Il cammino luminoso di San Lorenzo risplende nella cattedrale di Lugano

Richiamando la coraggiosa testimonianza e la generosa dedizione del diacono romano San Lorenzo, Mons. Valerio Lazzeri ha salutato i fedeli, aprendo l’Eucaristia questa mattina in Cattedrale.
Con il Vescovo hanno concelebrato i Canonici del Capitolo e il Cerimoniere vescovile Don Emanuele Di Marco. Il canto è stato assicurato dalla Scuola Corale della Cattedrale diretta dal maestro Robert Michaels.

Nell’omelia, ricollegandosi al luminoso cammino terreno del Santo Patrono, Mons. Lazzeri, ancorandosi anche al brano evangelico proposto dalla Liturgia, ha sottolineato valore e significato dell’attesa e della vigilanza, che hanno il loro riferimento in un cuore generoso e sensibile, capace di vera interiorità e di prestare attenzione a chi è povero, in difficoltà, bisognoso di aiuto. In questa prospettiva ha sottolineato l’esempio di San Lorenzo, che, in fedeltà al suo ministero diaconale, servì con generosità e determinazione i fratelli, fino al coraggio del martirio.

Lorenzo martire fu un santo tanto popolare fin dai primi secoli dell’avvento del cristianesimo. Nella nostra Diocesi, oltre che della Cattedrale, è Patrono delle Parrocchie di Breno, Gudo, Isone, Ligornetto, Lodano, Losone, Muggio, Rossura e Sobrio. In suo onore inoltre sono sorti oratori e chiese come a Camedo (Borgnone) e a Claro.

Al riguardo della Chiesa Cattedrale così scriveva Mons. Isidoro Marcionetti nel suo «La Chiesa di San Lorenzo in Lugano» (1972). «Quando nell’874 – ed è la più antica menzione – si parla di San Lorenzo, la chiesa volta a Oriente, e cioè con l’abside verso il lago, doveva aver già dignità architettonica e capienza per poter fungere, in brevi decenni, da collegiata e plebana sotto la giurisdizione dei vescovi di Como». E aggiunge con chiarezza e onestà: «dir di più non ci è possibile e, in mancanza di argomenti sicuri, taccia la fantasia», precisando più avanti che «per tutto il quattrocento l’edificio è venuto assumendo, nelle parti essenziali, il volto di oggi».

Le scarse notizie biografiche dicono che San Lorenzo era originario della Spagna e più precisamente di Osca, in Aragona, alle falde dei Pirenei. Ancora giovane, venne inviato per completare gli studi umanistici a Saragozza, dove conobbe il futuro papa Sisto II, apprezzato docente. Tra maestro e allievo nacquero amicizia e stima reciproche. Entrambi, lasciata la Spagna, si trasferirono a Roma, dove Lorenzo assunse un compito sociale e caritativo importante: distribuire ai poveri le collette dei cristiani. Era questa la missione propria dei diaconi, dei quali Lorenzo era il responsabile in quanto arcidiacono, ufficio affidatogli da Sisto II, eletto Papa nell’agosto 257.

Con un editto del 258 l’imperatore Valeriano ordinò una crudele e capillare persecuzione contro i cristiani. Lo stesso papa Sisto II venne arrestato e condotto al martirio. Lorenzo, a sua volta convocato, ricevette l’ordine di consegnare i tesori della Chiesa. La tradizione ha tramandato il gesto coraggioso e determinato del giovane diacono che, chiamati a sé alcuni poveri, rispose con fermezza e serenità: «Eccoli i nostri tesori, che non diminuiscono mai e fruttano sempre e li puoi trovare dappertutto». Coraggiosamente affrontò il martirio: le fruste, i carnefici, le fiamme, i carboni ardenti, le catene non poterono nulla contro la granitica fede di questo diacono. Secondo la tradizione subì il martirio il 10 agosto 258 su una graticola. In una lettera del contemporaneo San Cipriano di Cartagine, si legge che papa Sisto fu decapitato il 6 agosto 258, durante la fase più acuta della persecuzione. La data del 10 agosto 258 per il martirio di Lorenzo appare quindi attendibile. «Lorenzo – scrisse il vescovo di Milano Ambrogio – illuminò il mondo con la luce da cui fu egli stesso avvolto e riscaldò d’amore i cuori dei fedeli con le fiamme fra cui consumò il suo martirio».

Gianni Ballabio

11 Agosto 2019 | 18:01
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lugano (400), san lorenzo (5)
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