Santa Chiara d'Assisi
Papa e Vaticano

Santa Chiara modello di coraggio nel seguire Cristo

«Ha saputo vivere con coraggio e generosità la sua adesione a Cristo»: ha ricordato con queste parole Papa Francesco, stamattina, all’udienza generale, Santa Chiara d’Assisi, di cui oggi la Chiesa fa memoria. Il Pontefice ha anche esortato ad imitarne il «luminoso modello»,  invitando a «rispondere fedelmente alla chiamata del Signore» come ha fatto lei. Una scelta radicale quella di Chiara che però non ha significato allontanarsi dal mondo, bensì aprirsi misericordiosamente agli altri e soprattutto ai poveri, come spiega suor Massimiliana Panza, clarissa urbanista del Monastero Santa Chiara di Ravello:

Cosa c’è alla radice della scelta di Santa Chiara?

Il progetto di Chiara era osservare il Vangelo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità; questo è l’incipit della sua regola. La scelta di vita claustrale, da parte di Chiara, non era il fine ma uno strumento mediante il quale poter vivere la propria vocazione di obbedienza radicale a Cristo sull’esempio di Francesco. La sua scelta di vivere il Vangelo nella clausura era un nuovo modo di essere poveri nel mondo, condividendo la sorte degli ultimi, in modo da rendere visibile e credibile il messaggio evangelico che è la misericordia. Misericordia significa avere il cuore accanto a coloro che vivono una condizione di povertà e di miseria spirituale o materiale. Per cui, la scelta di vita claustrale, per Chiara non era una fuga dal mondo, ma era, piuttosto, un’apertura misericordiosa al mondo che la circondava, così che potesse essere un dono ai poveri, per i poveri, spirituali e materiali, come un prolungamento di quanto Dio ha fatto con noi.

Chiara non vedeva la clausura quindi come una vita confinata e chiusa al mondo, anzi vi ha scoperto la grandezza del cuore umano abitato da Dio…

È la grandezza del cuore umano abitato da Dio che lei ha scoperto e che l’ha spinta a fare questa scelta oblativa di una vita contemplativa claustrale. I contenuti essenziali sono due: la condivisione della vita con gli ultimi e la contemplazione del cuore umano abitato da Dio. Questo implica, innanzitutto, la conoscenza di tutto quello che ci circonda e, soprattutto, è la meditazione continua e assidua degli eventi della vita personale, comunitaria, sociale, ecclesiale, alla luce della parola di Dio, in modo da poter unificare e comprendere, per quanto possibile, il significato ultimo del mondo. Quella è la contemplazione: meditare e vedere quella linea di unificazione fra cielo e terra.

Ascolta l’intervista a suor Massimiliana Panza su Vatican News

Santa Chiara d'Assisi
11 Agosto 2021 | 15:34
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