Ticino e Grigionitaliano

«In Vaticano accanto al Papa, porto alta la bandiera rosso blu»

di Silvia Guggiari 

Fra poco meno di una settimana, venerdì 6 maggio, in Vaticano si svolgerà la tradizionale cerimonia del giuramento della Guardia Pontificia Svizzera. Sono 36 le nuove reclute che giureranno di offrire la propria vita a tutela di quella del Pontefice: tra di esse una proveniente dalla Svizzera Italiana. Vincenzo Giglio, 19 anni, di Gambarogno, dopo aver ottenuto la maturità liceale al liceo di Bellinzona e aver svolto il militare, ha scelto di offrire servizio in Vaticano. Lo abbiamo intervistato.

Vincenzo, quale è la tua storia?

Sono nato e cresciuto in Ticino in una famiglia molto unita, insieme ai miei fratelli più piccoli. Mio padre è un pittore e ha una ditta dove in estate trascorrevo molto tempo per aiutarlo; mia madre è contabile a Lugano. Subito dopo il liceo sono andato a fare la scuola reclute militari a Coira; è stata una bellissima esperienza al termine della quale ho deciso di entrare a far parte della Guardia Svizzera. Ricordo quando da bambino sono venuto a Roma e ho visto per la prima volta le Guardie Svizzere rimanendone affascinato. Da lì non ho però mai coltivato il desiderio di entrare, è stata una decisione presa durante l’ultimo anno.

Come hanno reagito i tuoi cari quando hai comunicato la tua scelta?

La mia famiglia è stata la prima a saperlo e fin da subito è stata molto contenta della mia scelta anche se sapeva che per almeno due anni sarei stato lontano da casa. Quando l’ho detto ai miei amici sono rimasti molto sorpresi, non se l’aspettavano, ma anche da loro ho trovato molto sostegno.

Come è la tua quotidianità?

Sono a Roma da inizio gennaio. Come tutte le guardie, ho i giorni di lavoro alternati con quelli di riposo, durante i quali sono molto libero di praticare sport, piuttosto che uscire con le altre guardie, o girare per la meravigliosa città, come ci invitano a fare anche i nostri superiori. Per quanto riguarda il lavoro, ci sono giorni che viene richiesto molto sacrificio, ma le tante soddisfazioni ripagano tutto. Siamo in pochi ad avere la fortuna di svolgere questo meraviglioso servizio e anche se qualche giorno è più duro di altri, siamo giovani e abbiamo tutte le energie per poterli affrontare.

Cosa sta portando questa esperienza al tuo cammino di fede? Hai già incontrato il Papa?

Se sono qua è anche perché sono una persona di fede. In Vaticano è facile «approfittare» dei tanti religiosi che si incontrano, come anche del nostro cappellano per approfondire il cammino spirituale. La prima volta che ho visto papa Francesco è stato molto emozionante: lavorare per lui, difendere la sua persona è qualcosa che mi rende onore, oltre a una grandissima responsabilità.

Come ti sembra vivere in Vaticano, in quei luoghi che sanno di storia, cultura e fede?

È il luogo perfetto: offrire servizio sotto un dipinto di Raffaello, piuttosto che tra gli affreschi della Cappella Sistina dà la possibilità di crescere dal punto di vista personale, culturale e spirituale.

Cosa ricordi del periodo di formazione in Ticino, a Isone? In quei giorni hai incontrato anche mons. Lazzeri…

Sono stato felicissimo di fare questa esperienza in Ticino, perché prima di tutto era un po’ come tornare a casa; inoltre in quei giorni abbiamo avuto modo di approfondire delle conoscenze personali di autodifesa e abbiamo lavorato con la polizia ticinese. È stato bello inoltre l’incontro con mons. Valerio Lazzeri, durante il quale, casualmente, ci siamo trovati seduti vicini: così ho approfittato per dirgli che ero l’unico ticinese presente nel gruppo e lui si è mostrato subito interessato.

Fra pochi giorni giurerai davanti a te stesso, a Dio e al Papa. Cosa vuol dire per te?

Giurerò di dare la mia vita per difendere il Pontefice ed è un qualcosa che mi dà una grandissima responsabilità. Ci stiamo preparando molto seriamente a questo momento che vivremo il prossimo 6 maggio e che ci completerà come guardie. Essendo una celebrazione molto importante, ci prepariamo sia fisicamente facendo esercitazioni di gruppo con l’alabarda, con la corazza, simulando la cerimonia del giuramento, sia spiritualmente con dei colloqui con il nostro cappellano che ci aiuta a capire l’importanza di questo momento. Nel giorno del giuramento verrà in Vaticano tutta la mia famiglia, i miei genitori e i miei fratelli.

Sai già cosa farai una volta terminata questa esperienza?

Ho la fortuna di avere solo 19 anni; la priorità ora è quella di vivere il presente, i due anni obbligatori, e poi magari mi piacerebbe rimanere a Roma ancora qualche anno per continuare in questo servizio che si può svolgere fino ai 25 anni e del quale sono molto orgoglioso perché mi permette di portare alta la bandiera rosso blu. Una volta tornato in Ticino non so ancora quello che farò, al momento ho alcune idee molto diverse tra loro.

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| © Guardia Svizzera
2 Maggio 2022 | 15:21
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