I funerali di mons. Ernesto Storelli
Ticino e Grigionitaliano

L'ultimo saluto nella cattedrale di Lugano a mons. Ernesto Storelli, sacerdote innamorato di una liturgia per il popolo

Una bara semplice, con una croce, depositata sul pavimento, senza nessuna corona, né cuscini floreali: è questa l’immagine che si è presentata ai numerosissimi fedeli che hanno voluto dare l’ultimo saluto, oggi, 7 novembre, nella Cattedrale di Lugano, a mons. Ernesto Storelli, deceduto lo scorso martedì. Erano le ultime volontà testamentarie del sacerdote ticinese, nato a Brissago il 21 luglio 1929 e ordinato presbitero il 13 settembre 1952, e che è stato per la Diocesi di Lugano una colonna portante, in particolare quale vicario episcopale e vicario generale (leggi anche: Si è spento mons. Ernesto Storelli). Unici annunci funebri sulla stampa quello della Diocesi e quello della famiglia, ha indicato mons. Storelli. I costi risparmiati per annunci e fiori, ha specificato, si tramutino in offerte per la Chiesa Sacra Famiglia di Locarno. Questo già dice molto dell’uomo e del prete, tratti che si possono ritrovare anche nell’omelia pronunciata da mons. Pier Giacomo Grampa durante il funerale.

È stato proprio il vescovo emerito a presiedere l’ultimo saluto, affiancato da mons. Valerio Lazzeri e da mons. Alain de Raemy. Presenti anche numerosi sacerdoti. Non poteva essere altrimenti: la lunga amicizia tra i due, dai tempi dove entrambi approdarono al Seminario minore, Storelli come vicerettore e Grampa come docente, agli anni nel Locarnese, mons. Storelli parroco a Losone e arciprete a Locarno, don Mino al Papio. Poi l’episcopato, Grampa vescovo e Storelli vicario generale. L’eco forte di questa bella e fruttuosa amicizia che tanto ha dato alla Chiesa in Ticino si è sentito nella capacità con cui don Mino ha tracciato nell’omelia dei funerali il ritratto di don Ernesto, ricordando dell’amico e confratello scomparso «l’uomo dell’ordine e dell’organizzazione». Un aspetto, un tratto di don Storelli unito a tanti altri, in primo luogo quelli del «pastore» e del prete del Concilio Vaticano II che mons. Pier Giacomo ha così riassunto descrivendo «l’incessante ministero di un pastore della Chiesa, chiamato a far conoscere a tutti gli uomini quel «progetto eterno», prima nascosto e ora compiuto «in Cristo Gesù nostro Signore», nel quale otteniamo la grazia di poter accedere a Dio «in piena fiducia mediante la fede in lui»». «Questo – ha sottolineato mons. Grampa – è il Vangelo al quale don Ernesto diede tutta la sua vita per annunciarlo e viverlo secondo l’indicazione del Concilio Vaticano Secondo». Don Storelli nel suo ministero, ha sottolineato il vescovo emerito, fu «il Buon Pastore legato alle pecore dalla conoscenza personale e dall’amore». Poi il Concilio Vaticano II di cui fu soprattutto fedele allo stile della prima Costituzione conciliare, quella sulla Sacra Liturgia. «Don Ernesto – ha continuato mons. Grampa – si meravigliava dell’incomprensione e non condivideva l’ostilità che questo primo documento del Concilio aveva incontrato. Non riusciva a condividere l’opposizione all’uso delle lingue proprie dei diversi popoli per incontrare e vivere il mistero vivo di Cristo Salvatore. La liturgia doveva tornare ad essere azione del popolo di Dio, non una «ritualità» formalista, ma azione di accoglienza del mistero di Dio che si rivela, si comunica, viene celebrato, perché doni vita, sia comunicazione di grazia, promuova pienezza di vita, per cui l’uso della lingua del popolo diventava mezzo indispensabile di comunicazione». Da ultimo un ricordo di mons. Storelli nei giorni della malattia. «Il libro che più aveva tra le mani, che giaceva sul suo comodino d’ospedale, era il Libro delle Ore, nella versione integrale dei quattro volumi tradizionali. In essi trovava le parole della Scrittura: dei Profeti, degli Evangelisti, degli Apostoli e dei Padri della Chiesa. Lì viveva i misteri dell’incarnazione, lì trovava l’ispirazione della sua attività pastorale, a servizio dei fedeli, lì trovava l’aiuto per non lasciare mai mancare l’autenticità alla preghiera». Il vescovo emerito ha infine espresso il suo commosso grazie a don Ernesto «per l’amicizia, la fedeltà, la generosità, l’impegno con cui ha collaborato nella conduzione della Diocesi».

Mons. Ernesto Storelli è stato sepolto nel cimitero di Losone. «Il primo amore non si scorda mai», ha evidenziato Pier Giacomo Grampa, a chi si chiedeva come mai questa scelta. È stato forte il legame con il borgo del Locarnese. A Losone si sono trasferiti anche molti dei suoi famigliari.

I funerali di mons. Ernesto Storelli | © catt.ch
7 Dicembre 2023 | 15:24
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