Il Papa interviene in Italia agli "Stati generali della natalità"
Papa e Vaticano

Il Papa: «Il numero delle nascite è il primo indicatore della speranza di un popolo»

Forte il discorso del Papa a Roma alla IV edizione degli Stati generali della natalità. Un messaggio che va nel segno della natalità, tema certamente italiano ma non solo, se guardiamo alle statistiche europee, che lo stesso Bergoglio ha citato. Ma anche le nostre in Svizzera e in Ticino non fanno da meno.

Alla vigilia di un Giubileo dedicato alla speranza (il 9 maggio la pubblicazione della bolla da parte di Francesco), Papa Francesco guarda all’indice di natalità come «l’indice di speranza di un popolo», chiede ai governi di attuare «serie ed efficaci scelte per la famiglia», lamenta che il Vecchio Continente europeo è diventato «un continente vecchio», e chiede coraggio e lungimiranza, perché «il problema non è in quanti siamo al mondo, ma che mondo stiamo costruendo», e perché c’è bisogno di promuovere una cultura della generosità e della solidarietà intergenerazionale.

Per il secondo anno consecutivo, Papa Francesco partecipa agli Stati generali della Natalità in Italia. È il secondo giorno di lavori, nel primo giorno ci sono stati attivisti pro-aborto che hanno impedito al ministro Eugenia Roccella di parlare, ed è stato un momento cupo. Allo stesso tempo, però, la discussione c’è, ed è viva, sul tema «Esserci, più giovani più futuro«.

Papa Francesco parte proprio dal tema degli Stati generali, perché – dice – «esserci non è frutto del caso: Dio ci ha voluti, ha un progetto grande e unico su ciascuno di noi, nessuno escluso». E consegna tre parole chiave per promuovere la natalità: realismo, lungimiranza e coraggio.

Prima di tutto il realismo. Papa Francesco lamenta che in passato ci sono stati studi che addirittura dicevano che «la nascita di troppi bambini avrebbe creato squilibri economici, mancanza di risorse e inquinamento», parlando di «esseri umani come se si trattasse di problemi», mentre «la vita umana non è un problema, è un dono«, e «alla base dell’inquinamento e della fame nel mondo non ci sono i bambini che nascono, ma le scelte di chi pensa solo a sé stesso, il delirio di un materialismo sfrenato, cieco e dilagante, di un consumismo che, come un virus malefico, intacca alla radice l’esistenza delle persone e della società».

Insomma, afferma Papa Francesco, «il problema non è in quanti siamo al mondo, ma che mondo stiamo costruendo», perché «non sono i figli, ma l’egoismo, che crea ingiustizie e strutture di peccato, fino a intrecciare malsane interdipendenze tra sistemi sociali, economici e politici«.

Egoismo, consumismo e individualismo sono piuttosto il problema del mondo, dice il Papa, perché questi «rendono le persone sazie, sole e infelici», considerando che «il numero delle nascite è il primo indicatore della speranza di un popolo«.

Infatti, afferma Papa Francesco, «senza bambini e giovani, un Paese perde il suo desiderio di futuro», come succede in Italia, dove l’età media è di 47 anni, o in generale in Europa, dove il Vecchio Continente si trasforma sempre più in un «continente vecchio, stanco e rassegnato, così impegnato ad esorcizzare le solitudini e le angosce da non saper più gustare, nella civiltà del dono, la vera bellezza della vita».

E allora, si chiede Papa Francesco, «perché non si riesce a fermare questa emorragia di vita?»

Aggiunge Papa Francesco: «C’è un dato che mi ha detto uno studioso della demografia: in questo momento gli investimenti che danno più reddito sono la fabbrica di armi e gli anticoncezionali. Uno distrugge la vita, l’altro impedisce la vita. E questi sono gli investimenti che producono più reddito. Che futuro ci aspetta?»

È, risponde, una questione complessa, che si affronta solo – è la seconda parola chiave – con lungimiranza. Dunque, sostiene il Papa, «a livello istituzionale, urgono politiche efficaci, scelte coraggiose, concrete e di lungo termine, per seminare oggi affinché i figli possano raccogliere domani» e «c’è bisogno di un impegno maggiore da parte di tutti i governi, perché le giovani generazioni vengano messe nelle condizioni di poter realizzare i propri legittimi sogni«.

Si tratta – in fondo – «di attuare serie ed efficaci scelte in favore della famiglia», cosicché una madre non sia nella condizione di dover scegliere tra lavoro e cura dei figli, che le giovani coppie non siano bloccate dalla precarietà occupazionale e dall’impossibilità di acquistare una casa.  

Papa Francesco chiede anche di «promuovere, a livello sociale, una cultura della generosità e della solidarietà intergenerazionale, per rivedere abitudini e stili di vita, rinunciando a ciò che è superfluo allo scopo di dare ai più giovani una speranza per il domani, come avviene in tante famiglie». E questo perché «il futuro di figli e nipoti si costruisce anche con le schiene doloranti per anni di fatica e con i sacrifici nascosti di genitori e nonni, nel cui abbraccio c’è il dono silenzioso e discreto del lavoro di una vita intera«.

La terza parola chiave è coraggio. Papa Francesco si rivolge ai giovani, sa che molti «il futuro può apparire inquietante e che tra denatalità, guerre, pandemie e mutamenti climatici non è facile mantenere viva la speranza», ma chiede loro di non arrendersi perché «il domani non è qualcosa di ineluttabile: lo costruiamo insieme, e in questo ›insieme’ prima di tutto troviamo il Signore».

Papa Francesco esorta: «Non rassegniamoci a un copione già scritto da altri, mettiamoci a remare per invertire la rotta, anche a costo di andare controcorrente! Come fanno le mamme e i papà della Fondazione per la Natalità, che ogni anno organizzano questo evento, questo ›cantiere di speranza’ che ci aiuta a pensare, e che cresce, coinvolgendo sempre più il mondo della politica, delle imprese, delle banche, dello sport, dello spettacolo e del giornalismo«.

Conclude Papa Francesco: «Ma il futuro non si costruisce solo facendo figli. Manca un’altra parte molto importante: i nonni! Oggi c’è una cultura di nascondere i nonni, mandarli alla casa di riposo, adesso è cambiata un po’ per la pensione, ma purtroppo è così, ma la tendenza è quella, scartare i nonni».

Ancora a braccio, Papa Francesco ricorda: «Mi viene in mente una storia interessante. C’era una famiglia in cui il nonno era con loro»,  ma poi, racconta invecchiava, si sporcava quando mangiava e così il papà aveva fatto costruire un tavolino perché il nonno potesse mangiare in cucina così potevano invitare gente e un giorno «trovò il figlio con il legno» che diceva che stava costruendo un tavolino per lui quando sarebbe stato vecchio.

E conclude il Papa: «I nonni soli, i nonni scartati: questo è un suicidio culturale. Il futuro lo fanno i giovani e i vecchi insieme. Il coraggio e la memoria insieme. Per favore, parlando di natalità che è il futuro, parliamo anche dei nonni. Per favore, abbiamo figli, tanti, ma abbiamo anche cura dei nonni. È molto importante».

agenzie/red

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Il Papa interviene in Italia agli «Stati generali della natalità» | © vaticanmedia
10 Maggio 2024 | 13:10
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