Per leggere il Vangelo nelle domeniche verso il Natale

a cura del Coordinamento della Formazione Biblica della Diocesi di Lugano

Lc 3,10-18 (III domenica di Avvento nel rito romano – commento di Stefano Zeni[1])

10E le folle lo interrogavano dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». 11E rispondendo diceva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». 12Vennero anche dei pubblicani per essere battezzati, e gli dissero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14Lo interrogavano anche alcuni soldati dicendo: «E noi che dobbiamo fare?». E disse loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno e accontentatevi delle vostre paghe». 15Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, 16Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei suoi sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. 17Nella sua mano c’è il suo ventilabro: (è) per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile». 18Esortando(li) dunque anche su molti altri punti, evangelizzava il popolo.

vv. 8-14: la gente vuole capire in che cosa consistano questi frutti e Luca, con uno schema ternario fatto di domande-risposte, presenta alcuni casi esemplari che mettono in evidenza un unico aspetto: l’amore per il prossimo. Le folle, i pubblicani, i soldati non sono invitati a cambiare mestiere, ma a vivere al meglio la loro professione facendo della condivisone, della giustizia e del rispetto uno stile di vita.

vv. 15-18: Provocato dalla domanda del popolo circa la sua identità messianica, Giovanni la nega e annuncia la venuta di uno «più forte», un Messia il cui battesimo si realizzerà non mediante l’acqua, ma in «Spirito Santo e fuoco» (cfr. At 2,1-3). Le parole del Battezzatore inseriscono il lettore in un contesto escatologico e lo aiutano a riflettere sul ruolo di Cristo a cui spetterà dividere il frumento dalla pula per un giudizio che in parte sarà di salvezza (lo Spirito Santo), in parte di condanna e/o di purificazione (il fuoco). Con una frase conclusiva, Luca riassume la predicazione del Battezzatore ponendola sotto il segno di un’esortazione e di un lieto annuncio; Giovanni non è un profeta di sventura, ma il precursore che orienta i suoi ascoltatori alla salvezza operata dal Messia.

Giovanni 3,23-32a (V domenica di Avvento nel rito ambrosiano – commento di Fabrizio Filiberti[2])

Passaggio di testimone: il precursore lascia spazio a colui che doveva venire. Non solo una sostituzione fisica, ma una nuova logica dell’apparire della Parola nella storia e della forma necessaria del credere.

23E c’era anche Giovanni, battezzando, a Ennòn, vicino a Salèim, perché c’era là molta acqua; e (le persone) si presentavano e venivano battezzate. 24Infatti Giovanni non era stato ancora gettato in prigione. 25Avvenne dunque una discussione, a partire dai discepoli di Giovanni, con un Giudeo riguardo la purificazione. 26E andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco: egli sta battezzando e tutti vengono a lui». 27Giovanni rispose e disse: «Una persona non può prendersi alcunché, qualora non gli sia stato dato a partire dal cielo. 28Voi stessi mi siete testimoni che dissi: «Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui». 29Colui che ha la sposa è lo sposo; l’amico dello sposo che è presente e l’ascolta, esulta visibilmente di gioia alla voce dello sposo. Questa, dunque è la mia gioia evidente, ed è giunta a pieno compimento. 30Egli deve crescere e io invece diminuire. 31Chi viene dall’alto è al di sopra di tutto; ma chi è dalla terra, dalla terra è e dalla terra parla. Chi viene dal cielo [è al di sopra di tutto]. 32Quanto ha visto e ascoltato, di ciò egli dà testimonianza.

vv. 22-24: Riprende la quotidianità che connota la prima fase dell’agire di Gesù al seguito del Battezzatore. Gesù ha già dei discepoli, ma non disdegna di essere anche lui «discepolo» al seguito del «cugino», imitandolo: infatti, battezzava. Ciò costituisce l’antefatto del dialogo seguente. Le «cose» accadute (v. 22a) sono state rilevanti. Cana, Tempio, Nicodemo sono incontri simbolici: l’umano bisognoso, l’umano potere di abusare anche dei valori più grandi, l’umana faticosa ricerca della verità. Molti corrono al battesimo purificatore di Giovanni, anelito di una società che vuole risvegliarsi. Gesù partecipa a tale movimento in prima persona. L’agitata scena, ricca di azioni (andare, venire, fare), la localizzazione in Giudea, l’imminente carcerazione di Giovanni, colorano il quadro.

