Ticino e Grigionitaliano

«Lampada ai miei passi la tua Parola, luce al mio cammino» (Salmo 118)

Non voglio scrivere un necrologio e nemmeno quello che i giornalisti chiamano «coccodrillo». Le redazioni dei giornali hanno molti «coccodrilli» nel cassetto, pronti per la stampa al momento della morte di qualche illustre personaggio.

Voglio solo ricordare il grande contributo di Carlo Maria Martini alla nostra familiarità con la Parola di Dio. In un tempo non troppo lontano da noi, i cattolici avevano grande rispetto per la Bibbia e lo dimostravano… standone lontani! Questa distanza è stata almeno in parte superata anche grazie al prof. Carlo Maria Martini, gesuita che è stato, per una buona parte della sua vita, studioso del testo biblico, che ci è pervenuto attraverso molti codici manoscritti, oggi diremmo molte edizioni più o meno antiche, più o meno affidabili, scritti in lingue mediorientali diverse, alcune delle quali oggi scomparse.

Dedicarsi a questi antichi codici potrebbe sembrare uno studio assolutamente pedante e noioso, certamente arduo che richiede competenze complesse. Lo scopo è quello di arrivare alla formulazione del testo più vicino all’originale. Non è domanda oziosa chiedersi: che cosa ha detto veramente Gesù? Quali le precise parole, ipsissima verba dicono gli studiosi, con le quali ha voluto comunicare con noi? Gli studiosi del testo cercano di arrivarvi scrutando le numerose redazioni che di una parola sono arrivare fino a noi, di cogliere quella che è stata sulle labbra e nel cuore di Gesù. Non sembri una operazione inutile: tutti noi custodiamo con amore qualche parola ci è stata rivolta da una persona cara, amata.

Raccogliere e custodire anche una sola parola può essere un dono prezioso. Non posso dimenticare quelle serate invernali nel Duomo di Milano, gelido, con migliaia di giovani seduti dappertutto, in ascolto della Parola e del sobrio commento che l’Arcivescovo proponeva. Martini chiamò quegli incontri che si svolsero ogni mese per anni: Scuola della Parola. La prima serata venne distribuita una biro con una scritta: Sottolinea la Parola. La custodisco ancora. Mi ricorda che nessuna di quelle parole è inutile, ognuna può essere come uno spiraglio dal quale scorgere il volto di Cristo. Se in quegli anni a Milano e in molte altre comunità il Vangelo è diventato libro familiare lo dobbiamo certo anche a quell’amore contagioso per la Parola di Dio che Martini ci ha trasmesso. San Gerolamo, grande traduttore in latino della Bibbia ha scritto: «L’ignoranza delle Sacre Scritture è ignoranza di Cristo». Davvero non si può conoscere e quindi amare Cristo senza passare per un intenso amore per le sue parole.

Durante la Messa, dopo aver letto la pagina evangelica il celebrante innalza il libro e poi lo bacia. Ogni volta che compio questo gesto confesso di provare una intensa emozione. Si bacia una persona, non un oggetto: e infatti la Parola di Dio non è un oggetto, non è solo un libro, né una antica pergamena… , è Lui stesso che ci parla. Sulla pietra del suo sepolcro nel Duomo di Milano il cardinale ha voluto che fosse incisa questa parola del Salmo 118: «Lampada ai miei passi la tua Parola, luce al mio cammino».

don Giuseppe Grampa

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31 Agosto 2022 | 12:05
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