Per leggere il Vangelo nelle domeniche verso il Natale

a cura del Coordinamento della Formazione Biblica della Diocesi di Lugano

Lc 3,1-6 (II domenica di Avvento nel rito romano – commento di Stefano Zeni[1])

Luca descrive l’attività di Giovanni il Battezzatore attraverso quattro scene: la chiamata (vv. 1-6); la catechesi (vv. 7-14); l’annuncio (vv. 15-18) e l’arresto (vv. 19-20), episodio con il quale il Battezzatore cede la scena a Gesù (vv. 21-22).

1 Nell’anno decimo quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilène, 2 sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio fu su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto. 3 Ed egli venne in tutta la regione del Giordano, proclamando un battesimo di cambiamento di mentalità per il perdono dei peccati, 4 com’è stato definitivamente scritto nel libro del profeta Isaia:

Voce di uno che grida nel deserto:

Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!

5 Ogni burrone sarà riempito,

ogni monte e ogni colle sarà abbassato;

i passaggi tortuosi saranno raddrizzati,

i luoghi impervi diverranno strade pianeggianti.

6 E ogni persona, pur nella sua fragilità,

vedrà la salvezza di Dio! [Is 40,3-5]

vv. 1-3: Luca è il «teologo della storia» e come tale, ancora una volta (cfr. 2,1-2), è attento a offrire al lettore precise coordinate sincroniche. Nominando i capi politici romani, quelli giudei e le autorità religiose del tempo, egli data l’inizio del ministero di Giovanni tra il 28 e il 29 d.C. In un frammentato e problematico contesto politico-religioso, Dio dà compimento alle sue promesse e interviene nella storia universale facendo sentire la sua Parola salvifica. La chiamata di Giovanni avviene nel deserto e la sua missione continua poi «in tutta la regione del Giordano». Tale sottolineatura mette in evidenza che egli non è principalmente uno che battezza, ma un predicatore e un profeta chiamato a proclamare «un battesimo di cambiamento di mentalità per il perdono dei peccati».

vv. 4-6: Le parole di Giovanni sono una rilettura in chiave cristologica della profezia di Is 40,3-5-LXX – testo riportato anche da Mc 1,2-3 e Mt 3,3 – in cui la voce dell’araldo proclama il ritorno degli Israeliti dall’esilio babilonese. La promessa che Yhwh ha fatto al suo popolo ora diventa annuncio di salvezza universale per chiunque sia disposto a una metànoia personale.

Per un’introduzione globale alla lettura dell’intero brano di Luca 3,1-22, è disponibile su internet la registrazione dell’intervento di analisi e commento in proposito a cura del Prof. Ernesto Borghi, nel quadro del corso ABSI «Lettura ecumenica del vangelo secondo Luca»

Luca 19,28-38 (IV domenica di Avvento nel rito ambrosiano – commento di Gaetano Di Palma[2])

Il viaggio verso Gerusalemme è quasi al termine (v. 28). Il testo si presenta organizzato in tal modo: Gesù si prepara a entrare nella città santa (vv. 29-36) e a essere acclamato lì come Messia (vv. 37-40). In quella medesima giornata egli piange su di essa, prevedendone la distruzione (vv. 41-44), e caccia i mercanti dal Tempio, suscitando le ire dei capi dei sacerdoti e degli scribi (vv. 45-48).

28 E, dette queste cose, (Gesù) procedeva in avanti salendo verso Gerusalemme. 29 Come si avvicinò a Bètfage e a Betània, in direzione del monte detto degli Ulivi, mandò due dei discepoli 30 dicendo:«Andate nel villaggio di fronte; in esso, entrati, troverete un puledro (d’asina) legato, sul quale nessuna delle persone si è mai seduta, e sciogliendo(lo), conducetelo. 31 E se qualcuno vi chiede: «Perché (lo) sciogliete?», direte così: «Il Signore ha bisogno di lui». 32 Quelli (che erano stati) mandati, una volta partiti trovarono come aveva detto loro. 33 Mentre essi slegavano il puledro, i suoi signori[3] dissero loro: «Perché sciogliete il puledro?». 34 Essi dissero: «Il Signore ha bisogno di lui». 35 E lo condussero da Gesù; e, lanciati i loro mantelli sopra il puledro, sopra fecero salire Gesù[4]. 36 E, mentre egli procedeva, stendevano i loro mantelli sulla strada. 37 Come egli ormai si avvicinava alla discesa del monte degli Ulivi, cominciarono visibilmente gioiosi, tutta la moltitudine dei discepoli, a lodare Dio a gran voce, in merito a tutti gli atti di potenza che avevano veduto, 38 dicendo: «Benedetto – per sempre – colui che viene, il re, nel nome del Signore[5]. In cielo pace, e gloria negli (spazi) altissimi!».

v. 28: Gesù, lasciata la città di Gerico, affronta la strada in sali- ta con la quale, valicato il monte degli Ulivi, si giunge a Gerusa- lemme. Tale monte è citato nella profezia di Zc 14,4, dove si parla della venuta del Signore.

