Ticino e Grigionitaliano

I commenti al Vangelo di domenica 12 febbraio

Calendario Romano Anno A / Mt 5,17-37 / VI Domenica del Tempo ordinario

Ti accolgo, ti amo, ti aspetto!

di Dante Balbo*

La colletta – una preghiera che riassume e raccoglie la sintesi della Chiesa riferita alla domenica nel suo insieme e precede le letture – descrive il rapporto fra noi e il Signore, soprattutto riguardo un’attesa che tutti abbiamo dentro e speriamo si realizzi: avere una vita stabile. Gesù è la parola, che ci viene incontro, proponendoci una relazione in cui siamo chiamati a mete altissime, ma prima di tutto viene in mezzo a noi, abita con noi, ha scelto di stare in nostra compagnia. Questo suggerisce la colletta: «O Dio, che hai promesso di abitare in coloro che ti amano con cuore retto e sincero, donaci la grazia di diventare tua degna dimora». Quello che emerge è l’idea di abitare, di avere una casa stabile, ma dentro un movimento. È Dio che si muove per primo, ha promesso e poi compie i suoi propositi donandoci il Figlio. L’accoglienza non è solo una buona intenzione, diventa amore quando Gesù viene accolto e amato nella concretezza dei suoi insegnamenti. Diventa familiare, ospite abituale, compagnia stabile della nostra vita, capace di renderla spazio sicuro, affidabile e in ogni decisione punto di riferimento. L’amore di Dio è fedele, non viene mai meno, non abbandona chi ha scelto da sempre, mentre noi siamo fragili, spesso delusi da noi stessi, dagli altri e da Dio. Per questo attendiamo da Lui che si faccia casa per noi, lo incontriamo e insieme lo aspettiamo, abbiamo sperimentato la sua vicinanza e speriamo che continui a venire da noi. Questa è la dinamica di ogni amore, accoglienza che si fa conoscenza, confidenza e legame profondo che si fa di nuovo, attesa di una stabilità, che nonostante la fragilità dei legami di questo momento storico, pretende un «per sempre». La sapienza della rivelazione, in cui Dio è amore che si fa presente, presenza che si rende esperienza vissuta, vita che può diventare dono a sua volta, dice bene san Paolo che non può venire dagli uomini, ma ci è stata donata, pensata fin dalle origini dei tempi e nascosta fino alla manifestazione di Gesù.

*Il Respiro spirituale di Caritas Ticino su TeleTicino e su YouTube

Calendario Ambrosiano Anno A / Gv 8, 1-11 / Domenica della Divina Clemenza

Il Vangelo, parola di accoglienza per tutti

di don Giuseppe Grampa

Uno studioso della Scrittura sacra chiama la pagina che abbiamo appena letto «perla sperduta della tradizione antica», alludendo al fatto che questa «perla» bellissima manca nei manoscritti più antichi che ci hanno trasmesso l’evangelo di Giovanni. Solo nel terzo secolo un documento della Chiesa siriana menziona questo episodio per esortare alla clemenza verso i peccatori. È significativo il fatto che in alcuni dei più antichi manoscritti che appunto non riportano la nostra pagina odierna, il copista abbia lasciato uno spazio bianco. Come se la penna del copista si fosse fermata davanti a questo episodio ad un tempo bellissimo e problematico. Questa donna non ha un nome; in realtà ha il nome di ognuno di noi, mi rappresenta, ci rappresenta. Ci rappresenta non per le nostre eventuali trasgressioni nel campo della fedeltà coniugale, ci rappresenta per la nostra incredulità. Spesso Gesù si rivolge ai suoi contemporanei apostrofandoli così: «Generazione adultera e incredula». Ma perché l’incredulità è indicata come adulterio? Perché l’incredulità è venir meno all’alleanza tra Dio e il suo popolo che è indicata nella Scrittura sacra, come relazione sponsale. La formula dell’alleanza: «Io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo» è formula di reciprocità: Io per voi e voi per me, proprio come la parola di fedeltà che l’uomo e la donna si scambiano: «Io per te e tu per me, nella buona e nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia finché la morte non ci separi». Nella donna senza nome siamo rappresentati noi tutti nella nostra quotidiana infedeltà a Dio, nella nostra incredulità, nel nostro abbandonarci nelle braccia di altri amanti che non sono l’Unico decisivo amore della nostra vita. I farisei vorrebbero escludere con la forma più radicale di esclusione-la morte-questa donna segnata da una grave colpa. E si aspettano che Gesù ratifichi la loro intenzione. Ma l’evangelo non è parola di esclusione per nessuno, anzi è parola di accoglienza per tutti.

12 Febbraio 2023 | 07:05
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