Il Papa: «Gesù non vi chiama a essere prìncipi, ma a servire»

«Gesù non vi chiama a essere prìncipi nella Chiesa, ma a servire». Francesco «creaˮ cinque nuovi cardinali e ricorda loro il compito a cui sono chiamati. È breve l’omelia che il Papa ha scritto per la consegna della berretta rossa – segno della fedeltà fino all’effusione del sangue per la fede – ai cinque nuovi porporati di questo mini-concistoro, deciso per mantenere sempre al completo il collegio degli elettori del futuro Papa, cioè i cardinali con meno di ottant’anni di età. Hanno ricevuto la berretta Jean Zerbo arcivescovo di Bamako (Mali), Juan José Omella Omella arcivescovo di Barcellona (Spagna), il carmelitano Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma (Svezia); Luis Marie-Ling Mangkhanekhoun, vicario apostolico di Paksé (Laos) e Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare di San Salvador (El Salvador).

 

A parlare, come criterio della scelta, sono le cinque biografie. Zerbo è considerato un protagonista di primo piano nell’opera di riconciliazione del Paese, con il suo stile sempre aperto al dialogo e all’incontro e la sua nomina lancia un messaggio di concordia e di unità al popolo del Mali che spera in una pace finora mai completamente raggiunta. Un mese fa, poco dopo l’annuncio della nomina, il nome di Zerbo era comparso in un reportage sugli «Swissleaksˮ pubblicata su Le Monde a proposito di conti milionari in Svizzera a disposizione della diocesi. La sua presenza a Roma sembra indicare che l’inchiesta interna ha chiarito la sua posizione.

 

Omella è un parroco con esperienza di missionario in Africa nello stile dei padri bianchi, impegnato nelle organizzazioni solidali ma anche con forte esperienza di governo con molti anni alla guida di importanti diocesi spagnole. Arborelius, uomo di dialogo, è il primo vescovo cattolico di origine svedese dai tempi della riforma luterana e primo cardinale dei Paesi nordici europei. Ling Mangkhanekhoun, ordinato sacerdote in un campo profughi, nel pieno della guerriglia che insanguinava il suo Laos, è stato a lungo prigioniero: Francesco lo aveva incontrato lo scorso gennaio rimanendo commosso dai suoi racconti e dalla sua fede profonda, priva di sentimenti di rivalsa e di recriminazione come in ogni vera esperienza di martirio. Rosa Chavez è stato amico e stretto collaboratore del vescovo beato e martire Oscar Arnulfo Romero: è la prima volta che un ausiliare ancora in carica viene creato cardinale.

 

Il discorso iniziale di ringraziamento al Papa non è stato fatto dal primo della lista dei nuovi porporati Zerbo, ma dallo spagnolo Omella, che a nome di tutti ha detto: «A differenza dei pregi mondani, nella Chiesa non ci sono altri titoli di quelli che segnano il cammino di un servizio più solerte ed impegnato per l’annuncio del Vangelo e il riscatto nel nome del Signore di tutti, soprattutto dei più bisognosi… Non vogliamo essere una Chiesa autoreferenziale. Vogliamo essere – ha aggiunto – una Chiesa pellegrina per le strade del mondo alla ricerca di tutti».

 

Papa Bergoglio ha iniziato l’omelia partendo dalle parole del Vangelo appena proclamato, che descrivono Gesù mentre cammina davanti ai discepoli e va verso Gerusalemme, cioè verso la sua Passione e morte. Ma tra il cuore di Gesù – ha spiegato Francesco – e i suoi seguaci, «c’è una distanza, che solo lo Spirito Santo potrà colmare». Essi infatti sono «distratti da interessi non coerenti con la «direzione» di Gesù, con la sua volontà che è un tutt’uno con la volontà del Padre. Ad esempio – abbiamo sentito – i due fratelli Giacomo e Giovanni pensano a come sarebbe bello sedere alla destra e alla sinistra del re d’Israele. Non guardano la realtà! Credono di vedere e non vedono, di sapere e non sanno, di capire meglio degli altri e non capiscono…».

 

La realtà invece, ha continuato il Pontefice, è tutt’altra, «è quella che Gesù ha presente e che guida i suoi passi. La realtà è la croce, è il peccato del mondo che Lui è venuto a prendere su di sé e sradicare dalla terra degli uomini e delle donne. La realtà sono gli innocenti che soffrono e muoiono per le guerre e il terrorismo; sono le schiavitù che non cessano di negare la dignità anche nell’epoca dei diritti umani; la realtà è quella di campi profughi che a volte assomigliano più a un inferno che a un purgatorio; la realtà è lo scarto sistematico di tutto ciò che non serve più, comprese le persone».

 

È questo, ha sottolineato il Papa, che «Gesù vede, mentre cammina verso Gerusalemme. Durante la sua vita pubblica Egli ha manifestato la tenerezza del Padre, risanando tutti quelli che erano sotto il potere del maligno. Adesso sa che è venuto il momento di andare a fondo, di strappare la radice del male, e per questo va risolutamente verso la croce».

 

Francesco ha ricordato ai nuovi cardinali: «Gesù «cammina davanti a voi» e vi chiede di seguirlo decisamente sulla sua via. Vi chiama a guardare la realtà, a non lasciarvi distrarre da altri interessi, da altre prospettive. Lui non vi ha chiamati a diventare «prìncipi» nella Chiesa, a «sedere alla sua destra o alla sua sinistra». Vi chiama a servire come Lui e con Lui. A servire il Padre e i fratelli. Vi chiama ad affrontare con il suo stesso atteggiamento il peccato del mondo e le sue conseguenze nell’umanità di oggi. Seguendo Lui, anche voi camminate davanti al popolo santo di Dio, tenendo fisso lo sguardo alla croce e alla risurrezione del Signore».

 

Insieme al «biretum rubrumˮ, il classico tricorno color porpora, e all’anello cardinalizio, i cinque nuovi porporati hanno ricevuto anche la pergamena con il «titoloˮ, cioè l’assegnazione di una chiesa della diocesi di Roma, della quale orano entrano a far parte. Zerbo ha avuto quello della parrocchia di Sant’Antonio da Padova sulla Tuscolana; Omella quella della basilica di Santa Croce in Gerusalemme (la chiesa dove sono custodite le reliquie ritrovare da sant’Elena, la madre di Costantino, durante le sue ricerche in Terra Santa); Arborelius il titolo di Santa Maria degli Angeli; Ling Mangkhanekhoun quello di San Silvestro in Capite; infine Rosa Chavez quello del Santissimo Sacramento a Tor de’ Schiavi. Al termine della celebrazione del concistoro, Papa Francesco e i nuovi cardinali – come già era accaduto all’ultimo concistoro celebrato l’anno scorso – si sono recati al monastero «Mater Ecclesiaeˮ per incontrare l’emerito Benedetto XVI.

Andrea Tornielli (VaticanInsider)

28 Giugno 2017 | 17:36
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