Ticino e Grigionitaliano

I commenti al Vangelo di domenica 6 novembre

Calendario Romano

Anno C / Lc 20,27-38 / XXXII Domenica del Tempo ordinario

Martiri per la fede storia di ogni tempo

di Dante Balbo*
Sembra di leggere una di quelle storie edificanti, cui i più anziani di noi erano abituati da bambini, nelle quali per il rifiuto di abiurare la fede cristiana, uomini e donne venivano crocifissi, squartati, gettati alle belve, arsi nel fuoco come S. Lorenzo, cui è dedicata la cattedrale di Lugano, ascoltando la prima Lettura della liturgia di questa 32a domenica del Tempo Ordinario. In essa, infatti, si racconta di 7 fratelli e da ultimo della loro madre, uccisi dal dominatore pagano di allora, perché non avevano voluto adorare la divinità imposta dal nuovo corso politico. Straordinario è quanto afferma l’ultimo dei martiri, che conforta la madre ricordandole che saranno tutti resuscitati dal Dio dei viventi. Questo 150 anni prima di Cristo. Oggi tuttavia siamo abbastanza cresciuti da considerare con realismo questi episodi, per dire che non sono storielle fabbricate per gli ingenui, ma eventi che ad ogni generazione richiedono il sangue di coloro che non vogliono rinunciare a quello che hanno trovato, al senso profondo della loro esistenza, alla speranza di una vita che non può essere fermata dalla morte. Di quale sia la portata della promessa parla Gesù nel vangelo, provocato con un discorso legalistico da un gruppo di Sadducei, una corrente che non credeva nella resurrezione dei morti. Anche qui i protagonisti sono sette fratelli, ma mariti di una moglie, costretta a sposarli in successione, perché morti prima di generare, per garantire un erede alla famiglia. Chi avrà il diritto di averla per moglie, nel Regno dei cieli? Gesù spazza via questo quesito, ricordando la condizione dei risorti che non prendono moglie o marito, non perché le relazioni sono abolite, ma perché il rapporto essenziale è con Dio, così da essere pienamente suoi figli e in esso rileggere ogni legame. Questa è la condizione necessaria anche prima della morte, per poter donare la propria vita senza rimpianti, nel martirio di ogni giorno, nella bellezza dell’incontro, fino al sangue se richiesto.

*Il Respiro spirituale di Caritas Ticino su TeleTicino e su YouTube

Calendario Ambrosiano

Anno C / Mt 25, 31-46 / Domenica di Cristo Re

Aiuto e carità concreta i passi verso il Cielo

di don Giuseppe Grampa
Questa ultima domenica dell’anno, secondo il calendario della Chiesa ambrosiana, ci invita a guardare a Cristo, re e giudice della storia umana. Possiamo ritenerci davvero fortunati, grazie all’Evangelista Matteo. Siamo infatti nella condizione di studenti che conoscono in anticipo il contenuto della prova d’esame. Di questo esame, illustrato nella pagina odierna, voglio sottolineare anzitutto l’estrema concretezza, direi la materialità. In quell’ultimo giorno non conteranno tanto le nostre intenzioni quanto piuttosto i fatti, le nostre opere: pane per l’affamato, acqua per l’assetato, vestito per chi è nudo, ospitalità per il forestiero, tempo e premura per stare con il malato e il carcerato. Difficile dire la carità con maggiore concretezza. E quanti l’avranno praticata scopriranno d’aver servito e amato Gesù stesso nel fratello in stato di bisogno: «Lo avete fatto a me». Ma la pagina del giudizio finale riserva una sorpresa ancora più grande per quanti, uomini e donne, hanno servito i loro fratelli nel bisogno persuasi di compiere semplicemente il loro dovere, di promuovere la solidarietà, d’esser, come si dice, dei filantropi cioè amici dell’uomo soprattutto al servizio dei più poveri. Forse molti di loro non hanno mai conosciuto il nome di Gesù, forse si dichiaravano non credenti, addirittura atei ed esclusivamente dedicati alla causa della giustizia sociale, alla solidarietà e al bene dei più poveri. Ebbene questi uomini e donne l’ultimo giorno scopriranno con stupore d’aver amato e servito quel Dio che non conoscevano, che forse rifiutavano e che invece era come nascosto nei volti dei più poveri. È bello che il cammino di un anno dentro la comunità cristiana, cammino illuminato ogni domenica dalla luce della Parola, si concluda nel segno di Cristo, non il giudice michelangiolesco che con un gesto tremendo separa buoni da cattivi, beati da dannati, ma nel segno di Cristo povero, il povero Cristo che manca di pane, di acqua, di vestiti, di casa, di salute, di libertà: è davanti a Lui, Lui solo che saremo giudicati.

| © unsplash
5 Novembre 2022 | 07:17
Tempo di lettura: ca. 3 min.
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