Mille migranti entrano a Ceuta

Gruppi di migranti africani hanno cercato ieri di superare la doppia recinzione di rete metallica alta sei metri che separa il Marocco dalla enclave spagnola di Ceuta.

Circa mille persone, armate di sassi e bastoni sono riusciti a sfondare la linea di confine entrando in territorio spagnolo. Ne sono nati tafferugli con la polizia, sia spagnola che marocchine, durante i quali sei agenti sono rimasti contusi. La situazione al confine resta confusa anche oggi: secondo le autorità iberiche molti degli stranieri che avevano varcato il confine sono stati già catturati e portati in un centro di detenzione in attesa di essere nuovamente espulsi verso l’Africa.

Negli ultimi giorni questo genere di assalti si è ripetuto specialmente a Ceuta, dove il territorio europeo è separato dall’Africa da barriere di reti metalliche e filo spinato alte fino a sei metri, costantemente presidiate dalla polizia. Lunedì scorso circa duecento migranti erano riusciti ad attraversare il confine facendo irruzione di corsa in uno dei varchi di sorveglianza e cogliendo di sorpresa le guardie. Gli immigrati avrebbero sfondato in massa il cordone di guardie dislocato nel posto di frontiera di Tarajal e a valanga avrebbero percorso circa un chilometro e mezzo di corsa prima di ritrovarsi in territorio spagnolo. Il primo agosto, invece, 73 extracomunitari erano riusciti a valicare le reti di protezione. Altri gruppi di stranieri hanno invece tentato nelle ultime ore di aggirare le protezioni e i controlli di polizia compiendo un breve tragitto via mare. Il ministro dell’interno di Madrid, Juan Ignacio Zoido, ha dichiarato che alla fine di luglio erano entrati irregolarmente in Spagna 10.751 persone, 3200 delle quali attraversi Ceuta e Melilla.
Sull’emergenza immigrazione è nuovamente intervenuto ieri il presidente del consiglio dei ministri italiano, Paolo Gentiloni, che ieri ha ricevuto l’inviato speciale dell’Onu in Libia, Ghassan Salamè. Quest’ultimo ha riconosciuto l’impegno dell’Italia nella gestione della crisi, nonché l’importanza della cooperazione con Tripoli. «Credo che la cooperazione e la trasparenza tra Italia e Libia siano il modo più costruttivo» per ottenere risultati, ha detto Salamè. «Siamo sulla strada giusta in questo settore per trattare una sfida che ci coinvolge tutti quanti» ha aggiunto l’inviato dell’Onu. In serata Gentiloni è intervenuto nuovamente sulla gestione dei flussi di migranti e in particolare sul codice di condotta delle ong. «Il codice dei migranti è un pezzo fondamentale di una strategia d’insieme sull’immigrazione: questa strategia di collaborazione anche con le autorità libiche, sta producendo piano piano risultati. I flussi si stanno gradualmente riducendo, vince lo stato e perdono gli scafisti. È uno spiraglio, ma uno spiraglio su cui insistere» ha spiegato Gentiloni. «Questo vuol dire che vince lo stato e perdono gli scafisti e i trafficanti».
Parole in linea con la posizione di Gentiloni sono state espresse dal ministro dell’interno, Marco Minniti. «Non escludo che il codice delle ong possano firmarlo anche altre organizzazioni: io ho profondo rispetto per tutti e discuto con tutti» ha detto il titolare del Viminale. «Il codice è un fatto che crea un rapporto di fiducia tra le ong e la democrazia italiana. Se una firma e una no non cambia niente, ma io ho il dovere da ministro dell’interno di avere un rapporto più forte con chi fa parte del sistema di salvataggio nazionale». La firma del codice ha finora spaccato le ong. Al momento, quattro organizzazioni hanno firmato: Save the Children, Moas, Sea-Eye e Proactiva Open Arms. Sono tre quelle che si oppongono: Medici senza frontiere, Sea Watch e Jugend Rettet. Un’altra organizzazione, Sos Méditerranée, che non ha firmato il codice, ha detto però di essere disposta a incontrare i rappresentanti del Viminale per discuterne.

News.va

11 Agosto 2017 | 12:00
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