Nei paesi di Besano, Clivio e Viggiù, questi giovani scout che agivano in clandestinità aiutavano chi cercava riparo in Svizzera a percorrere i boschi della zona per passare la frontiera. Si trattava per lo più di far fuggire famiglie con bambini, male equipaggiate per affrontare le montagne, soprattutto in inverno, carichi di valige e spesso costretti a camminare nella neve con pedule di iuta.
Scout: la storia di confine delle «Aquile Randagie» è diventata un film
La storia delle Aquile Randagie rivive oggi nel film del regista-capo scout Gianni Aureli. In anteprima mondiale, è stato presentato come evento speciale alla 49° edizione del Giffoni Film Festival, ieri lunedì 22 luglio. Una storia che riporta ai tempi del fascismo in Italia e che non è solo italiana: perché racconta di un gruppo di scout di Milano e Monza, della loro fede e del loro coraggio. Un gruppo che negli anni oscuri agì nella clandestinità diventando indispensabile punto di organizzazione e di appoggio per tantissimi fuggiaschi, ebrei e altri perseguitati, che dall’Italia tentarono in quegli anni, attraverso i sentieri di confine tra Varesotto e Ticino, un riparo in Svizzera.
Vi proponiamo uno stralcio dell’intervista che il regista Gianni Aureli ha rilasciato al Settimanale della Diocesi di Como e il trailer del film. «Questi ragazzi, sia storicamente che nel film, decidono di opporsi al regime, da subito. E lo fanno non tanto per spocchia, supponenza, ma per mantenere la promessa scout e vivere secondo gli ideali scout, fedeli ad un’educazione diversa da quella fascista. Nel film quello su cui abbiamo deciso di mettere di più l’accento è che gli scout agiscono in quel modo perché hanno promesso di aiutare il prossimo in ogni circostanza, fedeli all’idea che l’altro che hai davanti è sempre un essere umano e va aiutato, ovviamente nei limiti del possibile».
Giovani capaci di pensare con la propria testa e di opporsi a leggi ingiuste, al punto da essere disposti a dare anche la vita. Qui il trailer: