Ticino e Grigionitaliano

La Domenica della Parola di Dio. Una riflessione del prof. Ernesto Borghi

«Stabilisco, pertanto, che la III Domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio. Questa Domenica della Parola di Dio verrà così a collocarsi in un momento opportuno di quel periodo dell’anno, quando siamo invitati a rafforzare i legami con gli ebrei e a pregare per l’unità dei cristiani. Non si tratta di una mera coincidenza temporale: celebrare la Domenica della Parola di Dio esprime una valenza ecumenica, perché la Sacra Scrittura indica a quanti si pongono in ascolto il cammino da perseguire per giungere a un’unità autentica e solida». Queste le parole del n. 3 di «Aperuit illis», lettera di papa Francesco del 30 settembre 2019.

Certo: ogni domenica è una domenica della Parola di Dio, in primo luogo per tutti coloro che partecipano alle celebrazioni eucaristiche. E se il Papa avesse potuto, avrebbe indetto un Giubileo della Parola di Dio, dall’1 dicembre 2019 al 30 settembre 2020. Comunque in questa prima grande occasione – il 19 gennaio nell’arcidiocesi di Milano, il 26 gennaio nel resto del mondo – possiamo riflettere più che mai sulla rilevanza concreta della Parola di Dio presente nella Scritture bibliche per la vita personale, familiare e sociale.

La domenica della Parola di Dio «ambrosiana»

Il testo evangelico delle Messe di domenica 19 gennaio – Giovanni 2,1-11, le nozze di Cana – dovrebbe essere una narrazione di argomento nuziale. Degli sposi, però, non si parla quasi. Lo sposalizio c’è, ma costituisce lo sfondo e l’occasione per aprire il cuore e la mente di chi ascolta e legge verso il tema del passaggio. E ciò a tre livelli:

passaggio dal cuore dell’antica alleanza a quello della nuova, con un confronto esplicito tra i giudei che si oppongono a Gesù, al suo messaggio e alla sua vita o che non capiscono alcunché (nella fattispecie il maestro di tavola) e quelli che si aprono a tutto ciò (qui la madre di Gesù);

 – passaggio dai riti legalistici dell’acqua all’offerta del vino;

 – passaggio di Gesù dall’inattività all’azione nella prospettiva della sua ragion d’essere come Dio e come uomo.

            Il miracolo in sé non è che un mezzo, simbolicamente ricchissimo, per manifestare la direttrice esistenziale con cui Gesù viene a colmare gli esseri umani: una vita che ha le caratteristiche delle festa gioiosa, quando la presenza del Signore e la sua logica d’intervento – la condivisione di sé anche attraverso il vino dell’allegria – trovano la loro realizzazione.

            Le caratteristiche della manifestazione di Gesù sono legate al dono di un vino abbondante, buono e conservato sino alla fine, nella logica che va sino alla conclusione della Storia e che ogni individuo è invitato a condividere. Se si ha anche soltanto un minimo desiderio di questo tipo di convito, sappiamo che cosa dobbiamo fare…Anzitutto non lasciare l’acqua trasformata vino eccellente nelle giare, ma attingere e servire il vino dello Spirito a tutti i commensali della festa, a ogni essere umano che voglia partecipare consapevolmente e gioiosamente alla propria e altrui esistenza.

La domenica della Parola di Dio «romana»

            La prima lettura del 26 gennaio nel rito romano – Isaia 8,23-9,3 – proietta una grande, universale luminosità sulla vita di coloro che l’ascoltano, in un’ideale continuità con la condizione dei destinatari antichi di tale testo. E da Paolo, che ai discepoli di Corinto scrive che quanto conta nell’annuncio evangelico, al di là di qualsiasi sciagurata e personalistica divisione tra credenti, è la qualità sostanziale del contenuto, non quella espressiva dell’annunciatore (cfr. 1Cor 1,1-10.17), il discorso giunge al passo evangelico matteano (4,12-25). L’inizio del ministero luminosamente messianico di Gesù – la chiamata dei primi quattro discepoli – i valori fondamentali dell’agire del Nazareno: questi sono, in sintesi, i momenti qualificanti di questo brano. Nel quadro di una luminosità culturale giudaica e profetica, Gesù continua e sviluppa l’azione del suo immediato precursore, Giovanni, nell’invito generale a cambiare mentalità esistenziale, ma va oltre. Dall’appello a quattro pescatori a seguirlo completamente il brano arriva al suo culmine nella sintesi dei vv. 23-25, in cui appare chiaro il senso dell’esistenza di Gesù stesso: parole e azioni volte a manifestare l’amore divino nella vita delle persone, in particolare di coloro che sono in difficoltà gravi ed effettive.

Predicare il Vangelo del Regno – cioè l’amore concreto e quotidiano del Dio di Gesù Cristo per ogni essere umano – prepara la scena per la continua missione dei discepoli di Gesù, mentre la guarigione denota il potere speciale, che, a volte, può essere condiviso dai credenti. L’ascolto della Parola di Dio, in territori e contesti multiformi, dalla Galilea e in Siria, al di fuori di convenienze culturali e cautele religiose, attraverso quello che il Nazareno dice e fa, costituisce, per chiunque, un’opportunità fondamentale per un’esistenza pienamente umana. E tutto ciò è quello di cui nel nostro tempo vi è un bisogno particolarmente rilevante, nella Chiesa di Gesù Cristo e in ogni società, da un capo all’altro del nostro splendido e tormentato Pianeta.

