Internazionale

I giovani del Sud Sudan a piedi percorrendo chilometri per incontrare il Papa

I giovani della diocesi di Rumbek vogliono raggiungere Dziuba, dove Papa Francesco, dopo aver visitato il Congo, sbarcherà il prossimo 3 febbraio. Lungo la strada pregheranno per la pace. In Sud Sudan, la temperatura all’ombra raggiunge i 40 gradi Celsius e la stagione secca continua. E sebbene il viaggio, soprattutto a piedi, diventi poi molto faticoso, è così che i giovani della diocesi di Rumbek intendono percorrere gran parte del loro viaggio, accompagnati da suore e sacerdoti nel loro cammino verso Dziuba. Vogliono incontrare Francesco, che il 3 febbraio inizierà il suo viaggio apostolico in Sud Sudan.

«Sono oltre 420 chilometri da Rumbek a Dziuba. I giovani si sposteranno di parrocchia in parrocchia, un po’ a piedi e un po’ in macchina» sottolinea p. Krzysztof Zębik, missionario che lavora quotidianamente in Sud Sudan. Il religioso ha anche spiegato al portale gosc.pl, che nelle condizioni meteorologiche attuali, solo un pellegrinaggio così organizzato è possibile. «Passeranno la notte con noi e il giorno dopo continueranno il loro viaggio» – ha aggiunto, spiegando come il pellegrinaggio sia preparato in modo tale che i giovani abbiano tempo per l’animazione, ma anche per condividere la testimonianza della fede. «Portano con sé le intenzioni di tutto il Paese, compresa quella più importante: per la pace. Dio può guarire il Sud Sudan e dare una nuova vita a tutti coloro che soffrono» ha affermato il missionario. «Il Paese attendeva da tempo l’arrivo del Papa. Inizialmente questo doveva accadere nel luglio dello scorso anno. Poi i piani del Papa sono stati sventati da problemi di salute. Per questo il popolo del Sud Sudan attende il pellegrinaggio con ancora più speranza. Vuole sentire una buona parola dal Santo Padre; una parola che unisca le persone nella fede e dia loro la speranza per un domani migliore. Un domani migliore è un domani senza violenza, senza paura, senza odio reciproco, senza lotta costante per la sopravvivenza; domani, che darebbe la prospettiva di un futuro migliore, di lavoro o di istruzione». Infatti, «sebbene se ne parli poco, il Paese è ancora in guerra. Nel nord ci sono conflitti armati lungo il Nilo. Sentiamo auto colpite da colpi d’arma da fuoco per strada per rapina. E continuano la fame e la migrazione di persone costrette a cercare cibo o riparo».

gosc.pl, traduzione red

27 Gennaio 2023 | 11:47
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