Suor Hilaria Laubenberger (1916-1985)
Ticino e Grigionitaliano

La storia «dimenticata» dell’abbadessa brigidina nata a San Gallo

«Ci sono ancora troppe sante donne di cui non si sa nulla!», mi sussurra Madre Linda -superiore delle suore di Santa Brigida di Lugano- mettendomi in mano il libro di suor Maria Brigida dedicato a madre Hilaria Lauenberger (1916-1985) . Un libro che la racconta in presa diretta, attraverso la ricostruzione di Suor Brigida che la conobbe personalmente e numerose altre testimonianze. Ella Elisabeth Balbina Lauenberger, questo il suo vero nome, nacque a San Gallo, primogenita di sei fratelli. E venne battezzata nella cattedrale di San Gallo, il giorno di Natale. Studiò da infermiera pediatrica e si diplomò al conservatorio in pianoforte.  

Fu probabilmente una sua collega dell’Ospedale di Zug dove lavorava, ad invitarla a trascorrere una breve vacanza presso la casa di Santa Brigida a Lugano. Un’esperienza a cui si accostò più per fare un piacere all’amica che per volontà sua, ma che cambiò la sua vita: «Era lì che il Signore mi aspettava»! Dirà in seguito. E avvenne così che il 25 febbraio del 1946, Ella Elisabeth fece il suo ingresso nell’Ordine, nel convento di Lugano divenendone nel 1957, priora, fino a quando (1964) non venne eletta dal capitolo generale, ad abbadessa dell’ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida. Un periodo caratterizzato, da un lato, da un importante malattia che la costrinse ad un lungo soggiorno in sanatorio e dall’altro da importanti lavori di ristrutturazione e ampliamento alla casa di Lugano.

Ma Lugano non doveva essere la sua ultima destinazione. Dopo la morte della madre fondatrice Maria Elisabetta Hesselblad, l’Ordine attraversò un periodo difficile: caratterizzato da divisioni interne che portarono molte suore a lasciare. Nel 1964 «la luce e la forza dello Spirito Santo», ispirò le Capitolari -si legge nel libro- a scegliere quale abbadessa generale Madre Ilaria anche se nessuno -ad eccezione di suor Tekla Famiglietti, delegata della comunità di Lugano- la conosceva. Non fu un onere facile. Le toccò, infatti, mettersi subito in viaggio per l’Inghilterra per scongiurare la defezione di numerose suore dell’Ordine. La sua prima «circolare» indirizzata a tutte le suore e che reca la data del 19 settembre del 1964 venne spedita da Lugano: che resterà per tutta la sua vita «il suo più caro nido d’infanzia». 

Il libro prosegue, anno dopo anno, mettendo in luce le numerosissime sfide che madre Hilaria dovette affrontare: dai dissidi interni, a quegli legati al consolidamento della comunità verso l’esterno. Grande fu la sua capacità di riorganizzare le comunità rimaste, di intensificare gli scambi con le giovani case brigidine indiane da cui cominciarono ad arrivare le prime vocazioni significative, o ancora di partecipare da protagonista agli eventi religiosi e storici in corso: come il cammino ecumenico o il Concilio Vaticano II, che trovarono nella casa di piazza Farnese, una sede accogliente per gli incontri delle diverse delegazioni richiamate nella Città Eterna da questi importanti eventi.

L’intensa vita di suor Hilaria si concluse nel 1985, all’ospedale di Zurigo, dopo lunga malattia e un delicato intervento neurochirurgico. Ricordare la sua storia «dimenticata» oltre che doveroso, permette anche di rileggere la storia e l’importante ruolo avuto dalla famiglia brigidina di Lugano-Paradiso, nel corso di questo ultimo secolo.  

Corinne Zaugg

Un commento di mons. Azzolino Chiappini

Questo testo non intende essere la presentazione biografica di una grande donna e ammirevole figura di religiosa, e neppure una recensione o lettura del bel libro scritto da Suor Brigida Graziosi sulla vita di Madre Hilaria Laubenberger che fu Madre generale dell’Ordine del Santissimo Salvatore e di Santa Brigida. Sul libro, soltanto poche parole: scritto da una testimone che ha conosciuto molto bene Madre Hilaria e ha vissuto la storia dell’Ordine per più di mezzo secolo, merita veramente la lettura.

Anche quanto segue è la testimonianza di chi ha ben conosciuto Madre Hilaria fin dalla seconda metà degli anni 60 del secolo scorso e che, da un punto di vista esterno all’Ordine, ha avuto nei tanti incontri con Madre Hilaria le stesse impressioni provate da tutte le persone, soprattutto sorelle brigidine, che l’hanno incontrata o frequentata.

