Iniziative delle Chiese cristiane in Europa a favore dei richiedenti l'asilo

Sono numerose le iniziative in Europa promosse dalle Chiese cristiane a favore dell’accoglienza ai migranti, soprattutto donne e bambini. Secondo 78 organizzazioni governative e associazioni della società civile, tra cui la Commissione di chiese per i migranti in Europa (Ccme), Eurodiaconia, World Vision e Caritas Europa, in materia di protezione dei minori migranti e rifugiati in Europa serve un concreto piano d’azione. Muovendo dalla considerazione che un terzo delle persone migrate in Europa sono minori, e guardando ai dati sui minori migranti non accompagnati — in Italia il loro numero è raddoppiato in un solo anno — nei giorni scorsi le 78 organizzazioni hanno diffuso un documento congiunto dal titolo: «I bambini non possono aspettare. Sette azioni prioritarie per proteggere tutti i bambini rifugiati e migranti».In tutta Europa sono migliaia i minori migranti che quotidianamente sono esposti al rischio di abuso, violenza e sfruttamento. Per non parlare della violazione dei loro diritti fondamentali, come quello alla salute, all’educazione, all’abitazione o alla sicurezza. «Questi bambini stanno crescendo nelle nostre società e in futuro saranno cittadini dell’Unione europea», si legge nel documento — reso noto da riforma.it — che fa appello alla leadership europea, affinché venga immediatamente lanciato un piano d’azione in cooperazione con la società civile, a favore di un’adeguata protezione per i minori migranti e rifugiati.

Sette, appunto, gli ambiti di intervento proposti: creare un piano d’azione che coordini i sistemi di protezione dei vari paesi di arrivo, transizione e destinazione dei migranti; riformare la legislazione in materia di asilo; dare sistematica priorità ai bisogni dei bambini nelle politiche di accoglienza; incentivare l’utilizzo di risorse per il rafforzamento dei sistemi di protezione; offrire sostegno effettivo ai minori migranti e rifugiati in tutti gli ambiti in linea con la convenzione dei diritti del fanciullo; armonizzare i sistemi statistici e di raccolta dati nell’Ue in tema di minori migranti e rifugiati e dei loro diritti.

In Gran Bretagna, con l’hashtag #LondonUnited, le varie Chiese cristiane vengono incoraggiate a condividere il lavoro compiuto al servizio della comunità per l’accoglienza degli stranieri. Al lancio dell’iniziativa, avvenuta nei giorni scorsi, diversi leader hanno espresso la loro preoccupazione per l’intensificarsi degli episodi di intolleranza e xenofobia dopo il voto del referendum che ha sancito l’uscita del paese dall’Unione europea. Oltre al cardinale Vincent Gerard Nichols, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, hanno partecipato all’incontro Sarah Teather, direttrice del «Jesuit Refugee Service», John Perumbalath, arcidiacono anglicano di Barking e presidente del network per i richiedenti asilo delle chiese londinesi, e Angela Afzal, coordinatrice dell’organizzazione Capital Mass che aiuta le parrocchie più povere. «La ricca diversità delle nostre parrocchie e delle nostre scuole — ha detto il cardinale Nichols — testimonia la lunga tradizione di accoglienza che Londra ha sempre onorato. Come cristiani siamo chiamati a offrire la nostra amicizia e il nostro sostegno a coloro che ne hanno più bisogno».

Infine, anche in Svezia il Consiglio delle Chiese ha lanciato la «Juluppropet», la campagna di Natale per «una politica d’immigrazione umana». È una petizione con tre richieste al governo: «che tutti coloro che hanno ricevuto asilo in Svezia abbiano diritto alla vita familiare; che siano eliminati tutti gli ostacoli pratici alla riunificazione familiare e che tutti i bambini e i giovani possano vivere il loro diritto alla sicurezza e al futuro», spiega il manifesto diffuso dal Sir.

Nel 2016 — spiegano i promotori sul loro sito (www.juluppropet.se) — vi è stato un drastico cambiamento nella politica svedese e a giugno il parlamento ha votato ulteriori leggi restrittive in materia di asilo. Non solo le leggi sono state irrigidite, ma anche la loro applicazione da parte delle autorità». Le richieste sono spiegate con alcuni videomessaggi: «Vogliamo dare speranza a tutti quei bambini e ragazzi — ha spiegato il vescovo di Stoccolma, monsignor Anders Arborelius — che ora hanno paura di essere espulsi perché non c’è posto per loro qui». «Nelle nostre chiese — ha aggiunto l’arcivescovo luterano Antje Jackelen — sentiamo molte storie e ascoltiamo le domande di persone ansiose e disperate. C’è molta incertezza e attesa. Le situazioni familiari si complicano per motivi inutili».

(Il Sismografo)

23 Dicembre 2016 | 12:00
Tempo di lettura: ca. 3 min.
asilo (4), chiese (49), iniziative (4)
Condividere questo articolo!