Le religioni in Svizzera a favore dei rifugiati

I rappresentanti delle tre maggiori religioni in Svizzera oggi, 7 novembre 2018, a Berna hanno firmato un appello per i rifugiati. Nell’appello si esortano le comunità, lo stato e il mondo politico ad assumersi responsabilmente i bisogni dei rifugiati. È la prima volta che ebrei, cristiani e musulmani in Svizzera si esprimono ad una sola voce sulla questione dei rifugiati. Sotto il titolo «C’è sempre un essere umano di fronte», la dichiarazione interreligiosa di Berna assume un carattere unico e rappresenta un grande passo per il dialogo tra le religioni.
«Per ebrei, cristiani e musulmani, ogni essere umano è una creatura di Dio ed è quindi sotto la sua protezione. Noi credenti abbiamo una responsabilità speciale riguardo ai rifugiati «, ha detto Harald Rein, vescovo della Chiesa cattolica-cristiana della Svizzera e attuale presidente del Consiglio svizzero delle religioni.
Un rifugiato ogni 400 abitanti in Europa
La dichiarazione ricorda nel preambolo che attualmente ci sono 68 milioni di rifugiati in tutto il mondo, metà dei quali bambini, e che l’85% di essi è ospitato da paesi in via di sviluppo. Ad esempio, il Libano ha un rifugiato ogni quattro abitanti. In Europa la dichiarazione constata che  «la solidarietà con i rifugiati è spesso fortemente messa in discussione», mentre i paesi ricchi accolgono un rifugiato ogni 400 abitanti.
Cinque punti comuni
Le comunità religiose della Svizzera propongono con la dichiarazione congiunta cinque punti per la politica svizzera sui rifugiati. In primo luogo  la richiesta è di occuparsi della protezione delle persone, che deve essere un obiettivo importante riguardo ai rifugiati  e della politica estera. In Svizzera sono necessarie procedure di asilo eque ed efficaci, in cui sia pienamente applicata la definizione di rifugiato ai sensi della Convenzione di Ginevra relativa al loro status. Quindi le persone colpite da una guerra civile dovrebbero avere lo status di rifugiato invece dell’ammissione.
Allo stesso modo, il diritto alla vita familiare deve essere preso in considerazione, così come la necessità di una rapida integrazione dei rifugiati. In questa particolare area, le comunità religiose possono contribuire iniziando, sostenendo o promuovendo il lavoro di volontariato, aiutando i vicini e le singole iniziative. La dichiarazione ricorda anche l’importanza del rispetto delle regole locali da parte dei rifugiati affinché possano integrarsi e diventare membri a pieno titolo della società. Va quindi da sé che «i valori sanciti dalla Costituzione Federale si applicano anche a loro», affermano le comunità religiose. Inoltre, per coloro che non soddisfano i criteri per la concessione della protezione, si avvia la pratica di rinvio che però deve avvenire con dignità, includendo gli standard dei diritti umani. Il quinto appello della dichiarazione riguarda il reinsediamento: si chiede concretamente allo Stato e al mondo politico di rendere il reinsediamento dei rifugiati provenienti da regioni in crisi, uno strumento istituzionale di lungo termine della politica di asilo svizzera.
Nel contesto dei programmi di reinsediamento, la Svizzera ha deciso, negli ultimi anni, di accogliere 3.500 rifugiati, la maggior parte vittime della guerra in Siria. L’ultimo di questi programmi termina l’anno prossimo.
fonte: cath.ch/red
7 Novembre 2018 | 18:25
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