Il Papa incontra i Vescovi del Madagascar

Il pastore è come il portiere in una squadra di calcio: deve sapersi muovere, prendendo la vita come viene; pur in mezzo alle contraddizioni, deve saper portare pace e speranza; deve saper aspettare paziente i frutti del suo lavoro; e deve saper discernere le vocazioni, tenendo il lupo lontano dal gregge, senza farsi tentare dei numeri. Sono i contorni della missione del vescovo messi a fuoco da Papa Francesco, incontrando, nella Cattedrale di Andohalo, i membri della Conferenza episcopale del Madagascar. Il Cem riunisce i presuli delle 5 arcidiocesi metropolitane e delle 17 diocesi suffraganee del Paese. Fondata nel 1965, è membro del Simposio delle Conferenze episcopali dell’Africa e del Madagascar (Secam).

Collaborazione matura e indipendente tra Chiesa e Stato

Dinanzi ai tanti uomini e donne che desiderano «una nazione sempre più solidale e prospera, dotata di istituzioni solide e stabili», un «pastore degno di questo nome» non può «essere indifferente alla vita di quanti gli sono stati affidati».

La dimensione profetica legata alla missione della Chiesa richiede, dovunque e sempre, un discernimento che in genere non è facile. In questo senso, la collaborazione matura e indipendente tra la Chiesa e lo Stato è una sfida continua, perché il pericolo di collusione non è mai remoto, specialmente se noi arriviamo a perdere il «mordente evangelico».

«Ascoltando sempre quello che lo Spirito dice senza sosta alle Chiese», rimarca il Pontefice nel suo discorso, dopo aver sostato in preghiera dinanzi al Santissimo, «saremo in grado di sfuggire alle insidie e liberare il fermento del Vangelo in vista di una proficua collaborazione con la società civile nella ricerca del bene comune».

Seminatore di pace e di speranza

Pur in mezzo alle «contraddizioni», in una «terra ricca con molta povertà», i vescovi sono chiamati a svolgere la propria missione, tutelando «la vita e la dignità della persona umana», contrastando le forme di «disuguaglianza» e «corruzione». Occorre, dunque, essere seminatori di «pace e di speranza», come recita il motto della visita, «contando sui propri sforzi e sul proprio impegno personale, ma sapendo che ci sono molti fattori che devono concorrere perché il seme germogli, cresca, diventi spiga e infine grano abbondante».

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7 Settembre 2019 | 16:24
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