Da sinistra: la mamma Patrizia, la sorella Celeste, il nonno recentemente scomparso, la nonna, il papà e Giacomo Porcini.
Ticino e Grigionitaliano

Due famiglie ticinesi in partenza per Roma, per assistere al giuramento dei loro ragazzi nella Guardia Svizzera

di Silvia Guggiari

Entrare a far parte della guardia Svizzera, una scelta importante che segna il percorso di alcuni giovani
svizzeri, orgogliosi di servire il Papa e vivere un’esperienza in Vaticano. Un orgoglio che non è solo dei protagonisti ma anche dei loro genitori che nei prossimi giorni partiranno per Roma per partecipare al solenne giuramento.

In alto, papà Mattia, Rachele, Gabriele Scaffetta, mamma Michela e Giacomo.

Da Locarno partirà tutta la famiglia di Gabriele Scaffetta, come ci confermano mamma Michela e papà Mattia: «Mancherà solamente la nonna paterna, che non se la sente di affrontare il viaggio, ma riuscirà comunque a seguire l’evento in diretta». Insieme ai suoi due fratelli minori, Giacomo e Rachele, Gabriele è cresciuto in una famiglia cattolica praticante, ben inserito nella vita parrocchiale: «Gabriele – spiega papà Mattia – ha sempre servito messa come chierichetto e fin da bambino si è mostrato affascinato dalle Guardie del Papa che vede va in televisione o sui giornali e ha sempre detto che gli sarebbe piaciuto vivere questa esperienza». Il reale interesse nei confronti della Guardia Pontificia arriva durante le scuole
medie quando, come spiega la mamma, «il docente di storia ne aveva par lato in classe. Da allora il desiderio di partire è diventato più forte e dopo la visita di conoscenza a Roma, avvenuta diversi anni dopo, ha capito che poteva essere un’esperienza adatta a lui. Noi lo abbiamo sempre lasciato libero, sostenendolo nelle sue scelte. Ora, nonostante la fatica dettata dai ritmi della vita in caserma, lo sentiamo felice ed entusiasta».

Ragazzo riflessivo e taciturno, amante della lettura, Gabriele non è mai stato un tipo sportivo, così durante l’addestramento ha dovuto in qualche modo superare questo suo lato per raggiungere certi obbiettivi richiesti. Inoltre, raccontano i genitori, l’esperienza in Vaticano lo sta aiutando ad approfondire l’aspetto della fede: «Ha comprato il Breviario e si è confrontato con il cappellano per riuscire ad utilizzarlo al meglio», racconta la mamma. «Sono molto orgoglioso – conclude il papà –: è un onore sapere che mio figlio è a Roma per servire il Papa».

Quella della Guardia Svizzera è un’esperienza nuova anche per la famiglia Porcini di Carona che in questi giorni si recherà a Roma per assistere al giuramento di Giacomo: «Siamo una famiglia cattolica – confida mamma Patrizia – e abbiamo cercato di trasmettere ai nostri figli, Giacomo e Celeste, i valori cristiani, ma la scelta di Giacomo ci ha colti di sorpresa. La fede l’ha sempre accompagnato e in particolare in adolescenza ha sviluppato un certo fascino per la Liturgia antica. Lo abbiamo sempre lasciato molto libero nelle sue scelte e ora siamo molto felici per lui. È un grandissimo onore servire il Papa soprattutto in questo momento storico molto difficile in cui è più che mai necessario difendere il bene».

Giacomo in questi primi mesi a Roma si sta ambientando alla vita di caserma: «L’ho sentito pochi giorni fa e stava facendo il bucato, qualcosa che non aveva mai fatto ma che fa parte di questa esperienza che gli sta insegnando anche a vivere in autonomia». «Non posso negare – conclude mamma Patrizia – che quando ho visto la foto di Gabriele che vestiva l’uniforme da alabardiere mi sono molto emozionata; è stata un’immagine per me molto potente».

Da sinistra: la mamma Patrizia, la sorella Celeste, il nonno recentemente scomparso, la nonna, il papà e Giacomo Porcini.
5 Maggio 2024 | 12:13
Tempo di lettura: ca. 2 min.
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