Motivi e possibilità

A partire dai testi evangelici appena considerati è doverosa una domanda: la Chiesa cattolica, in tutte le sue istituzioni a cominciare dalle parrocchie, è in grado di apprezzare il vino, le parole e le azioni che da Gesù di Nazaret derivano, dunque di far festa gioiosa di fronte alla bellezza e bontà dell’annuncio evangelico, facendo della Parola di Dio contenuta nelle Scritture bibliche il punto di riferimento della propria vita? La risposta è difficile…Forse ciò avverrebbe molto di più, se fosse universalmente noto un dato di fatto: nei 73 libri della Bibbia – da Genesi all’Apocalisse – è contenuta tutta l’esistenza umana, tra luci e ombre, nelle sue gioie e sofferenze, nei suoi valori (amore, giustizia, sapienza, fedeltà/fiducia, pace, ecc.) e disvalori (ira, violenza, egoismo, ecc.).

Se cerchiamo di capire meglio come provare a diventare donne e uomini capaci di relazioni davvero belle e buone con gli altri e con l’ambiente naturale, possiamo trovare tanti spunti di riflessione e molte opportunità di crescita proprio in una lettura intelligente ed appassionata dei testi biblici, al di fuori di settarismi e moralismi di qualsiasi genere.

Iniziamo dall’esperienza delle Messe domenicali attuali. Dobbiamo ascoltare certo attentamente la proclamazione dei testi e le omelie (magari anche stimolando seriamente chi predica ad essere più significativo ed efficace, quando non lo è abbastanza), ma, dove è possibile, appare utilissimo portare a casa il foglietto della Messa e provare a capire più a fondo quanto quei brani biblici dicono in se stessi e che cosa propongono alla nostra vita quotidiana (il Coordinamento della formazione biblica diocesana e l’Associazione Biblica della Svizzera Italiana sono a disposizione per fornire suggerimenti congrui in proposito).

In lingua italiana, periodici cartacei, come, per es., «Jesus», «Credere», «Famiglia Cristiana«, «Voce Evangelica» trattano in vari modi il rapporto tra le Scritture ebraiche e cristiane e la cultura e vita sino alla contemporaneità di oggi. I programmi televisivi «Segni dei Tempi» e «Strada Regina», quello radiofonico «Chiese in diretta» e il mondo di Internet presentano suggestioni e opportunità informative e formative notevoli e crescenti (dal territorio ticinese nascono i siti www.absi.ch, www.voceevangelica.ch e il canale youtube «Associazione Biblica della Svizzera Italiana»). Non dimentichiamo la Facoltà di Teologia di Lugano che, tramite qualche suo corso di argomento biblico, può dare indubbiamente un rilevante e prezioso contributo culturale in proposito… E le esperienze di lettura biblica possibili nel quadro dell’attività della Comunità di Lavoro delle Chiese Cristiane nel Canton Ticino – istituzione giunta quest’anno al ventennale della sua fondazione – possono essere un’altra opportunità di prendere sul serio il rapporto con le Scritture ebraiche e cristiane per la propria esistenza.

Gli strumenti anche migliori non bastano e non servono, se…

Tutto questo e molto altro, però, può essere inutile, se non capiamo che, per cercare di essere cristiane e cristiani credenti e credibili, dunque esseri umani che vivono in modo appassionato e consapevole, un rapporto diretto con i testi biblici è assolutamente decisivo.

Perchè? Il motivo più immediato è semplice: può farci vedere e vivere la vita in modo diverso, cioè molto più umano di come spesso la consideriamo. «Costantemente la Parola di Dio richiama all’amore misericordioso del Padre che chiede ai figli di vivere nella carità. La vita di Gesù è l’espressione piena e perfetta di questo amore divino che non trattiene nulla per sé, ma a tutti offre sé stesso senza riserve. Nella parabola del povero Lazzaro troviamo un’indicazione preziosa. Quando Lazzaro e il ricco muoiono, questi, vedendo il povero nel seno di Abramo, chiede che venga inviato ai suoi fratelli perché li ammonisca a vivere l’amore del prossimo, per evitare che anch’essi subiscano i suoi stessi tormenti. La risposta di Abramo è pungente: «Hanno Mosè e i profeti ascoltino loro» (Lc 16,29). Ascoltare le Sacre Scritture per praticare la misericordia: questa è una grande sfida posta dinanzi alla nostra vita. La Parola di Dio è in grado di aprire i nostri occhi per permetterci di uscire dall’individualismo che conduce all’asfissia e alla sterilità mentre spalanca la strada della condivisione e della solidarietà» (papa Francesco, Aperuit illis, n. 13).

Dalle Messe domenicali a tante altre occasioni, in parrocchia e altrove: vi sono tante opportunità al fine di perseguire i grandi obiettivi di rendere biblica l’azione quotidiana «normale» della Chiesa cattolica nella sua totalità e di considerare la Parola di Dio espressa dalle parole scritturistiche il criterio-base della propria vita? Sì e no… E quando le comunità cristiane e/o il territorio fosse povero di occasioni stimolanti, si solleciti chi ha responsabilità formative in merito, nella propria zona, a organizzarne, nel modo più aperto e interattivo possibile: può essere che egli attenda soltanto un invito cordiale in tal senso e, in ogni caso, anzitutto chiunque sia battezzato ha, nella sua identità personale di credente, le ragioni per cercare di crescere in sé e di far crescere altri in un rapporto serio e vitale, libero e liberante, con la Parola di Dio contenuta nella Bibbia… il Coordinamento della formazione biblica diocesana e l’Associazione Biblica della Svizzera Italiana esistono, dal 2003, anche per cooperare alla creazione di tutto ciò, anzitutto in qualsiasi zona della Diocesi di Lugano e del Canton Ticino…

Ernesto Borghi

19 Gennaio 2020 | 12:00
Tempo di lettura: ca. 6 min.
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