Gigantesco progetto minerario nelle Filippine: Sacrificio Quaresimale è a fianco dei popoli indigeni

di Jacques Berset, cath.ch

A Tampakan, sull’isola filippina di Mindanao, in quella che si prospetta diventi una delle più grandi miniere di rame e di oro a cielo aperto, la popolazione indigena si rifiuta di lasciare le proprie terre e si organizza per resistere.
Cath.ch ha incontrato Nora Polie-Sukal, rappresentante dei popoli indigeni, che è intervenuta alla 32esima sessione del Consiglio dei diritti umani dell’ONU a Ginevra.

Minacciati sulle loro terre ancestrali, le comunità Bla’aans sono sostenute nelle loro rivendicazioni dalla società civile filippina, dalle organizzazioni ambientaliste, così come pure dalla diocesi di Marbel e dal suo vescovo Dinualdo Gutierrez. Le mobilitazioni sul piano internazionale, fra le quali anche quelle di Sacrificio Quaresimale e di Franciscans International a Ginevra, hanno contribuito lo scorso anno all’uscita da questo progetto faraonico del gruppo svizzero Glencore-Xstrata. La multinazionale ha ceduto le sue partecipazioni maggioritarie a Sagittarius Mines, Inc. (SMI), una filiale locale dell’impresa australiana Indophil Resources.
Testimonianza all’ONU a Ginevra
Sacrificio Quaresimale e Franciscans International hanno invitato Nora Polie-Sukal a portare la sua testimonianza davanti al Consiglio dei diritti umani dell’ONU, affinché il governo filippino ascolti la loro voce. Nora Polie-Sukal confida a cath.ch che, se il progetto dovesse essere portato avanti, 5’000 persone appartenenti alla comunità Bla’aans, che lavorano queste terre, saranno trasferiti: «Saremo allontanati dalle nostre foreste, che sono da sempre state il nostro rifugio quando non avevamo più niente da mangiare, o quando avevamo bisogno di piante medicinali per curare le nostre malattie». È nella foresta che sono sepolti gli antenati di questi popoli che appartengono alle religioni tradizionali, un tempo chiamate religioni animiste.
Difesa delle terre ancestrali
«È qui che si trovano i nostri luoghi di culto, queste terre e foreste hanno per noi un significato spirituale: è qui che noi possiamo comunicare con le nostre divinità», insiste Nora Polie-Sukal. «Se si distruggono queste terre, si distruggono le nostre anime… La società mineraria non tiene conto di questa dimensione spirituale, non c’è negoziazione su questo tema».
Il progetto minerario previsto su 4’000 ettari di foresta e su 5 territori ancestrali minaccia anche l’approvvigionamento d’acqua di decina di migliaia di persone, afferma Sandra Bonrustro, che ha assunto il patrocinio per il Centro di azione sociale della diocesi di Marbel, che si oppone a questa gigantesco progetto di miniera. Sandra Bonrustro sottolinea che la Chiesa di Mindanao ha il dovere morale di sostenere queste comunità. In passato sono state emarginate dai coloni cattolici, che si sono impossessati delle loro terre e le hanno spinte verso le montagne.

Si deplorano i primi morti
La regione è instabile dal punto di vista politico e sempre di più preda della violenza: le comunità si dividono, perché la società mineraria distribuisce denaro, promettendo dei posti di lavoro. Alcuni cedono e accettano di vendere le loro terre. Molti protagonisti di questa lotta per il controllo della terra sono stati trovati morti.
Il fratello di Nora è in prigione e due suoi cugini sono in fuga. Sono accusati di aver ucciso una persona che aveva venduto delle terre per permettere le prime perforazioni. Di fatto, però, le terre ancestrali sono di proprietà della comunità, di generazione in generazione, e non possono né essere vendute, né essere cedute, né essere distrutte.

Riunificare le comunità divise
«Le comunità si dividono fra favorevoli e contrari alla miniera. La diocesi di Marbel aiuta a riunificare le comunità, con il sostegno di Sacrificio Quaresimale», sottolinea Sandra Bonrustro. Grazie allo studio commissionato da Sacrificio Quaresimale all’università Ateneo di Manila, un’istituzione gesuita che ha sede nella città di Quezon, si è scoperto che le diverse comunità Bla’aans hanno degli antenati comuni e sono quindi sulla stessa linea genealogica.
«Questo studio aiuterà a riunificare le comunità, che non conoscono bene il loro passato, perché non possiedono documenti. La loro cultura è trasmessa oralmente o attraverso le scritte sui tatuaggi. Un’anziana guida spirituale Bla’aans ha potuto trasmette la genealogia. La conoscenza delle linee genealogiche è importante per il futuro.

Processo poco trasparente
Una scoperta come questa aiuterà le comunità a far fronte comune contro la società mineraria Sagittarius, che esige di avere l’accordo di tutti per iniziare i lavori. Nora Polie-Suka afferma che questo non è il caso, ma la società mineraria usa diversi stratagemmi per raggiungere i suoi scopi. Cerca, in particolare, di ottenere il sostegno della Commissione nazionale per i popoli indigeni (National Commission on Indigenous Peoples, NCIP), incaricata di facilitare la negoziazione fra le parti.
«Il processo non è trasparente, le persone designate per negoziare non sono state legittimate per rappresentare la nostra comunità; questo ci divide e provoca dei conflitti, e minaccia lentamente di distruggere la nostra cultura di unità», deplora la rappresentante dei popoli indigeni. «La nostra vita è in pericolo se spariscono le nostre terre, non solo perché siamo contadini, ma anche perché sono le nostre terre ancestrali, quelle in cui sono sepolti i nostri antenati. Distruggerebbero le nostre anime.»

Fonte: https://www.cath.ch/newsf/gigantesque-projet-minier-aux-philippines-action-de-careme-aux-cotes-tribus-indigenes/

24 Giugno 2016 | 15:41
Tempo di lettura: ca. 3 min.
Condividere questo articolo!