Ticino e Grigionitaliano

I commenti al Vangelo di domenica 26 maggio

Calendario Romano Mt 28,16-20 / Santissima Trinità

Contenere l’Oceano in un bicchiere

di Dante Balbo*

Mistero è un termine ambiguo nella concezione comune, perché significa qualcosa che dobbiamo accettare come rivelato, ma logicamente incomprensibile. Se però pensiamo al Rosario, i cosiddetti misteri sono 20 e riassumono la vicenda di Maria in relazione alla vita di suo Figlio, nella quale vi sono episodi chiari come la predicazione del Regno di Dio, la nascita del Messia, il suo ritrovamento fra i dottori del tempio a Gerusalemme. Anche questi sono misteri, perché svelano qualcosa, ma una vita intera non basta a comprenderli, anche solo a sfiorarne l’immensità. Il mistero più grande di tutti è Dio stesso, presente e invisibile, uno e trino, Padre, Figlio e Spirito Santo. Lo descrive bene S. Agostino, quando racconta di un bambino che su di una spiaggia, con un bicchiere tentava di riempire una buca nella sabbia. Alla domanda su cosa stesse facendo, rispose che voleva mettere il mare nella sua buca. Alla costatazione dell’autore che questo era impossibile, il bambino aveva replicato che allo stesso modo era presuntuoso tentare di contenere nella propria mente la Santissima Trinità. Il mistero non è solo qualcosa di incomprensibile, ma al contrario, una meta, una strada aperta, una meraviglia di cui possiamo riempirci fino a traboccare di gratitudine. Il fatto che in questa vita non riusciremo a comprendere se non qualche bagliore dell’incredibile unità e molteplicità del divino non ci impedisce di accogliere che è questa stessa relazione d’amore a costituirci. Siamo fatti ad immagine di Dio, grati della paternità che ci ha generati, figli nel Figlio, immersi nella luce dello Spirito che degli altri due è legame così intimo da diventare persona egli stesso. Noi siamo quel povero bicchiere, bambini che sognano di contenere l’oceano, ma l’acqua che raccogliamo è viva e si espande attorno a noi, ci trasforma ogni giorno, ci avvicina a quel mistero che ci ha fatti per essere inondati da questo amore infinito. La Trinità non è un concetto, è un’esperienza: tutto il resto è contorno. *Il Respiro spirituale di Caritas Ticino su TeleTicino

Calendario Ambrosiano Gv 15,24-27 / Domenica I dopo Pentecoste

Il mistero di Dio è racchiuso nella Trinità

di don Giuseppe Grampa

Mostrami il tuo volto: è l’invocazione del credente che vorrebbe vedere Colui al quale si affida. Eppure questo Volto, tanto amato, non si mostra. Con una figura simbolica assai significativa Dio risponde: «Potrai vedere solo la mia schiena, non il mio volto. Avrai un indizio della mia presenza ma i tuoi occhi non potranno scrutare i miei; resto per te, uomo, un mistero». Questa stupenda scena ci invita ad avvicinarci al mistero di Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo non con la pretesa di com-prendere, cioè «prender dentro» i nostri concetti e le nostre definizioni la misteriosa realtà di Dio. Dio non sarà mai un oggetto di cui noi possiamo disporre, così come disponiamo degli oggetti della nostra conoscenza. La tradizione ebraica ha rigorosamente custodito la distanza tra Dio e l’uomo: l’uomo non può nemmeno nominare Dio, non può in alcun modo raffigurarlo e così neppure all’amico Mosè è dato di vedere il volto di Dio. E quando tracciando sul nostro corpo il segno della croce invochiamo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo guardiamoci dalla presunzione di aver dissolto il mistero. Questa parola, Trinità, che non troviamo in nessuna pagina della Scrittura Sacra, è un tentativo di esprimere quella singolare relazione che è Dio stesso. Quante volte, nelle pagine evangeliche, Gesù si rivolge al Padre e sulle nostre labbra ha messo l’invocazione al Padre, come unica preghiera dei suoi discepoli. E per il Padre sarà l’ultimo respiro accompagnato dall’ultima invocazione: «Padre nelle tue mani affido la mia vita». E ancora quante volte Gesù, uomo abitato dallo Spirito Santo, prometterà il dono di questo Spirito che riporti alla memoria dei discepoli di tutti i tempi le sue parole. Ripetendo questi tre nomi raccontiamo una storia incredibile: Dio, il Padre ha tanto amato il mondo fino a dare il suo Figlio Gesù e lo Spirito di Gesù abita nei nostri cuori e ci suggerisce una sola parola che ha una singolare sfumatura di tenerezza e familiarità: «Abbà», «padre». O meglio: «papà».

25 Maggio 2024 | 16:45
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