Il Papa nell'udienza all'Aigav (Associazione Internazionale dei Giornalisti Accreditati in Vaticano)
Papa e Vaticano

Il Papa ai giornalisti: raccontare la verità ma senza clamori inutili

L’atmosfera è quella confidenziale ormai creatasi in oltre 40 viaggi papali. D’altronde in Sala Clementina ci sono loro, i suoi «compagni di viaggio», giornalisti e giornaliste che, come dice, ha imparato a conoscere per nome e che ringrazia per la professionalità nell’affrontare un tipo di informazione che non andrebbe mai deformata secondo schemi politici o da infotainment e che ringrazia pure per la «delicatezza» avuta nell’affrontare casi di scandali che hanno investito la Chiesa. Papa Francesco incontra l’Aigav (Associazione Internazionale dei Giornalisti Accreditati in Vaticano): per alcuni una cooperativa, per altri una sorta di sindacato dei vaticanisti, certamente un organismo utile per chi segue le attività della Santa Sede e delle istituzioni cattoliche, soprattutto per i tanti corrispondenti che per la prima volta si approcciano a questo tipo di informazione.

La vocazione dei giornalisti

Al momento sono 250 i membri dell’Aigav, tra cronisti, operatori, fotografi, producers. «Una comunità unita da una missione», dice il Papa ai 150 ricevuti in udienza, guidati dal presidente – il giovane corrispondente di La Croix Loup Besmond de Senneville – intorno alle 8 del mattino. «Scusatemi, mi hanno detto che vi ho fatto fare la ›levataccia’!», scherza infatti il Papa, esprimendo subito l’apprezzamento per la «passione» dimostrata, l’»amore» per ciò che si racconta, la «fatica», soprattutto da parte di quanti seguono non solo il Vaticano, ma anche l’Italia, il sud dell’Europa, il Mediterraneo, i Paesi di provenienza.

Essere giornalista è una vocazione, un po’ come quella del medico, che sceglie di amare l’umanità curandone le malattie. Così, in un certo senso, fa il giornalista, che sceglie di toccare con mano le ferite della società e del mondo

Non piegarsi a superficialità, stereotipi e specie politiche

Al vaticanista è chiesto però uno sforzo in più che, sottolinea Jorge Mario Bergoglio, è quello di mantenere uno «sguardo che sa vedere dietro l’apparenza», che non vuole «piegarsi alla superficialità degli stereotipi e delle formule preconfezionate dell’informazione-spettacolo», le quali «alla difficile ricerca della verità, preferiscono la facile catalogazione dei fatti e delle idee secondo schemi precostituiti».

Nell’ambiente dei media, annota Francesco, il vaticanista deve «resistere alla nativa vocazione della comunicazione di massa a manipolare l’immagine della Chiesa, come e più d’ogni altra immagine di umanità associata».

I media infatti tendono a deformare la notizia religiosa. La deformano sia con il registro alto o ideologico, sia con il registro basso o spettacolare. L’effetto d’insieme è di una duplice deformazione dell’immagine della Chiesa: che il primo registro tende a costringere sotto specie politica, il secondo tende a relegare a notizia leggera

Fondare il lavoro sulla roccia della verità e non su chiacchiericcio e ideologie

«Non è facile, ma sta qui la grandezza del vaticanista, la finezza d’animo che si aggiunge alla bravura giornalistica», rimarca il Papa. «La bellezza del vostro lavoro attorno a Pietro è quella di fondarlo sulla solida roccia della responsabilità nella verità, non sulle sabbie fragili del chiacchiericcio e delle letture ideologiche; chesta nel non nascondere la realtà e anche le sue miserie, senza edulcorare le tensioni ma al tempo stesso senza fare clamori inutili, bensì sforzandosi di cogliere l’essenziale, alla luce della natura della Chiesa». È qualcosa, questo, che fa bene al Popolo di Dio, alla gente semplice, alla Chiesa stessa.

I consigli di uno storico vaticanista

Soffermandosi ancora sulla missione non facile del vaticanista nel «costruire ponti di conoscenza e di comunicazione» invece che «solchi di divisione e di diffidenza», il Papa prende in prestito le parole di un decano nonché punto di riferimento per la comunità dei vaticanisti, Luigi Accattoli, storico cronista ed editorialista per le ›vicende vaticane’ del Corriere della Sera, 80 anni compiuti da poco, molti dei quali trascorsi a viaggiare al seguito dei Papi.

Francesco cita testualmente le parole di Accattoli nella prefazione ad un libro, quando descriveva il suo lavoro come «un mestiere veloce fino a risultare spietato», che «i media commerciali inevitabilmente portano al loro livello di mercato», attraverso il quale ha appreso tuttavia «l’arte di cercare e narrare storie di vita» e ha «imparato l’umiltà». Per il Papa questo è «un bell’incoraggiamento: amare l’uomo, imparare l’umiltà».

Le parole di Paolo VI

Queste parole, in qualche modo, richiamano quelle di Paolo VI appena eletto che, nei mesi che precedevano la ripresa del Concilio, invitò i giornalisti che seguivano le vicende vaticane a «immergersi nella natura e nello spirito dei fatti ai quali dedicavano il loro servizio», facendosi guidare non dai «criteri che classificano le cose della Chiesa secondo categorie profane e politiche», ma tenendo conto delle «finalità religiose e morali» e delle «caratteristiche qualità spirituali» della Chiesa.

«Delicatezza» negli scandali

A tal proposito, il Papa ringrazia i vaticanisti per «la delicatezza che tante volte voi avete nel parlare degli scandali della Chiesa», facendo riferimento al rispetto per le vittime e al «silenzio» pieno di vergogna – una sana vergogna – sui dettagli più scabrosi.

«Grazie, grazie di questo atteggiamento, quando dovete parlare degli scandali»

Costanza e pazienza

Il Papa si dice grato anche per «la costanza e la pazienza» dei tanti giornalisti nel seguire giorno dopo giorno le notizie che arrivano dalla Santa Sede e dalla Chiesa, a volte da coprire – com’è nella natura di questo lavoro – all’improvviso, in tarda serata o nei weekend. A tal proposito Francesco chiede «scusa per le volte in cui le notizie che in diverso modo mi riguardano vi hanno sottratto alle vostre famiglie, al gioco con i vostri figli» e anche «al tempo da trascorrere con i mariti o con le mogli».

Questo è molto importante io sempre ai genitori, quando confesso, gli domando: «Lei gioca con i figli?», è una delle cose che un papà e una mamma deve fare, sempre, giocare con i figli.

Vatican News

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23 Gennaio 2024 | 11:03
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