vv. 29-36: Questo brano si può suddividere in tre momenti. Nei vv. 29-31 Gesù impartisce istru- zioni sul reperimento della cavalcatura; nei vv. 32-34 i fatti si svolgono secondo quanto era stato predetto dal Maestro; nei vv. 35-36 Gesù si avvia con i discepoli verso Gerusalemme. La strada, proveniente da Gerico e percorsa da Gesù, passava nei pressi dei villaggi di Bètfage (vuol dire «casa dei fichi») e Betània. Salendo il Monte degli Ulivi, quindi, prima si costeggiava Betània, poi si giungeva sul versante occidentale passando vicino a Bètfage e, infine, si scendeva verso la valle del Cedron. Betània distava da Gerusalemme, secondo Gv 11,18, quindici stadi, ossia quasi tre chilometri; è situata sullo stesso luogo in cui attualmente si trova il villaggio arabo di El-’Azariye. Il testo non dice in quale dei due villaggi vengono inviati i discepoli a prendere il puledro e nemmeno i nomi di questi due discepoli sono indicati. Le istruzioni di Gesù, tuttavia, sono precise: egli prevede minutamente ciò che accadrà loro, da autentico profeta quale è.

La scelta dell’asino come cavalcatura riconduce all’intronizzazione di Salomone e a Zc 9,9-10: Gesù, essendo re, usa un asino su cui non è mai montato nessuno; però sceglie l’asino al posto del cavallo per significare la sua umiltà, secondo la profezia di Zaccaria. Inoltre egli, in quanto kýrios (Signore), dispone dell’asino che i suoi legittimi kýrioi (signori) gli concedono senza opporsi. Infine, la sua regalità è esplicitamente affermata dai discepoli, i quali mettono dei mantelli sull’asino e vi fanno sedere il Maestro e, ancora, stendono mantelli a terra al suo passaggio.

vv. 37-38: L’ingresso solenne a Gerusalemme è narrato da tutti gli evangelisti, con le dovute dif- ferenze. In Luca manca il grido «osanna» e l’agitare i rami, ma si accentua l’enfasi sulla regalità di Gesù non solo aggiungendo alla citazione del Sal 117,22 la parola «re» nel v. 38a, ma anche riecheggiando nel v. 38b il canto angelico di 2,14. L’orientamento verso la regalità appare palese pure dalla parabola precedente (vv. 11-27), dove ricorre il motivo del rifiuto di accogliere il re.

Per un’introduzione globale alla lettura dell’intero brano di Luca 19,28-48, è disponibile su internet la registrazione dell’intervento di analisi e commento in proposito a cura del Prof. don Stefano Zeni, nel quadro del corso ABSI «Lettura ecumenica del vangelo secondo Luca»


[1] Nato a Rovereto (TN) nel 1973, è presbitero cattolico dell’Arcidiocesi di Trento. Ha conseguito la licenza in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico e il dottorato in Teologia Biblica presso la Pontificia Università Gregoriana. A Trento insegna Nuovo Testamento presso l’Istituto Teologico Affiliato del Seminario e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose «Romano Guardini», istituzioni accademiche di cui attualmente è Direttore. È docente anche presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Bolzano e collabora con altre Istituzioni accademiche in Italia e all’estero. È membro del Progetto internazionale di ricerca Evangelium und Kultur. Ha pubblicato La simbolica del grido nel Vangelo di Marco. Aspetti antropologici e teologici, EDB, Bologna 2019. Per EDB dirige, con Chiara Curzel, la collana «Echi teologici».

[2] Nato a Portici (NA) nel 1964, presbitero cattolico, licenziato in Scienze Bibliche presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma e dottore in Teologia, è professore ordinario di Scienze Bibliche (Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli) e direttore del Seminario permanente di scienze bibliche della sezione «San Tommaso d’Aquino» della stessa Facoltà. Tra i libri più recenti: Pietro uomo nuovo in Cristo. Da pescatore ad apostolo: sondaggio nella letteratura lucana, Citta Nuova, Roma 2015; (con L. Parente) Alle sorgenti della misericordia. Il Vangelo di Luca, Passione Educativa, Benevento 2015; Cristo e la gioia nei vangeli sinottici, Sardini, Brescia 2016; con S. Infantino, «Tu sei Pietro». Primo degli apostoli e roccia della Chiesa, Artetetra, Capua (CE) 2019.

[3] 19,33. In questo verso Luca dà rilievo al contrasto: da un lato i signori del puledro, dall’altro il Signore.

[4] 19,35. Sullo sfondo del racconto si intravede il racconto dell’intronizzazione di Salomone (cfr. 1Re 1,38-40).

[5] 19,38. Questa acclamazione ricorda Lc 13,35.

5 Dicembre 2021 | 06:24
Tempo di lettura: ca. 5 min.
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