un attimo si è fatto fuorviare dalle lusinghe della notorietà, si ravvede. Torna dalla sua famiglia, viene perdonato, attende il disastro insieme ai suoi cari e ai suoi amici. Avrebbe la possibilità di salvarsi, ma la rifiuta per stare con chi ama.

In realtà tutto il mondo è condannato. Tutto il mondo, tranne i soliti potenti. La Presidentessa degli Stati Uniti, il magnate delle tecnologie e pochi altri, dopo aver condannato per la loro avidità l’intero pianeta, tentano un’altra soluzione. È pronto un razzo che li porterà alla ricerca di un altro pianeta, simile alla Terra, dove poter ricominciare da capo. Ma il film si conclude con Meryl Streep che viene uccisa proprio da uno degli esseri che popolano questo pianeta. Anche il nuovo inizio non sarà facile.

Ho trascurato, nella mia presentazione del film, altre narrazioni parallele, che sono pure presenti: quelle che ad esempio coinvolgono la cantante Ariana Grande (idolo delle adolescenti) o Paul Guilfoyle (uno degli interpreti fissi di C.S.I. Las Vegas, presente qui come generale del Pentagono in un delizioso cameo). Ma il filo della storia credo sia chiaro. E la sua morale anche.

Il film mette alla berlina varie caratteristiche del nostro tempo. C’è il predominio della finzione sulla realtà: e anche se l’impatto del reale sulle idee indotte dalle campagne di comunicazione alla fine arriva, lo fa comunque troppo tardi. Incontriamo l’assenza di scrupoli, ma anche l’impreparazione e l’ignoranza, che caratterizzano la politica. C’imbattiamo nelle disastrose conseguenze  di comportamenti dettati solo dalla ricerca dell’utile individuale, invece che dal perseguimento del bene comune.

Alla fine, il film ci dice che, purtroppo, non riusciremmo a cambiare rotta neppure se il non farlo provocasse la fine del mondo. Le nostre abitudini, i nostri appetiti, i nostri vizi sono tanto radicati da non poterli modificare neppure di fronte al pericolo di estinzione. Sembra la fotografia di quello che, in effetti, sta accadendo: magari più lentamente di quanto non si verifichi con il subitaneo impatto di una cometa, ma in maniera altrettanto irreversibile. Questa, però, è solo una fiction. Nella realtà riusciremo mai a evitare il disastro?

Prof. Adriano Fabris

| © unsplash.com
3 Febbraio 2022 | 13:55
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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