Papa e Vaticano

Pedofilia, la Corte europea nega il diritto a denunciare il Vaticano: come tutti gli Stati, la Santa Sede gode dell'»immunità»

La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha respinto oggi, con sei voti favorevoli ed uno contrario, la richiesta presentata da 24 querelanti di nazionalità belga che avevano citato in giudizio il Vaticano nei tribunali del loro paese per atti di pedofilia commessi da preti cattolici. Il caso riguardava in particolare un’azione risarcitoria contro la Santa Sede nonché contro diversi vertici della Chiesa cattolica del Belgio e di associazioni cattoliche per i danni provocati dal modo strutturalmente carente con cui la Chiesa avrebbe affrontato il problema di abuso sessuale al suo interno. I tribunali in Belgio avevano respinto le richieste invocando l’»immunità» della Santa Sede riconosciuta dai «principi di diritto internazionale». I querelanti si sono così rivolti alla Corte europea dei diritti dell’uomo che per la prima volta si è espressa su questo tema. In una sentenza resa nota oggi, la Corte si è pronunciata a favore della decisione presa dai tribunali belgi.  »La Corte – si legge nel comunicato della Cedu – ritiene che il rigetto (…) non si discostasse dai principi del diritto internazionale generalmente riconosciuto in materia di immunità statale» e che si applicano anche al Vaticano in «rispetto della sovranità di un altro Stato». Questa la motivazione della Cedu.

Di fatto, va anche ricordato che la Santa Sede non è il datore di lavoro dei preti di tutto il mondo, ma solo dei dipendenti dello Stato del Vaticano. Presbiteri e laici dipendono quasi sempre da datori di lavoro locali: istituzioni educative cattoliche, istituti religiosi locali, diocesi locali. Una richiesta simile a questa era già stata oggetto di dibattito pubblico in occasione degli abusi di inizio anni 2000 nella Chiesa negli Stati Uniti, con un esito analogo.

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12 Ottobre 2021 | 21:12
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