La Cattedrale di Notre Dame in una foto di archivio.
Papa e Vaticano

I Papi a Notre Dame, «pietra angolare» di storia e fede

Anche per Paul Claudel fu un incendio. Una combustione privata dell’anima, mentre il Magnificat vibrava tra le navate fin su ai matronei e all’incrocio delle volte. Come nel 1866 avvenne per il celebre scrittore francese, da otto secoli le pietre della cattedrale di Notre Dame hanno assistito all’accendersi o riaccendersi della fede in tanti cuori. Su quelle stesse pietre oggi annerite resiste sfigurato uno dei templi più affascinanti della cristianità. Un luogo in cui «si incontra il genio di Francia», diceva 39 anni fa un giovane Giovanni Paolo II al suo sesto viaggio apostolico. Ci tornerà anziano e malato, Papa Wojtyla, mentre Parigi è incendiata dalla Gmg ’97. E pregherà al suo interno anche Benedetto XVI 11 anni più tardi, così ammirato da dedicare la prima parte del suo discorso alla meraviglia gotica in cui presiede i Vespri e che condensa in sé la storia dell’Europa cristiana e non solo.

Mi ami tu?
Karol Wojtyla è stato molte volte a Parigi e lo ricorda al sindaco che il 30 maggio 1980 gli ha porto il saluto della città. Adesso, col nome di Giovanni Paolo II, il Papa venuto da lontano spicca sul sagrato di Notre Dame, un Pietro atletico con dentro il fuoco di un’energia apostolica come la Chiesa non ricorda, che proprio dall’architettura che troneggia alle spalle trae l’ispirazione per riflettere su Gesù «pietra angolare della storia umana» e su Simon Pietro al quale per tre volte domanda: «Mi ami tu?». Nell’epoca del Muro che divide i polmoni dell’Europa, è dalla risposta a questa domanda che «dipende – afferma Giovanni Paolo II – l’avvenire del mondo». E Notre Dame, soggiunge Giovanni Paolo II, è il «luogo sacro» della Madre di Gesù che fa eco alla «risposta perfetta» mai data a quella domanda, quella di Maria.

Giovani fiamme
Diciassette anni dopo, il fuoco dentro arde sempre ma la pietra è sgretolata da un male usurante che lo ha consumato anno dopo anno. È il 22 agosto 1997 e Giovanni Paolo II è di nuovo a Parigi per stare con i «suoi» ragazzi della XII Giornata mondiale della gioventù. Pietro non è più il fulcro delle sue parole, il protagonista stavolta è il Buon Samaritano incarnato da Federico Ozanam – il giornalista francese fondatore della Società San Vincenzo de Paoli – che Papa Wojtyla sta elevando agli altari durante una Messa all’interno della cattedrale. Anche in questa occasione ci sono fiamme da alimentare, focolai di amore al Vangelo e al prossimo che il Papa intende appiccare in quel milione e più di giovani che sciamano tra Notre Dame e la Tour Eiffel. «Bisogna che tutti questi giovani», dice con voce affaticata, «comprendano che, se vogliono essere cristiani autentici» devono aprire «gli occhi dell’anima ai bisogni così numerosi degli uomini d’oggi».

La grande bellezza
Terzo millennio, l’amico e collaboratore di Giovanni Paolo II ha raccolto le redini del suo ministero. Benedetto XVI è un teologo amante del bello che la cultura ha prodotto nel Vecchio continente. Notre Dame è un gioiello che gli fa percepire «l’incessante scambio che Dio ha voluto stabilire fra gli uomini e se stesso». Il Papa tedesco è volato a Parigi perché nel 2008 la Chiesa celebra i 150 anni delle apparizioni a Lourdes. Il 12 settembre, Benedetto XVI è nella cattedrale di Parigi a pregare i Vespri con il clero, le religiose, i seminaristi francesi e la riflessione che offre loro è, per lunghi minuti, una lode agli «architetti, i pittori, gli scultori, i musicisti» che «hanno dato il meglio di se stessi» per rendere la cattedrale ciò che è da tempo immemore. Grazie, sottolinea, all’»arte, «cammino verso Dio», e alla «preghiera, lode della Chiesa al Creatore».

L’amore ricostruirà
Benedetto XVI aveva ricordato gli altri due Papi di Notre Dame, Alessandro III che ne aveva posto la prima pietra e Pio VII che l’aveva visitata nel XIX secolo. Oggi che la cattedrale è una casa violata e buia, con la cenere a rivestire l’antica bellezza, è sempre dalle parole di un Papa che si può ricavare la scintilla della speranza, quella di rivedere la guglia della «casa madre» tornare ad abitare il cielo di Parigi. Le parole sono ancora del giovane Giovanni Paolo II del 1980 e sembrano presagire un nuovo futuro anche per Notre Dame: «Nonostante l’oscurità e le nubi che non cessano di accumularsi all’orizzonte della storia – e voi sapete quanto esse siano minacciose oggi, nel nostro tempo! – è da lui che la costruzione indefettibile sorgerà, è su di lui che essa si innalzerà, ed è a partire da lui che si svilupperà. Solo l’amore ha la forza di fare questo».

(Vatican News)

La Cattedrale di Notre Dame in una foto di archivio.
16 Aprile 2019 | 17:00
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