Ticino e Grigionitaliano

Mons. Ernesto Togni fu un pastore innovativo e missionario

di Cristina Vonzun

Era il 24 giugno 1985 quando mons. Ernesto Togni comunicava che il Papa aveva accolto la sua rinuncia, presentata per motivi di salute, alla guida della diocesi di Lugano. Un episcopato breve il suo (1978-1985) ma luminoso, innovativo, propulsore dell’azione missionaria della Chiesa in Ticino oltre i confini del Cantone e dell’Europa, verso l’America latina prima, con la missione di Baranquilla e più tardi, da quella sua intuizione, lo sbocco verso l’Africa, con la conseguente apertura della missione in Ciad. Ritorniamo però sulle parole che Togni pronunciò il giorno della rinuncia, perché in esse traspare chi era il vescovo Ernesto, come pastore e guida del popolo in Ticino e chi poi è stato e perché lasciata la guida della diocesi e dopo un periodo più tranquillo decise di ritornare di nuovo attivo, missionario in Colombia e poi in parrocchia a Bellinzona e con altri compiti. Le sue parole rilette oggi, toccano, anche perché sono lo specchio di un episcopato, del suo essere «pastore con l’odore delle pecore» direbbe papa Francesco.

Così si congedava dunque il 24 giugno 1985 dalla guida della Diocesi il caro vescovo Ernesto: «Resterò in mezzo a voi, compiendo quel servizio che la mia salute rinnovata mi consentirà e che il Signore, per mezzo degli uomini, mi indicherà. Vi saluto con l’affetto, diventato nel frattempo più forte e maturo, con il quale vi ho accolti come figli e fratelli a me affidati: bambini che ho portati sulle braccia e segnati sulla fronte; ragazzi e adolescenti cui ho imposto le mani nella Confermazione; giovani con i quali ho trascorso ore di fede e di festa (avete, ora, una ragione in più della mia sofferta assenza sul monte Tamaro) (ndr dove si svolse il primo di tanti, successivi, raduni dei giovani della diocesi di Lugano); famiglie che ho consigliate, consolate, confortate e sostenute; malati e anziani che ho visitati nelle case e negli ospedali; sacerdoti, religiosi, religiose e laici che siete stati per me «fratelli carissimi e tanto desiderati, mia gioia e corona» (Filippesi IV 1); autorità del cantone e dei comuni, delle parrocchie e dei patriziati con le quali ho conversato di problemi umani e comuni in occasione di celebrazioni ufficiali e delle visite pastorali».

Tanti di noi, allora magari bambini o adolescenti si riconosceranno in questa descrizione, tanti rivedranno il vescovo Ernesto segnare la loro fronte, confermarli nella fede, accompagnarli nel pellegrinaggio a Lourdes al quale teneva tantissimo. Sì, era questo il vescovo Ernesto. Ma era anche colui che mantenne la promessa di quel giorno e, «rimasto in mezzo a noi», ha continuato a servire con umiltà e amore, in forme e modi diversi il suo popolo e con lui quel Signore a cui ha dedicato la vita. In tanti ne siamo stati testimoni. Grazie vescovo Ernesto per il tuo aver camminato tra noi, la tua luminosa fede, il tuo essere stato, sempre, fino in fondo un «pastore con l’odore delle pecore».

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11 Novembre 2022 | 17:13
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