Il pubblico presente al Centro Cittadella a Lugano mercoledì sera per ascoltare la prof. ssa Lucia Vantini e il filosofo Massimo Diana.
Ticino e Grigionitaliano

Ritrovare la «fede persa» per far rifiorire la vita

di Corinne Zaugg

È una esortazione esistenziale concreta ed essenziale quella proposta dai nove incontri previsti dallo «Studio biblico ecumenico» per l’anno 2023/24. «Lasciatevi trasformare» è infatti il cappello sotto il quale nascono e il riferimento biblico è la lettera di Paolo ai Romani. Siamo ormai quasi al giro di boa del ciclo di incontri, che si svolgono in maniera itinerante tra il Centro Cittadella, la Chiesa evangelica Battista e la Chiesa riformata di Lugano.

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Don Italo Molinaro, moderatore della serata. Sullo schermo i due ospiti collegati online.

Partiti l’11 ottobre, mercoledì scorso per il tradizionale evento speciale di inizio anno, il tema della serata verteva sui termini «fede» e «fiducia», per le lingue moderne due termini distinti, ma che nella Bibbia vengono espressi mediante un’unica e stessa parola. Ospiti della serata in collegamento online: Lucia Vantini, presidentessa del Coordinamento delle teologhe italiane e l’analista filosofo Massimo Diana.

Per introdurre la serata al Centro Cittadella, il padrone di casa, don Italo Molinaro è partito da un brano musicale degli anni ’70 in cui Lucio Battisti implora che gli venga (ri)data la fede per saper porre fine alla sua folle corsa. La fede invocata, quindi, come antidoto ad una corsa senza senso. Da qui sono partiti i relatori della serata per parlare di vita, di quotidianità, di fede presente e passata.

A chi chiedere la restituzione della fede? Quale fede, poi? Una che appartiene al nostro passato o piuttosto una fede nuova? «Se pretendo che qualcuno mi restituisca la fede, o il bene che non ho più, che non ho ricevuto, che cerco, che mi possa riparare l’anima» ha spiegato Vantini, «corro il pericolo di partire sulla difensiva, pretendendo un indennizzo, una restituzione e accade una «sfioritura della vita». Il punto di partenza dovrebbe invece essere quello di riuscire a vedere un Dio che sa umanizzare la nostra vita. Che è sempre presente. Nella lettera di Paolo ai Romani facciamo proprio questa scoperta: quella di un Dio che è già qui. Senza bisogno di pagare chi sa che prezzo per farlo avvicinare, chissà quale penitenza. È una volta che siamo entrati nella relazione, che questa andrà custodita, curata: esattamente come accade in una relazione d’amore».

Anche per Massimo Diana per riuscire a passare dal grande «dolore cosmico» ad una «fiducia cosmica», la strada passa attraverso la cultura della cura. Perché, e lo dicono anche le neuroscienze, la relazione cura e questa ingordigia che caratterizza molte delle nostre scelte non è altro che l’espressione che prende la nostra angoscia esistenziale. «In un universo che non contempla l’esistenza di Dio, è l’uomo che prende il suo posto». Grande, in questo universo che sembra privo di senso, è il potere curante delle storie. Dice Diana: «Dentro la storia c’è la quintessenza di quello che l’uomo ha imparata dalla vita». E uno dei più grandi libri di storie è proprio la Bibbia, aggiunge Vantini: «Un enorme patrimonio per tutti, non solo per i cristiani». Dal pubblico, a riprova di quanto detto, sono state condivise soprattutto storie esistenziali, come a sottolineare che Dio è già presente nella nostra quotidianità. La scommessa è lasciargli spazio, aprendo le nostre vite alla relazione con Lui, con noi, con gli altri.

Il pubblico presente al Centro Cittadella a Lugano mercoledì sera per ascoltare la prof. ssa Lucia Vantini e il filosofo Massimo Diana.
15 Gennaio 2024 | 13:31
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