Il maestro Vincenzo Giudici in visita al Centro pastorale S. Giuseppe di Lugano durante l'intervista (foto catt.ch.)
Ticino e Grigionitaliano

Vincenzo Giudici si racconta alla vigilia della sacra rappresentazione «Giobbe» in cattedrale a Lugano

di Laura Quadri

Verrà messa in scena il 12 novembre, alle 17 nella Cattedrale di Lugano, su iniziativa dell’Associazione degli «Amici della musica in_Cattedrale» e dei suoi ex coristi, unitamente alla «Cantoria di Giubiasco», la Corale S. Maria dei Miracoli di Morbio Inferiore e l’ensemble «Larius» dirette da Michele Tamagni e Franco Caccia, la sacra rappresentazione «Giobbe, il mistero della sofferenza», adattata dal maestro Vincenzo Giudici. La pièce originariamente proposta da padre Callisto Caldelari, è la seconda elaborata da Giudici per la «Cantoria», dopo quella dedicata a S. Nicolao della Flüe nel 2017 in occasione del 600esimo anniversario della nascita. L’evento si terrà in Cattedrale per sottolineare l’impegno del maestro che per quasi 50 anni e fino al 2018 ha diretto il suo Coro.

L’adattamento

«Per questo nuovo adattamento – spiega Giudici – ho optato per una forma più oratoriale e meno scenografica rispetto alla versione di padre Callisto, per conferire maggior coerenza e organicità ai numerosi interventi del coro. Allo stesso tempo ho voluto mettere in rilievo le argomentazioni dei tre amici, che nel racconto biblico, per consolare Giobbe, lo invitano a riconoscere le sue colpe. Giobbe replicherà professandosi innocente fino a perdere la proverbiale pazienza e chiamando infine in causa anche Dio».

Gli inizi negli anni Sessanta

L’avvicinamento alla musica sacra e l’inizio del percorso di cui domani si farà memoria inizia nel ›60, quando Giudici giunto a Lugano dalla Leventina conosce Enrico Morresi, il quale «dirigeva una Schola cantorum parrocchiale, che già prima del Concilio, a metà degli anni Cinquanta, seguendo i suggerimenti di un profetico manualetto, Il popolo alla messa, proponeva canti in italiano per la Messa allora ancora celebrata in latino. Cercavano un musicista; mi sono incuriosito, e questa curiosità ha segnato il mio destino».

Il periodo del Concilio

La riforma liturgica successiva, promossa dal Concilio, avrebbe ulteriormente stimolato Giudici nel suo percorso, mentre nel frattempo la Schola cantorum viene invitata dall’allora parroco della cattedrale mons. Giovannini a partecipare regolarmente all’animazione liturgica della chiesa accanto al coro preesistente. Quindi, «per l’ordinazione episcopale di mons. Togni nel ›78 si decise di unire i due gruppi, fondando il nuovo coro della Cattedrale che avrei da lì via diretto».

Il Giubileo del Duemila

L’attività del Coro proseguirà regolarmente.  «Nel Giubileo del Duemila, per il pellegrinaggio nazionale a Roma, il  Centro di Liturgia della Diocesi, diretto da don Valerio Crivelli e di cui presiedevo la commissione musicale, si è assunto il compito di preparare la celebrazione della messa in S. Pietro. Assieme ai cantori di altri cori eravamo oltre una settantina, uniti a 6’000 pellegrini con tutti i nostri vescovi: un momento indimenticabile per tutti e un onore per la nostra diocesi».

I festeggiamenti

Quanto a oggi, «da parte mia – commenta il maestro – esprimo riconoscenza per i festeggiamenti, che vanno però rivolti anche ai cantori del Coro della Cattedrale che mi hanno fedelmente accompagnato, parecchi dall’inizio e coautori di quanto si è realizzato. A loro va il mio grazie!».

Il maestro Vincenzo Giudici in visita al Centro pastorale S. Giuseppe di Lugano durante l'intervista (foto catt.ch.) | © catt
12 Novembre 2023 | 04:09
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