Carlo Maria Martini, biblista e cardinale (1927 - 2012)
Internazionale

Carlo Maria Martini: la cultura della fede, la fede della cultura

di Ernesto Borghi, coordinatore formazione biblica nella Diocesi di Lugano

Il 31 agosto 2012 a Gallarate si spegneva a causa di una malattia che gli aveva tolto anche l’uso della parola l’arcivescovo emerito di Milano Carlo Maria Martini. A dieci anni dalla sua scomparsa la rilevanza formativa di tanti suoi interventi in quanto biblista, vescovo e uomo di cultura appaiono sempre più eloquenti e significativi.

Il suo impegno per una fede cristiana di ampio respiro, al di fuori di arroccamenti apologetici e strumentalizzazioni sociali o politiche, risulta una delle cifre essenziali della sua azione complessiva, in particolare dall’ingresso a Milano nel febbraio 1980 e sino alla fine della sua vita. E per me, che avevo 16 anni quando egli arrivò a Milano e 38 quando terminò il suo ministero episcopale, egli è stato, a livello formativo, una figura di grande importanza.
In una delle sue lettere pastorali davvero «epocali» scrisse: «Spesso i credenti si riempiono la bocca di parole, ma non fanno la volontà del Padre, mentre è possibile trovare realismo, concretezza, impegno fraterno, implicita corrispondenza ai desideri di Dio in chi non ha esplicitamente con Dio un rapporto di fede e di culto… La passione, l’impegno e talvolta anche la rabbia, con cui i non credenti cercano un mondo giusto, libero e fraterno, possono offrire stimoli efficaci verso la concretezza. I credenti, fondando la sincerità e il realismo del loro amore nella fiducia in Dio, nell’umiltà, nell’adesione a Gesù, nella speranza della risurrezione, possono per lo meno porre serie domande a ogni uomo circa il vero bene a cui siamo chiamati» (Farsi prossimo, Centro Ambrosiano, Milano 1985, pp. 27.29).

La famosa distinzione fondamentale nell’umanità non tra credenti e non credenti, ma tra pensanti e non pensanti ha costituito un punto di riferimento fondamentale per tante iniziative di formazione religiosa e culturale promosse da Martini (una fra le molte, la «Cattedra dei non credenti»). E nel suo ministero episcopale, durante il quale la Parola di Dio contenuta nelle Scritture bibliche è stata al centro della sua attenzione educativa Martini ha ricordato spesso un dato, ancora oggi certamente oggettivo: «Noi preferiamo a volte nutrirci di parole che non sono quelle della Scrittura, pur se le riflettono. Ma se vogliamo davvero rigenerarci, dobbiamo prendere contatto con la Parola viva che è Cristo e che è contenuta nell’Eucarestia e nella Bibbia… Siamo allora invitati ad esaminarci severamente: la parola di Dio è all’origine e alla sorgente della nostra vita interiore? O invece preferiamo parole più facili, più accessibili, e che non hanno carattere incorruttibile ed eterno?» (Il segreto della prima lettera di Pietro, Piemme, Casale Monferrato [AL] 2005, p. 52).

L’effettiva libertà di coscienza e una riflessione adulta sulla sua importanza decisiva per la vita di tutti hanno costituito per Martini obiettivi assai ricorrenti in qualità di sostanziale educatore. Qualche anno prima di morire Martini scrisse: «Credo si possa e si debba dare più libero campo all’opinione pubblica, anche nella Chiesa. È necessaria una maggiore, libera discussione senza pensare che tale discussione sia una critica o una contestazione… Non possiamo trasformare i testi della fede cristiana in qualcosa che assomiglia agli oggetti dei musei. Vivere la fede significa anche essere partecipi di una tradizione e rinnovarla senza sosta… La libertà di scelta, priva di costrizioni che non siano semplicemente comandate dalla natura della cosa, come pure la necessità di non imporre dall’alto una verità, un’azione, una fede credo debba sempre essere tenuta presente. Altrimenti si limita l’identità dell’uomo e non si riconosce in lui la creatura speciale di Dio» (Siamo tutti nella stessa barca, Edizioni San Raffaele, Milano 2009, pp. 24-25). Dal 2013 grazie a papa Bergoglio queste ultime considerazioni hanno un diritto di cittadinanza serio nella Chiesa cattolica e speriamo che tale condizione si implementi ulteriormente in futuro.

Martini avrebbe potuto e dovuto fare di più a Milano in particolare sul fronte della formatività diffusa della Facoltà Teologica di Milano e della scelta dei collaboratori, in Curia, per l’apostolato biblico e l’insegnamento scolastico della religione? Probabilmente sì. Cionondimeno, al di fuori di qualsiasi «mitizzazione», egli resta davvero un faro sotto il profilo, in definitiva, di un rapporto davvero intelligente ed appassionato tra fede e cultura, ad amplissimo spettro, secondo un invito credibile e liberante a fidarsi ogni giorno dell’amore del Dio di Gesù Cristo per ogni essere umano.

PER APPROFONDIRE LA CONOSCENZA DELLA FIGURA E DELL’OPERA DI CARLO MARIA MARTINI

  • La Fondazione «Carlo Maria Martini» (www.fondazionecarlomariamartini.it) è l’istituzione che promuove l’attenzione alla figura e agli scritti di Carlo Maria Martini attraverso varie iniziative di carattere bibliografico e multimediale.
  • C.M. Martini, Le ragioni del credere. Scritti e interventi, Mondadori, Milano 2011;
  • Carlo Maria Martini: potenza e inquietudine della parola, a cura di A. Bondolfi-M. Mariani, EDB, Bologna 2014;
  • Vedete, sono uno di voi. Ermanno Olmi racconta Carlo Maria Martini, libro+DVD, Ancora, Milano 2017;
  • S. Giacomoni, Diavolo d’un cardinale. Lettere (1982-2012), Bompiani, Milano 2021;
  • C.M. Martini. La Scrittura e la Città, Cantagalli-EU Press FTL, Siena-Lugano 2021;
  • Carlo Maria Martini Biblista Pastore e Profeta, in «Jesus» XLIV (8/2022), 28-37.
Carlo Maria Martini, biblista e cardinale (1927 – 2012)
31 Agosto 2022 | 09:00
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