Mons. Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito di Lugano.
Ticino e Grigionitaliano

Petizione sul cambiamento della legge sulla nomina del vescovo di Lugano: l'emerito Grampa al Cdt su tempi, modi, motivazioni

Torna in intervista al Corriere del Ticino il vescovo emerito di Lugano mons. Grampa sull’iniziativa promossa da alcuni privati cittadini di raccogliere firme a favore di un cambiamento dell’accordo tra Stato e Chiesa per la nomina del vescovo di Lugano, accordo del 1968 che vuole che il candidato sia scelto tra preti di «cittadinanza ticinese». La necessità di dover provvedere ad un nuovo vescovo per la diocesi ticinese è stata causata dalla inattesa e improvvisa rinuncia al governo della diocesi di Lugano, nell’ottobre 2022, da parte del vescovo Lazzeri. Grampa qui si esprime sulla raccolta di firme. «I tempi, i modi, le motivazioni. Tutto, in questa vicenda, non mi convince. Il problema l’avevo posto anch’io, nel settembre 2011. Nessuno, però, ci è mai tornato sopra. Se fosse stato così urgente, così importante, sarebbe andata diversamente. Abbiamo avuto 12 anni per discuterlo, per fare i giusti passi. Niente. E proprio adesso salta fuori all’improvviso l’urgenza di cambiare?».

E prosegue nell’intervista pubblicata dal Cdt, riprendendo un suo testo di una lettera pastorale che recentemente ha pubblicato anche in catholica/cdt e su catt.ch. «Ascolti che cosa scrivevo nel capitolo 8: «La norma del ressortissant tessinois, legata al momento in cui la diocesi di Lugano è nata, è stata sentita subito come troppo restrittiva. Ma intanto è ancora valida e da rispettare. Si voleva infatti garantire non tanto la diocesanità del candidato, quanto la sua «ticinesità» nel contesto svizzero».

Grampa al Cdt, così spiega gli attuali accordi Chiesa e Stato: «È per rispettare il federalismo che c’è quella norma – spiega monsignor Grampa – è stato deciso così per dare riconoscimento alla terza cultura del Paese, anche in campo ecclesiastico. Altre diocesi della Svizzera interna hanno un loro regolamento particolare: a Basilea il vescovo lo eleggono i 18 canonici, a Coira abbiamo visto addirittura respingere la terna del Papa. Si può cambiare? Ma certo che si può. Si deve cambiare? Ecco, su questo dico: dipende dai modi, dai tempi e dalle ragioni che si adducono. Io sono rimasto perplesso quando ho letto la petizione. E pur riconoscendo agli iniziativisti ogni buona intenzione, non condivido il loro entusiasmo per le 2.200 firme raccolte. Perché vuol dire che ci sono almeno altri 200 mila ticinesi che non hanno firmato».

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Mons. Pier Giacomo Grampa, vescovo emerito di Lugano. | © catt
20 Marzo 2023 | 11:27
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