Papa e Vaticano

Il Papa: nella follia della guerra si torna a crocifiggere Cristo

E’ una invasione di palme e ramoscelli d’ulivo sul sagrato ventoso ma assolato di San Pietro, una invasione disarmata del desiderio di pace e di vita, di fronte alle paure in un mondo scosso dalla brutalità dell’eccidio, della sopraffazione, della morte. E’ la solennità del canto in coro che – con 65mila fedeli presenti di varie nazionalità – fa memoria dell’ingresso del Signore a Gerusalemme, in cui si scende nel mistero della passione e della consegna, si prova a sintonizzarsi su quel calvario di Gesù che ha capovolto ogni logica, ogni interesse. E’ l’apertura della Settimana Santa, che prelude alla luce della resurrezione, varco nel buio dei dolori dell’umanità, già ricapitolati in Cristo, colui che «non ha sottratto la faccia agli insulti e agli sputi», che si è umiliato e Dio lo ha esaltato.

Cristo è crocifisso lì, oggi

Francesco non dimentica la guerra, lì – dice – Cristo è oggi crocifisso. Lo ripete nella corrente di preghiera intima e corale che attraversa una piazza gremita. La processione con le ‘palme fenix’ fornite dal movimento catecumenale si muove dal Braccio di Costantino. Tre diaconi leggono il «passio», la piazza si fa composizione di luogo e tempo, torna a quella Gerusalemme che osannava il Messia. L’omelia di Papa Francesco che fa memoria della Passione di Cristo guarda ai ‘crocifissi’ della storia e a quelli della nostra contemporaneità. Le parole del pontefice in questa celebrazione della Domenica delle Palme non possono non farci guardare alla guerra, e ai ‘chiodi’ che essa infligge, rimettendo al centro la parola ‘perdono’, la sola capace di scardinare con l’amore il cuore dell’uomo. 

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| © Vatican Media
10 Aprile 2022 | 21:41
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