vv. 25-26: Occorre prendere posizione su quanto accade. C’è un evidente scavalco rispetto a quello «che era… al di là del Giordano». Al nuovo «rabbi» accorrono in tanti, probabilmente più che al fondatore del movimento battista. Che cosa li differenzia? Quale tipo di «purificazione» è in discussione (v. 25)? I discepoli del Battezzatore devono darne ragione a un giudeo che pone un legittimo quesito. Come a dire: da chi è meglio che vada a farmi battezzare? Storicamente, vi è l’eco delle successive discussioni tra discepoli del Battezzatore e discepoli di Gesù (testimoniate anche dai sinottici – cfr. Mc 2,18).

vv. 27-30: Il primo blocco della risposta del Battezzatore richiama la questione messianica discussa con gli emissari giudei (cfr. 1,19-23). Ritorna la «testimonianza» data allora (e qui richiamata: vv. 26.28) sulla differenza qualitativa tra lui e Gesù. I fatti ne sono un’ulteriore conferma e autentificazione autorevole (v. 27). La precedenza di Giovanni è nella linea del precursore (cfr. 1,8), di colui il quale, pur venendo dopo, era prima (1,30). Il mashal (= proverbio, racconto sapienziale), immediatamente comprensibile, sulle nozze e l’amico dello sposo (figura istituzionale, che aveva il compito di custodire la sposa in attesa del giorno fissato e fare da testimone) sigilla l’argomen­tazione cristologica del vangelo. L’amico e custode deve ritrarsi. Non si precisa chi sia la sposa: si può intendere la comunità (dei credenti) che vive così la gioia del tempo messianico.

vv. 31-32: Più che parole del Battezzatore, risuona la riflessione dell’evangelista. Evocando l’episodio di Nicodemo, si ribadisce una differenza antropologica tra chi viene dall’alto e chi viene dalla terra, tra coloro nei quali abita lo Spirito della rinascita e quelli abitati dalla sola carne (cfr. 3,6). Qui però il discorso si applica al Figlio mandato nel mondo (cfr. 3,16): come tutti gli inviati, viene dall’alto, ma ora egli è la luce attesa, viene dal cielo, da Dio. Egli è la testimonianza (v. 32) perché si connota di quella visione che solo il Figlio possiede e comunica, benché inutilmente (cfr. 1,11)!


[1] Nato a Rovereto (TN) nel 1973, è presbitero cattolico dell’Arcidiocesi di Trento. Ha conseguito la licenza in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico e il dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana. A Trento insegna Nuovo Testamento presso l’Istituto Teologico Affiliato del Seminario e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Romano Guardini», istituzioni accademiche di cui attualmente è Direttore. È docente anche presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Bolzano e collabora con altre Istituzioni accademiche in Italia e all’estero. È membro del Progetto internazionale di ricerca Evangelium und Kultur. Ha pubblicato La simbolica del grido nel Vangelo di Marco. Aspetti antropologici e teologici, EDB, Bologna 2019.

[2] Nato a Novara nel 1958, sposato e padre di famiglia, è stato per molti anni docente di religione cattolica nelle Scuole Superiori italiane. Biblista, Presiede «Città di Dio«, Associazione ecumenica di cultura religiosa (www.cittadidio.it) di Invorio (NO). Tra i suoi saggi: Povertà e mercato globale, Pardes, Bologna 2004; L’esperienza di Gesù, Pardes, Bologna 2006; L’uomo, la donna, l’amore, ilmiolibro.it, Roma 2010; Piccoli, poveri e peccatori, ilmiolibro.it, Roma 2012; (con M. Simonotti), Sulla cattiva strada. la spiritualità di Fabrizio De André, Moretti & Vitali, Bergamo 2014; Resurrexit. L’annuncio cristiano in discussione, ilmiolibro.it, Roma 2015.

12 Dicembre 2021 | 07:13
Tempo di lettura: ca. 5 min.
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