Papa e Vaticano

Quattro anni fa il Papa in Chapas chiedeva perdono ai popoli indigeni

Nell’Esortazione apostolica post-sinodale «Querida Amazonia«, Papa Francesco rinnova l’invito ad impegnarsi per la tutela dei diritti dei popoli originari. «L’interesse ad avere cura dei valori culturali dei gruppi indigeni – si legge nel documento – dovrebbe appartenere a tutti, perché la loro ricchezza è anche la nostra».

È una sollecitudine, quella di Francesco per i popoli indigeni, che unisce vari momenti del Pontificato. Uno di questi si è vissuto esattamente quattro anni fa, il 15 febbraio del 2016. È il giorno in cui il Papa presiede la Santa Messa con le comunità indigene del Chapas. In questa regione, abitata da 12 popolazioni originarie, si respira l’anima multiculturale del Messico.

Il Papa chiede perdono agli indigeni

Nel centro sportivo municipale di San Cristóbal de Las Casas, sono oltre centomila i fedeli che accolgono il Pontefice tra colori, canti e musiche. Le letture vengono pronunciate nelle lingue indigene e, per l’occasione, il Pontefice consegna un Decreto che autorizza l’utilizzo di questi idiomi nella liturgia. Un momento di grande intensità durante la Messa è la preghiera dei fedeli pronunciata in lingua locale da un rappresentante indio. Nell’omelia, il Papa chiede perdono per le ferite inferte a questi «popoli» che molte volte, «in modo sistematico e strutturale», sono stati «incompresi ed esclusi dalla società»:

«Alcuni hanno considerato inferiori i loro valori, la loro cultura e le loro tradizioni. Altri, ammaliati dal potere, dal denaro e dalle leggi del mercato, li hanno spogliati delle loro terre o hanno realizzato opere che le inquinavano. Che tristezza. Quanto farebbe bene a tutti noi fare un esame di coscienza e imparare a dire: perdono! Perdono, fratelli! Il mondo di oggi, spogliato dalla cultura dello scarto, ha bisogno di voi!».

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Il Papa chiede perdono agli indigeni

Nel centro sportivo municipale di San Cristóbal de Las Casas, sono oltre centomila i fedeli che accolgono il Pontefice tra colori, canti e musiche. Le letture vengono pronunciate nelle lingue indigene e, per l’occasione, il Pontefice consegna un Decreto che autorizza l’utilizzo di questi idiomi nella liturgia. Un momento di grande intensità durante la Messa è la preghiera dei fedeli pronunciata in lingua locale da un rappresentante indio. Nell’omelia, il Papa chiede perdono per le ferite inferte a questi «popoli» che molte volte, «in modo sistematico e strutturale», sono stati «incompresi ed esclusi dalla società»:

«Alcuni hanno considerato inferiori i loro valori, la loro cultura e le loro tradizioni. Altri, ammaliati dal potere, dal denaro e dalle leggi del mercato, li hanno spogliati delle loro terre o hanno realizzato opere che le inquinavano. Che tristezza. Quanto farebbe bene a tutti noi fare un esame di coscienza e imparare a dire: perdono! Perdono, fratelli! Il mondo di oggi, spogliato dalla cultura dello scarto, ha bisogno di voi!».

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15 Febbraio 2020 | 14:16
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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