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Il Papa a 100 anni dalla ›Grande guerra’: «Investiamo sulla pace!»

Dio smaschera chi opprime i deboli e usa la religione. Papa Francesco lo afferma all’Angelus di oggi, 11 novembre 2018, in piazza San Pietro. Il Pontefice riflette anche sul centenario del primo conflitto mondiale: ricorda che oggi alle 13,30 suonano tutte le campane del mondo, comprese quelle della basilica vaticana, e lancia un accorato appello: bisogna investire sulla pace, non sulla guerra. Il Pontefice esprime l’amarezza per gli scontri presenti ancora oggi, osservando: «Sembra che non impariamo» dal passato.

Il Vescovo di Roma, davanti a 20mila fedeli e pellegrini (dato della Gendarmeria vaticana) premette: «L’odierno episodio evangelico chiude la serie di insegnamenti impartiti da Gesù nel tempio di Gerusalemme e pone in risalto due figure contrapposte: lo scriba e la vedova. Il primo rappresenta le persone importanti, ricche, influenti; l’altra rappresenta gli ultimi, i poveri, i deboli». In realtà, il «giudizio risoluto di Gesù nei confronti degli scribi non riguarda tutta la categoria, ma è riferito a quelli tra loro che ostentano la propria posizione sociale, si fregiano del titolo di «rabbi», cioè maestro, amano essere riveriti e occupare i primi posti. Quel che è peggio è che la loro ostentazione è soprattutto di natura religiosa, perché pregano «a lungo per farsi vedere» e si servono di Dio per accreditarsi come i difensori della sua legge». E questo atteggiamento «di superiorità e di vanità li porta al disprezzo per coloro che contano poco o si trovano in una posizione economica svantaggiosa, come le vedove».

Il Papa evidenzia: «Gesù smaschera questo meccanismo perverso: denuncia l’oppressione dei deboli fatta strumentalmente sulla base di motivazioni religiose, dicendo chiaramente che Dio sta dalla parte degli ultimi».

Nota il Pontefice: per «imprimere bene questa lezione nella mente dei discepoli» Cristo «offre loro un esempio vivente: una povera vedova, la cui posizione sociale era irrilevante perché priva di un marito che potesse difendere i suoi diritti, e che perciò diventava facile preda di qualche creditore senza scrupoli». Questa donna, «che va a deporre nel tesoro del tempio due monetine, tutto quello che le restava, fa la sua offerta cercando di passare inosservata, quasi vergognandosi. Ma, proprio in questa umiltà, ella compie un atto carico di grande significato religioso e spirituale». Il suo è un gesto «pieno di sacrificio» che non sfugge «allo sguardo attento di Gesù, che anzi in esso vede brillare il dono totale di sé a cui vuole educare i suoi discepoli».

L’insegnamento del Figlio di Dio «aiuta a recuperare quello che è essenziale nella nostra vita e favorisce una concreta e quotidiana relazione con Dio. Le bilance del Signore – avverte il Papa – sono diverse dalle nostre. Lui pesa diversamente le persone e i loro gesti: non misura la quantità ma la qualità, scruta il cuore e guarda alla purezza delle intenzioni». Ciò significa che «il nostro «dare» a Dio nella preghiera e agli altri nella carità dovrebbe sempre rifuggire dal ritualismo e dal formalismo, come pure dalla logica del calcolo, ed essere espressione di gratuità, come ha fatto Gesù con noi: ci ha salvato gratuitamente; non ci ha fatto pagare la redenzione. Ci ha salvato gratuitamente. E noi, dobbiamo fare le cose come espressione di gratuità». Ecco perché Gesù indica «quella vedova povera e generosa come modello di vita cristiana da imitare. Di lei non sappiamo il nome, conosciamo però il suo cuore – la troveremo in Cielo e andremo a salutarla, sicuramente; ed è quello che conta davanti a Dio». Dunque, quando «siamo tentati dal desiderio di apparire e di contabilizzare i nostri gesti di altruismo, quando siamo troppo interessati allo sguardo altrui e – permettetemi la parola – quando facciamo i «pavoni»,  pensiamo a questa donna. Ci farà bene: ci aiuterà a spogliarci del superfluo per andare a ciò che conta veramente, e a rimanere umili».

Dopo la Preghiera mariana, Francesco mette in evidenza che oggi «ricorre il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, che il mio predecessore Benedetto XV definì «inutile strage». Per questo oggi, alle 13.30 ora italiana, suoneranno le campane in tutto il mondo, anche quelle della Basilica di San Pietro». Poi aggiunge: «La pagina storica del primo conflitto mondiale è per tutti un severo monito a respingere la cultura della guerra e a ricercare ogni mezzo legittimo per porre fine ai conflitti che ancora insanguinano parecchie regioni del mondo. Sembra che noi non impariamo». E mentre «preghiamo per tutte le vittime di quella immane tragedia, diciamo con forza: investiamo sulla pace, non sulla guerra! E, come segno emblematico, prendiamo quello del grande San Martino di Tours, che oggi ricordiamo: egli tagliò in due il suo mantello per condividerlo con un povero. Questo gesto di umana solidarietà – invoca Francesco – indichi a tutti la via per costruire la pace».

Il Pontefice ricorda anche che «domenica prossima si celebrerà la Giornata Mondiale dei poveri, con tante iniziative di evangelizzazione, di preghiera e di condivisione. Anche qui in Piazza San Pietro è stato allestito un presidio sanitario che per una settimana offrirà cure a quanti sono in difficoltà». Il Papa auspica «che questa Giornata favorisca una crescente attenzione alle necessità degli ultimi, degli emarginati e degli affamati».

Infine, «a tutti auguro una buona domenica. Per favore, non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci!».

(Vatican Insider)

 

 

11 Novembre 2018 | 14:32
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