Svizzera

RKZ: Daniel Kosch su sinodalità e Chiesa in Svizzera

Come Segretario generale della Conferenza centrale cattolica romana della Svizzera (RKZ) Daniel Kosch ha vissuto da vicino il processo sinodale in Svizzera. Interpellato al riguardo da Vaticannews, descrive anzitutto la situazione delle Chiese in Svizzera, nelle quali «non molto diversamente da altre confessioni e religioni, si riscontra anzitutto una diminuzione del numero dei fedeli, tema che torna alla ribalta quando si discute della cosiddetta Kirchenaustritt (ndr. l’uscita solo formale dalla Chiesa, smettendo di pagare l›imposta di culto). A ciò si aggiunge una mancanza di unità interna, una crescente diversificazione di idee e opinioni, ciò che comunque non ci deve frenare, perché come dice Papa Francesco, è possibile, anche nella Chiesa, ritrovarsi per discutere posizioni diverse».

Spesso – fanno notare i giornalisti di Vaticannews –  la Svizzera dall’esterno viene percepita come un «Sonderfall», ovvero un insieme, anche dal punto di vista religioso, molto complesso. Lo confermano le diversità tra Svizzera tedesca e francese. «È una differenza che concerne il modo di essere, di esprimersi come Chiesa, di festeggiare come Popolo. Ma in fin die conti, come dimostrano studi sociologici sull’argomento, non siamo nemmeno tanto diversi gli uni dagli altri», afferma Kosch.

Quanto al dialogo con la Chiesa riformata, per Kosch «da entrambe le parti c’è consapevolezza che molte sfide potranno essere affrontate solo assieme, dialogando con le altre dimensioni della società, ad esempio la politica». Tuttavia, su un piano teologico, «la questione del dialogo rimane aperta. Siamo spesso ancora troppo ancorati, anche nel campo dell’ecumenismo, a idee del passato, di cui tuttavia non sappiamo bene l’origine e non sentiamo più nostre».

Infine, il tema della sinodalità su cui Kosch riflette soprattutto pensando alla situazione della Chiesa nella Svizzera interna: «Se penso alla situazione in cui viviamo, con il cosiddetto «sistema duale», da una parte i compiti che vengono dati alle Chiese cantonali dal governo e dall’altra i compiti più interni all comunità stessa, di tipo pastorale, vedo che c’è un senso di ripartizione dei compiti quasi insormontabile. Tendiamo, in Svizzera, a pensare in modo sistematico: da una parte chi si occupa della pastorale e della spiritualità (appunto la maggior parte dei fedeli), dall’altra chi si occupa di soldi e questioni strutturali. Solo adesso, con la consultazione sinodale, credo, si sta ricostruendo l’unità. La Chiesa è di tutti e tutti se ne devono occupare integralmente».

Vaticannews.de/red

| © Christian Murer
18 Novembre 2022 | 18:27
Tempo di lettura: ca. 1 min.
dialogo (112), intervista (94), rkz (7), sinodalità (16), svizzera (540)
Condividere questo articolo!