Sempre, oggi e ieri, quasi tutti gli ordini o congregazioni religiose hanno vissuto momenti o situazioni di crisi. Tutti vorremmo che questo non avvenisse, ma fattori umani (monaci, monache, frati, suore sono persone spesso di grande valore spirituale, ma anche esseri umani deboli e fragili), elementi ambientali, culturali e sociali fanno parte dell’esistenza anche dei santi. Madre Hilaria viene eletta Abbadessa Generale nel 1964 in una situazione di grave crisi, ricordata da Suor Brigida nella sua biografia, proprio per uscire da quelle difficoltà e permettere a tutto l’Ordine l’inizio di una nuova fase, di ripresa nella risposta alla vocazione e al carisma proprio dell`Ordine. L’elezione di Madre Hilaria avvenne dunque in una situazione dolorosa per tutte le comunità brigidine perché parecchie furono le sorelle che lasciarono la via che avevano intrapreso. In un contesto così difficile, subito si manifestarono le qualità della Madre appena eletta e soprattutto la sua capacità di mediare, creare ponti e curare le ferite dei cuori, ricostruendo con pazienza un tessuto rovinato. Ho detto all’inizio la mia intenzione di non scrivere una biografia, ma ho voluto accennare a questa vicenda perché riassume un aspetto fondamentale della persona e dell’agire di Madre Hilaria.

Fin dal primo incontro si sentiva di essere davanti a una donna e a una religiosa di forza interiore, ma anche capace di grande pazienza, di accoglienza, di mitezza. Due parole che spesso non piacciono più, quasi uscite dal nostro parlare, ma che restano vere: Madre Hilaria manifestava umiltà e dolcezza. Potrei aggiungere mitezza e forza. Forse, meglio ancora: in lei si percepiva realmente lo spirito delle beatitudini.

Era però anche ben ancorata nella realtà. Questo si è visto soprattutto nella maniera con cui ha guidato l’Ordine brigidino nella attuazione delle indicazioni e decisioni del concilio Vaticano II. Ricordo soprattutto, perché ne abbiamo parlato spesso, la piena e cordiale ricezione del rinnovamento liturgico e l’impegno ecumenico. La fondatrice dell’Ordine, Santa Elisabetta Hesselblad, aveva concepito le case delle comunità come luoghi di accoglienza di persone membri dl tradizioni non cattoliche, soprattutto da quella luterana, che era la Chiesa della sua origine. Era già, con le concezioni del suo tempo, un seme di quello che diventerà l’ecumenismo, perché quell’accoglienza era un primo passo nell’incontro e nella conoscenza reciproca. Il Vaticano II ha maturato, anche a partire dalla riflessione che ha portato alla costituzione dogmatica sulla Chiesa, una nuova visione dell’unità e del cammino sulla strada della realizzazione della parola di Gesù (che tutti i credenti nel vangelo siano una cosa sola, cioè una realtà di comunione e unità). Questo significa uno sguardo nuovo, più positivo sulle altre esperienze e tradizioni cristiane, senza rinunciare alla fede professata dalla e nella Chiesa. Detto in parole semplici (e semplificando molto): la via dell’unità non è quella delle conversioni, sempre rispettabili, come ogni scelta fatta in coscienza, ma un cammino comune di tutte le Chiese e comunità divise e separate, un cammino da compiere assieme. Con la guida di Madre Hilaria, l’Ordine brigidino ha fatto una scelta chiara (poi continuata da Madre Tekla che le è succeduta) dell’impegno ecumenico, come elemento forte del carisma dell’Ordine.

Qui appare un’altra caratteristica di Madre Hilaria che mi ha sempre colpito: il suo grande equilibrio umano e spirituale in tutte le situazioni e, in particolare, nelle scelte fatte nel momento successivo al concilio, in cui ha testimoniato vera fedeltà alla tradizione e apertura seria ai cambiamenti necessari, a quell’aggiornamento di cui aveva parlato Giovanni XXIII, il papa della convocazione del concilio dopo un secolo del precedente Vaticano I.

Questo breve testo, come ricordato all’inizio, non è la presentazione della vita e opera di Madre Hilaria. E’ una sintesi di come l’ho conosciuta. Se le parole possono sembrare troppo positive, posso soltanto testimoniare quanto scritto all’inizio: ho incontrato e conosciuto una grande donna, una religiosa che manifestava profonda fede e autentica umanità.

Suor Hilaria Laubenberger (1916-1985)
6 Gennaio 2022 | 06:39
Tempo di lettura: ca. 5 min.
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